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Il Messaggero - Europa - Il Sole 24 Ore Rassegna Stampa
19.07.2005 Salerno, Tramballi e Rabà ci spiegano perchè i coloni israeliani sono cattivissimi
tre quotidiani a confronto, all'insegna della disinformazione

Testata:Il Messaggero - Europa - Il Sole 24 Ore
Autore: Eric Salerno - un giornalista - Dan Rabà - Ugo Tramballi
Titolo: «Diecimila coloni contro il nemico Sharon - Ucciso palestinese - Nonostante il blocco dell'esercito coloni pronti a muovere verso Gaza - Una marcia dal doppio significato»
IL MESSAGGERO di martedì 19 luglio 2005 pubblica a pagina 10 una cronaca di Eric Salerno, "Diecimila coloni contro il "nemico" Sharon ", che riportiamo:
Nelle boutique alla moda di Tel Aviv l'arancione è scomparso. Via le gonne, via le camicette, via gli accessori con il colore scelto mesi fa per
l'estate. Arancione è out fuori, per i laici d'Israele da quando è stato scelto dai coloni e dai loro sostenitori co
me simbolodella resistenza allo smantellamento degli insediamenti di Gaza. Con t-shirt arancione, gonne arancione, striscioni arancione, bandane arancione, lunghi lembi di stoffa arancione sulle vetture, i nazional-religiosi hanno invaso questa cittadina a ridosso del confine con la striscia di Gaza come prima tappa di una sfida a Sharon: una grande marcia di solidarietà con i coloni che a partire dalla metà d'agosto dovrebbero lasciare per sempre le loro case e rientrare nei confini riconosciuti d'Israele. Al tramonto erano diecimila, poco di più. Molti meno degli ottantamila previsti. La polizia ha bloccato almeno trecento pullman i mentre tentavano di partire da Gerusalemme, Tel Aviv, Haifa, e le colonie in Cisgiordania. «E
, un altro colpo alla democrazia» grida arrabbiato Sergio Tezza, colono d'origine italiana sceso dall'insediamento oltranzista di , Kiryat Arba nei pressi di Hoebron. La colonia dove viveva Baruch Goldstein, il medico che oltre dieci anni fa, entrò sparando nella moschea della tomba
dei Patriarchi a Hebron. Quasi ' trenta morti, molti feriti e, come risposta dei fondamentalisti palestinesi, una feroce ondata terroristica contro i civili israeliani.
E’ assurdo affermare che l’ondata di attentati contro i civili israeliani del 1994 fosse una "risposta" alla strage perpetrata da Baruch Goldstein. Intanto perché già nel 1993 vi era sato un tentativo, fallito, di attentato suicida.
Poi perché, anche nella logica perversa dei gruppi terroristici palestinesi, una serie interminabile di stragi non può essere considerata una "vendetta" per il gesto isolato di un folle.
E’ anche una grave distorisione qualificare Tezza come proveniente dalla colonia "da dove veniva Baruch Goldstein": Salerno non qualifica i suoi interlocutori palestinesi come provenienti dalla città in cui viveva il tal attentatore suicida.

Raccolti intorno alla tomba di Baba Sali, il "padre che prega", santone d'origine marocchina, conosciuto per i suoi miracoli, gli ebrei ortodossi e tradizionali, il colore nero che caratterizzamolti di loro addolcito dall'arancione, non sembrano minacciosi.
Non sembrano minacciosi perché, a parte sparute minoranzze violente del tutto isolate, i coloni non sono minacciosi. Tutto ciò che fanno è vivere in un luogo dove, eufemisticamente, non sono graditi, e le loro proteste, comunque si giudichi il merito, sono democratiche e pacifiche.


L'aria è quella della festa paesana, di una festa dell'Unità di periferia. Uomini, donne e tanti bambini. Discorsi, canti e slogan. «Pensavano di poterci bloccare ma siamo qui e andremo avanti». I venditori di gelati, di cd tra il classico e il religioso, la musica disco della piccola orchestra sul palco, rendevano meno minaccioso il progetto dei manifestanti. Si sono mossi dopo il tramonto per cercare di avvicinarsi, con poche probabilità di successo, al reticolato che divide il territorio palestinese occupato dallo Stato d'Israele. E' in questa realtà nazionale che si nasconde uno dei motivi della sfida, del dissenso. «L'originario obiettivo del sionismo – spiega
un famoso giornalista israeliano che osserva preoccupato la manifestazione- era di dare agli ebrei una patria, in qualsiasi parte del mondo. Persino un pezzo d'Uganda ci stava bene. Questa gente, invece, vuole la "terra d'Israele". Per lo Stato come tale ha poco interesse».
Ventimila soldati e poliziotti di tutti i tipi sono schierati tra Netivot e il reticolato di Gaza. Molti sono disarmati. Altri hanno bastoni di gomma. Reparti a cavallo bloccheranno chi cercherà di passare attraverso i campi di questa fetta di Negev coltivata a grano e uva da vino. Due o tre idranti sono pronti a disper- dere senza troppo ferire. Sharon non intende cedere, ma non vuole nemmeno trasformare i coloni e i loro sostenitori in martiri. «Siamo alla vigilia di un grande trauma. Mai nella breve storia d'Israele c'è stata una spaccatura di queste dimensioni nella nostra società», spiega il giornalista Barnea. Qualcuno tira fuori il ricordo del ritiro dal Sinai nel 1982 e lo smantellamento della cittadina di Yamit per cercare di tracciare un paragone. Ci furono incidenti e scontri e immagini drammatiche alla televisione ma durarono pochi giorni. Una protesta limitata. Oggi la situazione è totalmente diversa. A Yamit i coloni erano in gran parte laici, giovani, non nazionalisti perché il Sinai poco aveva a che, fare cow la "terra d'Israele": Negli insediamenti di Gaza e Cisgiordania vivono, invece, tre generazioni d'israeliani mandati nei territori occupati nel 1967 dallo stesso Sharon quando al governo la figura più nota era Shimon Peres. Le spinte nazional-religiose erano e sono forti in loro. Per Sergio Tezza l'idea stessa di un compromesso per con-sentire ai palestinesi di avere uno Stato indipendente sulla "terra d'Israele- è eresia.
L'altoparlante gracchia, trasmette la cantilena dei salmi recitati da un rabbino. Una preghiera per dare inizio ufficiale ,
alla manifestazione. Tezza traduce alcuni versi, poi torna a fare a pezzi l'Israele di oggi. «Quando mai, in un paese democratico, il governo si è servito dell'esercito per impedire una manifestazione di protestata dei propri cittadini». Sharon, per lui e per una fetta considerevole della popolazione, è ormai un leader "illegittimo'. «Pensa cosa sarebbe accaduto in Italia se Berlusconi dopo essere stato eletto sulla base della sua piattaforma avesse improvisamente deciso di portare avanti la politica di Cossuta Nulla da eccepire. Ma Barnea preferisce un altro paragone. «Sharon sta facendo ciò che un chirurgo fa con un malato di cancro. Apre. taglia, e asporta un pezzo del tumore per guadagnare tempo». Il premier israeliano cerca di salvare il salvabile del suo progetto di Grande Israele. «Con quello che sta succedendo e che succederà, non fatevi delle illusioni Prima edurante il ritiro sfido il presidente
Bush a sollecitare Sharon acompiere nuovi ritiri a compiere le altre concessioni necessarie per arrivare alla pace con i palestinesi». Considerazione valida, ma il ritiro sarà un nuovo precedente che potrà facilitare l'opera di una nuova, piùpragmatica, dirgenza israeliana. E palestinese.
Ma i passi che spettano alla ladership palestinese non sono citati da Salerno: il terrorismo non è mai una variabile che entri a far parte della sua visione del conflitto mediorientale.

Sempre a pagina 19 luglio troviamo il breve articolo "Ucciso palestinese", che riportiamo:

GAZA - Brusco aumento di tensionc nel sud della Striscia di Gaza e nella zona vicina, dopo la uccisione di un giovane palestinese di Khan ' Yunes da parte del fuoco isracliano, in circostanza che non sono state ancora accertate.
Circa un'ora dopo l'uccisione del giovane, i mortai palestinesi
hanno aperto il fuoco contro le colonie ebraiche di Gadid e di Neve Dekalitn, presso Kahn Yunes. Fonti locali calcolano che le esplosioni in tutto siano state una decina. A Gadid una casa israeliana e stata centrata c danneggiata, e una donna sarebbe stata ferita: sembra che si tratti di una lavoratrice straniera.


Ricordiamo che i mortai palestinesi continuano ininterrottamante da giorni a colpire le città israeliane: tali bombardamenti terroristici non sono certo una risposta, dunque, all’’episodio ancora oscuro di Khan Yunes, come sembrerebbe da questo articolo ingannevole.

Nell'intero articolo "Nonostante il blocco dell'esercito coloni pronti a muovere verso Gaza", pubblicata da EUROPA a pagina 2, si riesce a descrivere la "crescita della tensione" a Gaza senza far cenno agli atti terroristici palestinesi e alle vittime israeliane.
Compaiono così:

gli scontri di venerdì scorso tra i militanti di Hamas ele forze di sicurezza palestinesi, nel corso dei quali sono rimaste uccise due persone e ferite altre trenta.
Ma non il loro antefatto:l'aggressione a Israele con razzi qassam e colpi di mortaio.

Dan Rabà, sempre su EUROPA, conclude così il suo articolo "Una marcia dal doppio significato":

Così se il piano di Sharon andrà in porto, i profughi di gush Katif gireranno per il paese, portando avanti la loro propaganda di destra ela lro cultura antiaraba.
Pericolosi veicoli di contagio della "propaganda di destra" e della "cultura antiaraba"; così Rabà vede migliaia di israeliani di Gaza.
Non sembra davvero un punto di vista equanime nè fondato su elementi concreti.

Un ritratto a tinte fosche dei settler è anche quello fornito da Ugo Tramballi sul SOLE 24 ORE, nell'articolo "Coloni estremisti in marcia. Comincia la battaglia per Gaza". Fin dal titolo una protesta pacifica è trasformata nel momento iniziale di una "battaglia".
A prposito dei coloni si legge poi nel pezzo di Tramballi

Tra di loro c'è chi anni fa ha moralemnte linciato Ytzhak Rabin e ha gioito quando è stato fisicamente assassinato dal suo sicario, un estremista religioso.
Ma certo nonpossono essere identificati con queste minoranze...

Ai coloni, prosegue Tramballi

interessano le colonie, l'espansionismo, la terra, comunque sia governata
Espansionisti pronti ad esercitare un governo dispotico. NEcco cosa sono coloni per Tramballi. Nessuno che abbia un autentico legame con la terra in cui vive (determinato dalla religione, per esempio, ma magari anche dal fatto di averla fatta fruttare, dia vervi costruito la propria vita). Nessuno che pensi sinceramente che la sicurezza di Israele sia meglio garantita restando nei territori...

Sui giovani coloni poi, Tramballi scrive:

incentivati da tre generazioni a colonizzare una terra non loro
Una "terra non loro": quanto meno si può dire che Tramballi abbia qui fatto confusione tra fatti e opinioni.


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