La propaganda di Nemer Hammad delegato generale palestinese in Italia
Testata: La Repubblica Data: 15 luglio 2005 Pagina: 21 Autore: Nemer Hammad Titolo: «Gaza, dietro il ritiro israeliano una partita per tutto il Medio Oriente»
LA REPUBBLICA di venerdì 15 luglio 2005 pubblica a pagina 19 un articolo di Nemer Hammad, delegato generale palestinese in Italia. Ignorando e nascondendo le responsabilità dell'Anp nella mancata lotta la terrorismo Hammad riversa le solite accuse propagandistiche contro Israele: il dismpegno da Gaza mira in realtà a chiudere i palestinesi in una prigione ( è piuttosto il terrorismo a farlo), Israele è dominata dagli estremisti ecc. Caro Direttore, l´annunciato ritiro degli israeliani dalla Striscia di Gaza per il 17 agosto, pone questioni che non riguardano solo i due contendenti, ma hanno una valenza decisiva per la stabilità della regione che vede coinvolta l´intera comunità internazionale. L´opinione pubblica ha dimostrato in tutte le occasioni di sapere leggere tra le righe e qualsiasi osservatore obiettivo non può prescindere dall´occupazione israeliana dei Territori palestinesi per spiegare i problemi irrisolti della regione, né potrà prescindere dalla spietata e distruttiva sistematicità di questa occupazione, che rende impossibile non solo immaginare una via di sbocco per una soluzione politica al conflitto, ma anche una vita quotidiana per la totalità dei palestinesi. Un´occupazione che umilia, uccide, distrugge il territorio e le abitazioni, sradica gli alberi, discrimina in base a criteri religiosi e razziali, opera da anni una pulizia etnica e ha come obiettivo finale, attraverso metodi che violano tutte le forme di diritto, la costrizione del popolo palestinese ad abbandonare la sua terra. In una regione come il Medio Oriente, lacerata da anni di guerra e conflitti, il compito degli Stati deve essere quello di immaginare un futuro di pace e di procedere per una riconciliazione. Questo era lo spirito dell´accordo di Oslo prima e della Road Map proposta dal Quartetto dopo che hanno stabilito obblighi e diritti da realizzare attraverso uno sforzo comune in tempi certi. Come prima tappa, Israele doveva arrestare le uccisioni mirate, la repressione e la selvaggia colonizzazione e iniziare il ritiro del proprio esercito dai centri abitati entro le posizioni precedenti alla data 28 settembre 2000. I palestinesi dovevano ripristinare la propria sovranità e l´ordine in questi luoghi, impedendo eventuali atti di violenza contro Israele da parte di organizzazioni palestinesi. Sono passati diversi anni, nel frattempo Israele intensifica le operazioni che avrebbe dovuto interrompere e in più ha costruito un muro che rende irreversibile la sua occupazione, rifiutando la presenza di osservatori internazionali. Anziché rispettare gli impegni assunti negli accordi della Road Map, Sharon sta portando avanti un suo piano di ritiro unilaterale dalla striscia di Gaza, che nessuno è in grado di collocare in questi impegni, e al posto delle 2000 abitazioni che verranno distrutte a Gaza, Israele sta costruendo 3500 unità abitative nella Gerusalemme occupata e altre 2500 unità in Cisgiordania. Noi non siamo contro il ritiro di Israele dalla striscia di Gaza, al contrario lo consideriamo un evento importante, un primo passo verso la libertà che inevitabilmente verrà, ma il piano di Sharon mira a trasformare Gaza in una grande prigione e rendere irreversibile l´occupazione della Cisgiordania, un´ipotesi che i palestinesi non accetteranno mai e che non trova nessuna accoglienza sul piano internazionale, nemmeno tra i paesi che normalmente sostengono incondizionatamente Israele. In questo clima, e di fronte a questi atti e violazioni, diventa sempre più difficile il compito dell´Autorità Nazionale Palestinese e del suo nuovo presidente Abu Mazen, ossia arginare le forze più radicali, che per molti mesi hanno rispettato unilateralmente gli impegni assunti di cessare gli atti ostili contro Israele. Da tutto questo emerge chiaramente la volontà di Sharon di ostacolare e sabotare le scelte di Abu Mazen, definite dallo stesso presidente la via democratica per la liberazione. Fino ad oggi è stato fatto un pessimo uso del tempo, il tempo che passa e rende tutto più difficile. Le reazioni isteriche che hanno accompagnato la protesta dei coloni contro il ritiro da Gaza, un gesto insignificante rispetto a quello che Israele dovrà fare per arrivare a una soluzione politica, dimostra che cosa produce il conflitto nelle due società se dovesse continuare ancora. (L´autore è il delegato generale palestinese in Italia) Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla direzione de La Repubblica. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.