Gli attentati terroristici palestinesi diventano "scontri armati" in una cronaca vaga e imprecisa
Testata: La Repubblica Data: 29 giugno 2005 Pagina: 18 Autore: Marco Ansaldo Titolo: «Contro il ritiro da Gaza anche la guerra dei colori»
Marco Ansaldo pubblica su LA REPUBBLICA di mercoledì 29 giugno 2005 un articolo sul confronto tra sostenitori e avversari del ritiro da Gaza che divide la società israeliana e sull'uso di colori simbolici (l'arancione per gli avversari del piano, il bianco e l'azzurro per i sostenitori). Nell'articolo si legge tra l'altro: "Persino i funerali sono attraversati da un colore decisamente insolito negli eventi luttuosi. Ma i due ragazzini rimasti uccisi l’altro giorno durante alcuni scontri armati sono stati seppelliti sul Monte degli ulivi in un tripudio di vessilli dalla tonalità forte. La stessa adottata lo scorso anno dai democratici dell´Ucraina, nello slancio riformista che li ha portati al potere". La notizia è data in modo impreciso, tanto che è difficile identificare l'episodio a cui Ansaldo si riferisce. In ogni caso non vi sono stati scontri armati tra l'esercito israeliano e i coloni e nessuno vi ha perso la vita. Le vittime del terrorismo palestinese, d'altro canto, non sono morte in "scontri armati", ma, appunto, subendo un attacco terroristico.
Ecco il testo: Israele si è vestita di arancione. Bandiere appese dalle case. Nastrini appuntati tra i capelli delle donne. Adesivi applicati sulle antenne delle auto o svolazzanti dai passeggini degli infanti. Da Tel Aviv a Gerusalemme, dalla Striscia di Gaza in su, lungo i Territori e fino ad Haifa, le strade dell´intero Paese sono tappezzate di un colore sgargiante. Il colore della rivolta. Chi è contro il ritiro dei coloni da Gaza e dalla Cisgiordania, e appoggia la resistenza degli insediamenti contro il piano Sharon e le ruspe dell´esercito già pronte a sollevare case, ha adottato la nuova bandiera, che sventola beffarda persino sotto l´ufficio del primo ministro. L´altro ieri, nei quindici minuti di blocco stradale organizzato ovunque «per riflettere sul disimpegno dalle colonie», ghiaccioli all´arancio venivano distribuiti ai semafori per combattere il caldo torrido che assediava l´asfalto. Persino i funerali sono attraversati da un colore decisamente insolito negli eventi luttuosi. Ma i due ragazzini rimasti uccisi l´altro giorno durante alcuni scontri armati sono stati seppelliti sul Monte degli ulivi in un tripudio di vessilli dalla tonalità forte. La stessa adottata lo scorso anno dai democratici dell´Ucraina, nello slancio riformista che li ha portati al potere. Una scelta precisa. Per ora vincente, almeno giudicando a occhio la distesa di colore che si allunga sull´autostrada che da Tel Aviv porta verso la capitale. Più di un milione di nastri sono stati distribuiti. E i fautori dell´evacuazione, spiazzati, si sono dovuti adattare a scendere in campo con le stesse armi. Di colore opposto, ovviamente. Così da qualche giorno bandierine azzurre (scelte dal movimento Peace Now), o nastrini doppi, bianchi e blu, distribuiti da un´altra organizzazione assieme al quotidiano Haaretz («A favore del disimpegno, per Israele» recita lo slogan) spuntano sempre meno timidamente da cofani e carrozzine. A completare il quadro, in una vera e propria guerra di colori che sta tappezzando città belle ma sospese finora fra tonalità semplici legate alle pietre e agli alberi, l´ultimo shock è provocato dalla comparsa del verde acceso. Lo usano i sostenitori di un gruppo che appoggia il disimpegno sì, ma serba un altro punto nel programma: contrastare, in nome della natura, la decisione del governo di trasferire parte degli insediamenti evacuati dalla zona di Ashkelon nei dintorni del parco naturale dove si trovano le ultime dune vergini della fascia costiera israeliana. Tra loro Omri Sharon, figlio del premier il quale in questo momento appare come un leader accerchiato. Eppure la scelta della tonalità da adottare nella campagna anti-ritiro non è stata facile. L´arancione è saltato fuori solo all´ultimo. Altri colori vivaci erano già accaparrati: i vari toni di azzurro dai movimenti operai e dalla bandiera; il verde dagli ambientalisti; il rosso, nemmeno a parlarne, in quanto simbolo del comunismo. In una prima fase si era pensato anche al giallo, subito scartato poiché il colore della discriminazione ebraica attraverso i secoli. Ieri intanto é stato condannato a 56 giorni di reclusione il soldato israeliano che si era rifiutato di partecipare alla demolizione di alcune abitazioni abbandonate in una colonia a Gaza. Il soldato è stato anche accusato di aver insultato e di aver minacciato un superiore. «Un ebreo non deporterà altri ebrei», avrebbe affermato il militare nel rifiutarsi di eseguire l´ordine di demolizione. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla direzione de La Repubblica. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.