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La Repubblica Rassegna Stampa
06.07.2005 Intervista a un leader di Hamas
alcune domande sono quelle giuste, ma la parola "terrorismo" resta impronunciabile

Testata: La Repubblica
Data: 06 luglio 2005
Pagina: 21
Autore: Fabio Scuto
Titolo: «"Basta con i corrotti di Fatah, Hamas non entra nel governo"»
LA REPUBBLICA di mercoledì 6 luglio 2005 pubblica a pagina 21 un'intervista di Fabio Scuto a Mahmoud Zahar "leader della dirigenza collettiva di Hamas".
Discutibile la scelta del titolo: "Basta con i corrotti di Fatah, Hamas non entra nel governo": sarebbe stato opportuno contestualizzare le parole di Zahar, certo più preoccupato della possibilità di un accordo di pace di una seria lotta al terrorismo da parte dell'Anp che della corruzione.

Ecco l'articolo:

Abbiamo valutato con attenzione la proposta di Abu Mazen di entrare nel governo palestinese, ma la nostra risposta è ancora negativa. Il ritiro israeliano da Gaza è stato trasformato in un fatto quasi privato fra gli israeliani e l´Anp. Hamas non sarà a fianco di Abu Mazen in questo "affaire"». Va dritto al centro del problema Mahmoud Zahar, leader della dirigenza collettiva di Hamas, il ricercato "numero 1" per Israele che gli aerei senza pilota in volo su Gaza, armati di missili "Hellfire", cercano di intercettare da mesi per eliminarlo in quelle operazioni denominate "eliminazioni mirate". Zahar annuncia una frattura interna palestinese che getta cupe ombre sul "dopo-ritiro" dalla Striscia di Gaza, paventando uno scontro «fraticida» fra i partigiani di Abu Mazen e le milizie islamiche se l´Anp cercherà di disarmarle dando vita a una resa dei conti che potrebbe essere fatale per il destino dei palestinesi.
Ma su quali basi il suo movimento ha detto "no" alla proposta del presidente palestinese di un governo di unità nazionale?
«È Fatah il vero responsabile di questa situazione. Noi non accettiamo di essere dei semplici figuranti in questa storia, e non permetteremo a nessuno di raccogliere i dividendi dei sacrifici offerti da Hamas per la liberazione della nostra terra. Abbiamo proposto nei mesi scorsi a Abu Mazen di formare un dipartimento apposito per la riorganizzazione di Gaza dopo il ritiro israeliano, per la ridistribuzione della terra. Lui ci ha detto: "È una bella idea", ma poi è rimasto tutto sulla carta. Noi non ci fidiamo dell´Anp, tutto quello che abbiamo concordato con loro non è mai stato attuato e adesso tramano contro di noi ...».
Che vuol dire "tramano contro di noi"?
«La loro sicurezza preventiva (i servizi segreti palestinesi, ndr) ha arrestato diversi nostri militanti e sta raccogliendo informazioni sui nostri uomini a seguito delle pressioni di israeliani e americani. Perché? Con quale scopo? Lo dico subito con parole molto chiare: noi non ci faremo disarmare da nessuno e per nessun motivo; abbiamo il diritto di difenderci».
Ma Hamas sospenderà gli attacchi durante lo sgombero delle colonie israeliane da Gaza?
«Noi non colpiremo per primi. Ma se saremo attaccati, se un nostro militante sarà ucciso dagli israeliani risponderemo. Questa è la sola tattica che ha dato prova di efficacia nell´obbligare il nemico a ritirarsi dopo 38 anni di occupazione».
Hamas ha piani per il futuro di Gaza oppure si occupa solo di kamikaze minorenni e di guerriglia?
«Quello che le posso dire è che noi non abbiamo sopportato l´occupazione della nostra terra per tutti questi anni perché poi - ora che ci viene restituita - finisca nelle mani di qualche corrotto amico loro, e che certamente non ha nessun titolo per meritarla».
Hamas ha accusato Abu Mazen di aver rinviato le elezioni parlamentari per paura di una sconfitta elettorale. Lei è così sicuro di poter battere il partito del presidente a Gaza?
«Non siamo noi a decidere il risultato elettorale è la gente comune. Rinviare le elezioni è stato un chiaro segno di voler prendere tempo e allontanare il voto delle municipali dove le cose per noi sono andate molto bene. Il ritiro degli israeliani da Gaza significa che il programma di Hamas ha avuto successo mentre Fatah con la sua politica di negoziati in 11 anni ha avuto soltanto sconfitte. Non siamo noi ad aver paura delle urne».
Comunque la sfida è solo rimandata elettorale all´autunno?
«Certamente, aspettiamo solo che venga annunciata la data del voto. Ripeto noi siamo pronti, è Fatah a non aver ancora messo in piedi la sua macchina elettorale».
Nell´Anp dalla morte di Arafat è cambiato qualcosa?
«Apparentemente godono di una buona immagine. In realtà vediamo ogni giorno la corruzione, il degrado delle condizioni di sicurezza, la debolezza politica del blocco di Fatah in Parlamento e le sue mancanze, senza un chiaro programma di riforme né i passi concreti per affrontarle. È quasi peggio di prima».
I suoi predecessori alla guida di Hamas sono morti sotto i colpi degli israeliani. Lei è nella top-list delle persone da eliminare, non si sente un "morto che cammina"?
«Gli israeliani hanno già tentato di farmi fuori un paio di volte. Hanno distrutto la mia casa, ucciso mio figlio e le mie guardie del corpo nel 2003. Devo muovermi con la massima cautela, e anche questa telefonata si conclude qui: tra massimo due minuti saremo intercettati e potrebbero colpirmi. Non chiami mai più questo numero, da questo momento è lui ad essere "morto"».
Alcune domande di Scuto sono apprezzabili: Per esempio quella sulla sospensione degli attacchi durante lo sgombero da Gaza, anche se alla risposta del terrorista si sarebbe potuto replicare che in realtà finora Hamas non ha sospeso gli attacchi a Israele e che sfrutta i periodi di tregua per riorganizzarsi e tornare a colpire.
Degno di nota anche l'ironia con la quale il giornalista chiede a Zahir se "Hamas ha piani per il futuro di Gaza o si occupa solo di kamikaze minorenni e di guerriglia".
Va detto, però, che le cose andrebebro chiamate con il loro nome: i terroristi suicidi non sono "kamikaze", il terrorismo non è "guerriglia" e i gruppi terroristici non sono "movimenti". Così Scuto definisce Hamas in un'altra domanda, mentre persino l'Unione Europea riconosce la natura terroristica del gruppo islamista.

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