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Libero Rassegna Stampa
13.07.2005 Tre miliardi di dollari che rischiano di alimentare il terrorismo
finendo nelle tasche di Hamas anzichè di un Anp sempre più debole

Testata: Libero
Data: 13 luglio 2005
Pagina: 15
Autore: Angelo Pezzana
Titolo: «I tre miliardi di dollari finiranno nelle tasche di Hamas»
LIBERO di mercoledì 13 luglio 2005 pubblica un articolo di Angelo Pezzana sui finanziamenti all'Anp stanziati dal G 8.
Ecco il testo:

Che le intenzioni del G8 siano state buone non c'è dubbio. Così come è stato saggio Tony Blair a dichiarare che israeliani e palestinesi possono vivere fianco a fianco in un futuro di pace. Ma quei tre miliardi di dollari che i grandi della terra riuniti in Scozia hanno deliberato di sottoscrivere per finanziare le istituzioni palestinesi pongono, a chi voglia esaminare con lucidità i fatti senza lasciarsi ingannare dalle utopie, alcune domande. Soprattutto a noi europei, che in questi ultimi decenni non abbiamo certo brillato nei confronti del mondo arabo per saggezza ed equilibrio. In funzione antiamericana, è vero, ma la cosa non fa che aggravare le nostre responsabiltà. A chi andranno questi soldi ? Il governo Sharon sta portando a compimento i preparativi per l'uscita da Gaza e lo fa con chiarezza e determinazione, anche se ha come interlocutore un' Autorita palestinese sempre più debole e quindi per nulla idonea a rappresentare un partner credibile. Fatah, l'organizzazione di Abu Mazen, si muove senza un obiettivo preciso, il solo che potrebbe darle credibilità non solo di fronte al mondo occidentale ma anche fra gli stessi palestinesi, e cioè la lotta vera e senza compromessi contro il terrorismo islamico fondamentalisa, che ancora oggi attraverso Hamas, Hetzbollah e Jihad islamica mira alla distruzione di Israele e, come si è visto giovedì scorso a Londra, dell'intero mondo occidentale così come noi oggi lo viviamo. L'Unione europea, dopo aver atteso un tempo infinito per classificare Hamas fra i movimenti terroristi, oggi sta facendo marcia indietro, dopo che ha concesso ai diplomatici il permesso di avere contatti con i candidati di Hamas alle elezioni legislative. La giustificazione è ipocrita. "Non sono negoziazioni diplomatiche con Hamas", hanno dichiarato alcuni ambasciatori europei, ma solo "un controllo del funzionamento del sistema elettorale". Che Hamas voglia presentarsi oggi un po' meno movimento terrorista non sfugge a nessuno. A chi andranno dunque quei tre miliardi di dollari, che dovrebbero servire a creare posti di lavoro e infrastrutture varie a Gaza, dove è Hamas a farla da padrone ? Se Abu Mazen non è nemmeno in grado di gestire nella striscia la situazione amministrativa, oltre a quella politica, è probabile che non riuscirà ad essere lui o il suo Fatah ad intascare quella pioggia di denaro. Che si riverserà nella tasche di Hamas, contribuendo così al suo rafforzamento di fronte all'opinione pubblica palestinese. Abu Mazen ne rimarrà indebolito, sempre che sia ancora lui a presiedere l'Autorità palestinese. Da Tunisi si fa sempre più probabile un ritorno effettivo al potere di Farouk Kaddumi, le cui dichiarazioni dalla morte di Arafat ad oggi, non contribuiscono certo a differenziarlo dalle posizioni di Hamas.
Prospettive poco rassicuranti, dunque, sul dopo Gaza. Mentre da parte israeliana si procede secondo quanto stabilito, pur nelle difficoltà che la risistemazione di circa ottomila cittadini comporta, la galassia palestinese continua a presentarsi solo e sempre come un potere minaccioso, che non ha imparato, nè intende farlo, le regole della democrazia e del compromesso. Assistiamo a una specie di gioco al massacro teso a indebolire la nuova leadership che ha potuto emergere dopo l'uscita di scena del tiranno Arafat. Che i tre miliardi di dollari finiscano nelle tasche sbagliate per trasformarsi in un poderoso aiuto al terrorismo non può che essere fonte di grave preoccupazione.
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