Le allusioni di Hamza Roberto Piccardo sull'attentato di Londra al quotidiano comunista non le capiscono o le condividono?
Testata: Il Manifesto Data: 15 luglio 2005 Pagina: 1 Autore: Hamza Roberto Piccardo Titolo: «Noi islamici d'Occidente»
Mercoledì 13 luglio 2005 IL MANIFESTO pubblica a pagina 2 una lettera ai "Cari amici musulmani" sugli attentati di Londra, firmata da esponenti del movimento "pacifista" italiano. La riportiamo:
Ai musulmani e alle musulmane che vivono in Italia Cari amici, care amiche, vi scriviamo, pensiamo, a nome di milioni di persone, di quei milioni di uomini e donne che nel nostro paese si sono opposti e si oppongono alla guerra. Vi scriviamo per offrire la nostra solidarietà dopo il terribile attentato di Londra. Pensiamo che queste bombe colpiscano anche voi. Vi hanno colpiti perché tra le vittime delle bombe ci sono cittadini britannici di religione musulmana.
Vi colpiscono perché chi le ha messe ha utilizzato, infangandola, la religione in cui credete. Vi colpiranno, perché faranno crescere il razzismo e la xenofobia, anche tra la gente comune, nel nostro paese. Siamo scandalizzati che alcuni giornali e commentatori politici continuino a definire terrorismo «islamico»un'azione che offende l'umanità che la vostre religione esprime. Siamo preoccupati per il fatto che questo attentato viene preso a giustificazione per continuare le guerre che colpiscono vostri correligionari, per giustificare la repressione di chi nei vostri paesi si oppone a governi dispotici.
Vi offriamo la nostra solidarietà, come sempre abbiamo fatto, anche per le tante vittime delle guerre che attraversano i vostri territori. Non sono guerre fatte in nostro nome, come le bombe di Londra, sappiamo, non sono in vostro nome. Non permettiamo che i signori della guerra e i gruppi terroristi trascinino il mondo in quello che loro chiamano «scontro di civiltà»!
Questo può e deve essere evitato, lo possiamo fare insieme. Un saluto fraterno dal «popolo della pace».
Tra i primi firmatari: Fabio Alberti (Un ponte per...), Gino Barsella (Sdebitarsi), Giuseppe Beccia (Unione degli Studenti), Gianfranco Benzi (Cgil), Marco Berlinguer (Transform Italia), Marco Bersani (Attac Italia), Maurizio Biosa (Forum del Teatro), Raffaela Bolini (Arci), Loris Campetti (il manifesto), Nadia Cervoni (Donne in Nero), Luigi Ciotti (Gruppo Abele), Lisa Clark (Beati i costruttori di pace), Associazione Culturale Punto Rosso, Giorgio Dal Fiume (Ctm-Altromercato), Cecilia Dall'Olio (Focsiv), Tonio Dall'Olio (Pax Christi), Unione degli Universitari, Nadia Demond (Marcia Mondiale delle Donne), Gianni Fabris (Altragricoltura), Tommaso Fattori (Firenze Social Forum), Nella Ginatempo (Bastaguerra), Maurizio Gubbiotti (Legambiente), Giuseppe Iuliano (Cisl), Flavio Lotti (Tavola della pace), Filippo Mannucci (Mani Tese), Giulio Marcon (Sbilanciamoci), Sergio Marelli (Associazione ong italiane), Pero Maria Maestri (Guerre& Pace), Alessandra Mecozzi (Fiom), Alfio Nicotra (Prc), Maso Notarianni (Emergency), Luigia Pasi (Sincobas), Anna Pizzo (Carta), Gabriele Polo (il manifesto), Fabio Protasoni (Acli), Giampiero Rasimelli (Forum del Terzo Settore), Franco Russo, Raffaele Salinari (Terres des Hommes), Gabriella Stramaccioni (Libera), Antonio Tricarico (Campagna Banche Arnmate), Riccardo Troisi (Rete di Lilliput), Rosita Viola (Csi). Venerdì 15 luglio il quotidiano comunista ospita in prima pagina la risposta del "caro amico" Hamza Roberto Piccardo, segretario nazionale dell'Ucoii, associazione affiliata ai Fratelli Musulmani (come il gruppo terroristico palestinese Hamas). Riportiamo anche questa: Quando è giunta la notizia di quel che era avvenuto a Londra, molti di noi sono andati mentalmente a un versetto della sura Al Maida che recita: «Gareggiano nel seminare disordine sulla terra, ma Allah non ama i corruttori». Ci è parso subito evidente che questo crimine si collocasse con assoluta consequenzialità in un contesto di allargamento di un conflitto voluto e programmato per annientare un antagonista ritenuto troppo ricco rispetto alla sua debolezza politico-militare e quindi facilmente depredabile.
Che nelle more di questo progetto ci fosse la vita di centinaia di migliaia d'innocenti non deve esseresembrato qualcosa che suggerisse un ripensamento, un cambio di strategia.
Stanno gareggiando in terrore, gli aggressori e quelli che vogliono apparire come il braccio armato degli aggrediti, ché i loro governi son complici dell'aggressione o del tutto asserviti, corrotti, inetti.
In fondo la guerra non è altro che una gara a chi semina più disordine e distruzione, più terrore e più morte. E alla fine non vince nessuno di quelli che ne sono stati attori, ma bisogna pur cessarla e ricostruire quello che può essere distrutto un'altra volta e rimpiazzare i caduti, e confortare i superstiti e dire mai più... e poi roicominciare. Ci siamo tutti in mezzo a questa guerra, noi e voi, e quanto mi pesa questa divisione, che quasi tutti noi ci sentiamo di questo paese come voi. Sono nostri morti quelli di Madrid, Londra, New York , Beslan, come sappiamo che sentite essere vostri quelli di Falluja, Grozny, della Palestina e dell'Afghanistan.
Ci provammo anni orsono a fermare questo scempio: allora i balconi d'Italia fiorirono dei colori della pace e decine di milioni di persone in Europa e in tutto l'Occidente marciarono per dire no alla guerra.
Avvenne in quel contesto qualcosa di grande, per la prima volta una comunità di immigrati che si era tenuta per lo più al margine dei grandi fenomeni politici, si era finalmente sentita parte della maggioranza. Di quella maggioranza ampia ed eterogenea che oggi le vostre firme riproducono, di quegli uomini e donne di buona volontà che dicevano no alla guerra e al terrore, nettamente senza distinguo. Da Giovanni Paolo II ai Disobbedienti, tutti insieme appassionatamente, tutti insieme sconfitti.
Poi il reflusso e l'arretramento del movimento di massa ha lasciato il campo libero agli equilibrismi politici di chi ha paura del marchio d'irriducibilità, che mette fuori dal gioco, che emargina, che esclude dall'alternanza.
Ora, dopo anni di guerra atroce e sporchissima, anni in cui Falluja e Guantanamo sono diventati i nuovi simboli della vergogna dell'Occidente e gli attentati di Madrid e di Londra hanno chiarito definitivamente che il riscatto del mondo islamico non può passare per l'emulazione della ferocia, siamo tutti un po' meno liberi e un po' meno sicuri.
Mentre il mostro mai sopito del razzismo e dell'intolleranza religiosa riprende fiato, e ad altissimi livelli si dice che gli attentati di Londra sono un attacco contro la cristianità, dobbiamo prepararci a fronteggiare il peggio e a lavorare per il meglio.
Nonostante la stanca estiva siamo già in una campagna elettorale che qualcuno pensa non potersi permettere di perdere e che altri cominciano a dubitare di poter vincere. Non è certo questo il clima migliore per un rasserenamento politico e un'azione di prevenzione e di repressione del terrorismo in Italia. Quando il referente non è solo legge, ma diventa sempre di più un'opinione pubblica irresponsabilmente aizzata dai media, si lascia ampio spazio a derive neo-autoritarie poliziesche e giustizialiste nel corso delle quali perderemo un altro po' di libertà e difficilmente diventeremo più sicuri.
Nel documento che ho scritto in qualità di portavoce dell'European Muslim Network (Emn) dicevo che «è necessario interrompere una spirale di violenza cieca e sanguinaria con un'azione coesa e coerente di tutti coloro i quali hanno a cuore la pace e il benessere dell'umanità, a Londra come a Baghdad, a Madrid come a Kabul, a Roma come a Gaza, a Mosca come a Grozny.
Gli uomini e le donne di questa Europa che stenta a ritrovare nelle sue istituzioni e nelle sue forze politiche l'espressione della sua grande cultura, della sua grande umanità, devono fare oggi uno sforzo immane e irrinunciabile, devono attivare in tutto il continente azioni di pace e di responsabilizzazione mediante forme di mobilitazione permanente e di strenua vigilanza, affinché fallisca il progetto di chi prospera sull'odio e sulla guerra, affinché venga respinta e ripudiata sul nascere ogni volontà di assurda vendetta, di nuova reiterata aggressione.
Una particolare responsabilità incombe a noi musulmani e musulmane d'Europa (e d'Occidente), quella di sfuggire all'appiattimento, alla paura, all'isolamento. E' necessario invece assumersi in pieno il ruolo di testimoni della nostra religione portatrice di pace e di giustizia, con coerenza, e con una coesioneinfracomunitaria che darà la misura del nostro impegno e della nostra sincerità».
Per quanto ci riguarda questa è la nostra priorità assoluta, consultiamoci e decidiamo insieme forme e momenti di lotta e di testimonianza per la pace e la sicurezza in Europa e nel mondo.
E grazie anche ai primi 200 firmatari della Lettera di solidarietà e a tutti quelli che la firmeranno nel futuro.
Già segretario nazionale dell'Ucoi, Hamza Piccardo è il portavoce dell'European Muslim Network. Questa è la sua risposta alla lettera inviata da 40 esponenti del Comitato "Fermiamo la guerra", pubblicata sul manifesto del 13 luglio Non è nostra intenzione riproporre qui le critiche già più volte formulate all'idea che il terrorismo sia un effetto, e non una causa, della guerra contro i suoi strateghi.
Ci interessano di più le battute iniziali del testo di Piccardo: Quando è giunta la notizia di quel che era avvenuto a Londra, molti di noi sono andati mentalmente a un versetto della sura Al Maida che recita: «Gareggiano nel seminare disordine sulla terra, ma Allah non ama i corruttori». Riportiamo di seguito la citazione coranica completa, dalla Sura V, 64 I giudei dicono "La mano di Allah si è incatenata!" Siano incatenate le mani loro e siano maledetti per quello che hanno detto. Le sue mani sono invece bene aperte. Egli dà a chi vuole. Quello che è stato fatto scendere su di te da parte del tuo Signore certamente accrescerà in molti la ribellione e la miscredenza. Abbiamo destato tra loro odio e inimicizia fino al giorno della Resurrezione. Ogni volta che accendono un fuoco di guerra Allah lo spegne..Gareggiano nel seminare disordine sulla terra, ma Allah non ama i corruttori. Vale anche la pena di citare il commento di Piccardo al passo, riportata da Carlo Panella nel libro "Il "complotto ebraico" (Lindau 2005). Commento, come altri all'edizione del corano da lui curata, poi attribuito da Piccardo da un eccessiva sottomissione all'autorità dei suoi maestri, contrapasso del suo precedente "libertinaggio intellettuale": Recenti prese di posizione del mondo cattolico potrebbero far pensare che la secolare inimicizia tra ebrei e cristiani sia superata.Chi porti le sue analisi oltre le apparenze non tarderà a riscontrare che si tratta di prese di posizione tattiche. In realtà la recondita ostilità tra le due comunità resta invariata e, come è detto nel Corano, permarrà tale fino al giorno del giudizio" Dunque, quando è giunta la notizia della strage di Londra, capitale di uno stato a maggioranza cristiana, la mente di Piccardo, e di molti musulmani suoi "fratelli" (nel senso di affiliati o vicini all'Ucoii) è andata a una Sura del Corano che riguarda ebrei che seminano il disordine sulla terra. E, secondo il suo commento (rinnegato) i conflitti tra ebrei e cristiani.
Non è finita, perché Piccardo continua così il suo intervento sul MANIFESTO: Ci è parso subito evidente che questo crimine si collocasse con assoluta consequenzialità in un contesto di allargamento di un conflitto voluto e programmato per annientare un antagonista ritenuto troppo ricco rispetto alla sua debolezza politico-militare e quindi facilmente depredabile.
Il crimine si colloca con "consequenzialità" nel contesto di un piano che, per come è descritto, non può essere quello dei terroristi islamisti. Deve essere il piano di chi ha pianificato la guerra in Iraq e in Afghanistan, non come risposta all'aggressione islamista (come in effetti è stato) ma come avventura imperialista e gigantesca rapina di risorse naturali.
Ricapitolando: terroristi islamisti fanno strage di civili a Londra. Piccardo ha subito chiaro che il loro crimine mira a favorire i disegni di chi vuole impadronirsi con la guerra delle ricchezze dei popoli islamici. E subito pensa a un passo del Corano relativo ad ebrei dediti a "seminare il disordine sulla terra".
Per completare il quadro, ricordiamo che subito dopo l'11 settembre Hamza Piccardo diffuse in varie interviste la fandonia dei tremila ebrei preavvertiti dell'attacco alle Torri gemelle e scampati al massacro.
E, a questo punto, poniamo una semplice domanda al MANIFESTO e ai pacifisti firmatari della lettera di solidarietà cui Piccardo ha così pacificamente risposto: vi fate menare per il naso o vi rendete conto di quello che Piccardo realmente rappresenta e vi va bene così?
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