Al centro della lotta politica degli arabi palestinesi contro Israele si ripete l'affermazione che gli arabi della Cisgiordania e di Gaza resistono all' "occupazione".
Gli arabi sono riusciti ad imporre il termine "territori occupati" oltre che alla maggior parte dei mass-media, anche all'ONU.
Questo termine e' apparso anche nella bozza della dichiarazione della conferenza contro il razzismo di Durban.
L'ambasciatore libico all' ONU in nome di tutto il blocco dei paesi arabi ha reiterato, che la resistenza contro un'occupazione non puo' essere classificata come terrorismo.
Questo uso ripetuto del termine "territori occupati" serve a 3 scopi precisi :
1) gli arabi cercano di creare un contesto politico in cui l'adozione da parte loro di violenza e terrorismo sia giustificata
2) la richiesta perentoria degli arabi che Israele deve terminare l'occupazione, non lascia nessuno spazio per un compromesso territoriale su Giudea e Samaria (cisgiordania) e sulla striscia di Gaza come espresso chiaramente nella risoluzione del consiglio di sicurezza dell'ONU 242
3) l'uso del termine "territori occupati" nega qualsiasi diritto di Israele su queste terre.
Fosse stato usato il termine di territori contesi gli arabi e gli israeliani si sarebbero trovati con dei pari diritti in questo contenzioso.
Inoltre presentando Israele come una forza esterna occupante delegittima i diritti storici di Israele a favore degli arabi.
Questo e' diventato il punto focale nella diplomazia del ANP da quando sono fallite le trattative di Camp David nel 2000 e ancor di piu' dopo la conferenza di Durban del 2001.
Infatti a Durban e' stato usato il termine "territori occupati" per invocare la memoria dell'occupazione nazista dell'Europa durante la seconda guerra mondiale.
La terminologia in altre dispute territoriali
Il termine "territori occupati" cosi' caricato di significato politico viene applicato solo ad Israele e non e' mai usato in altre dispute territoriali, specialmente da soggetti non coinvolti in prima persona.
Per esempio il dipartimento di stato americano si riferisce al Kashmir come ad un territorio conteso, così come nel caso del Nagorno-karabakh in cui i separatisti armeni chiedono il loro diritto nei confronti dell'Azerbajan.
Nonostante la decisione della corte internazionale di giustizia che il Sahara occidentale non era mai sotto la sovranita' del Marocco, il termine occupazione militare ( quello che ha fatto il Marocco all'excolonia spagnola) non viene applicato.
In un caso ancora piu' recente dell'isola di Zubarah, pretesa sia dal Qatar sia dal Bahrein, la corte internazionale di giustizia l'ha definita territorio conteso, prima di assegnarla al Qatar.
Ogni situazione ha la sua unicita' storica, ma in una miriade di altre contese su territori, da Cipro alle isole Kurilii, a Abu Mussa nel golfo persico, che sono sfociati in conflitti militari il termine "territori occupati" non viene applicato, cosi' come non e' stato applicato per l'Istria o per il Sud tirolo.
Il caso della Cisgiordania e di Gaza sembra del tutto eccezionale nella storia recente.
Dalla fine della seconda guerra mondiale il termine "territori occupati" non e' stato applicato a un territorio che ha cambiato mano in seguito ad un conflitto armato.
Nessuna sovranita' riconosciuta su questi territori prima del 1967
Israele e' entrata nella Cisgiordania e in Gaza durante la guerra del 1967, vari esperti di diritto internazionale si oppongono al tentativo di definire la Cisgiordanai e Gaza come "territori occupati" o come territori che ricadono sotto i trattati internazionali che riguardano i territori occupati.
I' ex-presidente della Corte Suprema israeliana , Meir Shamgar ha scritto nel 1970 che non si può de jure applicare la quarta convenzione di Ginevra del 1949 riguardo a territori occupati in Cisgiordania e Gaza, perche' questa presuppone che nei territori occupati ci fosse stato uno stato sovrano legittimo a cui questi territori sono stati sottratti. Infatti, prima del 1967, la Giordania aveva occupato la Cisgiordania, e l'Egitto aveva occupato la striscia di Gaza; la loro presenza in questi territori era dovuta ad un'invasione illegale effettuata nel 1948, in spregio al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Nel 1950 la Giordania ha decretato l'annessione della Cisgiordania e di Gerusalemme Est. Questa annessione è stata riconosciuta solo dalla Gran Bretagna (esclusa quella di Gerusalemme) e dal Pakistan, ma e' stata rifiutata da tutti gli altri stati del mondo, compresi quelli arabi.
Per l'insistenza della Giordania, la linea di demarcazione che costituiva la frontiera tra Israele e la Giordania non e' mai stata riconosciuta come una vera frontiera fra due stati, ma solo come una linea d'armistizio. L'accordo di cessate il fuoco tra Israele e la Giordania diceva a chiare lettere :"Nessuna parte di questo accordo puo' pregiudicare i diritti, le pretese o le posizioni di una delle parti per la ricomposizione pacifica della questione Palestina, le norme di questo accordo sono determinate esclusivamente da considerazioni militari (articolo II, comma 2)."
Come gia' sottolineato, in molti altri conflitti armati recenti in cui uno stato sovrano, internazionalmente riconosciuto perse dei territori, il termine occupati non venne applicato. Invece nel caso della Cisgiordania e Gaza dove in precedenza non c'era nessuno stato sovrano riconosciuto lo stigma d'occupante viene applicato ad Israele.
Aggressione contro autodifesa
I giuristi internazionali distinguono tra una conquista che deriva da un'aggressione e una disputa territoriale che deriva da una guerra di difesa. L'ex consigliere legale del dipartimento di stato americano Stephen Schwebel, che mentre presiedeva la corte di Giustizia Internazionale dell'Aja scriveva nel 1970 riguardo ad Israele: "Quando il detentore precedente occupava i territori in modo illegale, lo stato che li ha ripresi esercitando il diritto di autodifesa ha le carte in regola per mantenere questi territori nei confronti del precedente."
Di qua la sequenza degli eventi storici del giugno 1967 e' critica, perche' Israele e' entrato nella Cisgiordania solo dopo ripetute violazioni giordane della linea d'armistizio con movimenti di truppe e bombardamenti d'artiglieria da parte dei giordani, che hanno dato inizio alla guerra. L'attacco giordano inizio' il 5 giugno 1967 alle ore 10:00 am; un ammonimento israeliano fu trasmesso alla Giordania tramite l'ONU alle ore 11. L'attacco giordano ando' avanti. Israele reagi' a partire dalle 12:45. In piu', forze armate irachene stavano attraversando la Giordania per attaccare Israele. Sotto queste circostanze la linea d'armistizio del 1949 perse la sua validita' dal momento che le forze giordane attaccarono Israele. La conquista della cisgiordania da parte d'Israele è il risultato di una guerra in cui Israele ha esercitato il suo diritto d'autodifesa.
L'uso ripetuto del termine occupazione ha permesso ai palestinesi di offuscare la storia. Reiterando il termine occupazione gli arabi riescono a rovesciare la causalita' del conflitto specialmente di fronte al pubblico occidentale. Cosi' che la disputa territoriale agli occhi dell'occidente viene imputata ad Israele per la sua decisione di "occupare" i territori mentre questa situazione deriva da una guerra imposta ad Israele da una coalizione di stati arabi.
I diritti di Israele sui territori
La risoluzione 242 del consiglio di sicurezza delle nazioni unite del 22/novembre/1967, che serviva da base per la conferenza di Madrid del 1991 e per la dichiarazione dei principi del 1993 prevede solo che " Israele si ritiri da territori a delle frontiere sicure e internazionalmente riconosciute." Non dai territori, non da tutti i territori conquistati nel 67.
L'uso di questa terminologia nella dichiarazione 242 seguiva mesi di attivita' diplomatica intensa. L'Unione Sovietica ha fatto di tutto per inserire la parola tutti prima della parola territori nella bozza in inglese della risoluzione 242. Lord Caradon, l'ambasciatore inglese all' ONU, ha vanificato questo sforzo. L'Unione Sovietica ha cercato di inserire nella risoluzione il termine "ritiro totale" ma e' fallita, non c'e' nessuna ambiguita' sui termini usati nella risoluzione 242, adottati infine all'unanimita' dal consiglio di sicurezza delle nazioni unite.
Il consiglio di sicurezza delle nazioni unite ha quindi riconosciuto che Israele aveva un diritto su una parte di questi territori per disegnare una nuova frontiera sicura e difendibile.
Il ministro degli esteri britannico del 1967, George Brown, ha spiegato nel 1970 che il significato della risoluzione 242 era che Israele non si sarebbe ritirata da tutti i territori occupati. Unita alla risoluzione 338 del consiglio di sicurezza dell'ONU e' diventato ancor piu' chiaro che solo negoziati possono determinare quale parte di questi territori diventerebbero israeliani e quale parte andrebbe in mano agli arabi.
L'ultima attribuzione legale di quello che sono oggi la striscia di Gaza e la Cisgiordania risale alla decisione della lega delle nazioni del 1922 che ha assegnato la palestina come mandato provvisorio britannico e ha riconosciuto i diritti nazionali ebraici su tutto il territorio assegnato come mandato britannico; Questo riconoscimento era dovuto al legame storico degli ebrei alla loro terra e serviva come base per ricostruire li' il loro focolare nazionale. I membri della lega delle nazioni non hanno creato il diritto del popolo ebraico, ma piuttosto hanno riconosciuto un diritto pre-esistente di 2000 anni.
I diritti di Israele si sono conservati sotto l'ONU, articolo 80 della carta dell'ONU, nonostante il fatto che la lega delle nazioni cesso' di esistere nel 1946. L'articolo 80 ha determinato che l'ONU non poteva alterare i diritti dei popoli pre-esistenti alla sua costituzione. Questi diritti sono stati riaffermati nella risoluzione 181 del 1947 in cui l'ONU decise la spartizione in due stati, decisione rigettata da tutti i paesi arabi e dagli abitanti arabi del mandato britannico.
Su questi fondamenti della legalita' internazionale Israele possiede dei diritti legali su Cisgiordania e Gaza, diritti che vengono ignorati dagli osservatori internazionali che ripetono il termine "territori occupati" noncuranti dei diritti di Israele. Se Israele pretende di avere frontiere sicure occupando una parte della Cisgiordania e di Gaza, e' tutta un'altra cosa da una situazione in cui Israele viene definito una "forza di occupazione", che non ha nessun diritto su quella terra da quella reale in cui questi diritti d'Israele sono stati riconosciuti legittimi da tutti gli organi internazionali che avevano il compito di riconoscerli.
Dopo Oslo, si puo' ancora parlare di territori occupati?
Negli anni 80 il consigliere legale del dipartimento di stato Herbert Hansell, ha cercato di deviare il termine occupazione dalla terra ai suoi abitanti. Lui ha determinato che la IV convenzione di Ginevra del 1949 poteva riguardare la Cisgiordania e Gaza perche' il suo scopo era di difendere la popolazione civile di territori occupati. Questo tentativo e' stato rigettato dalle amministrazioni di Regan e Bush. Anche qui la definizione di popolazione occupata non puo' essere applicata nel nostro caso dopo l'applicazione degli accordi di Oslo.
Sotto gli accordi di Oslo Israele ha trasferito specifici poteri dal suo governo alla cosidetta autorita' palestinese. Gia' nel 1994 il consigliere legale della croce rossa internazionale, doctor. Hans-Peter Gasser ha decretato che la sua organizzazione non aveva piu' nessuna ragione di monitorare gli adempimenti di Israele della IV convenzione di Ginevra riguardo a Gaza e l'area di Gerico, perche' questa convenzione non poteva piu' essere applicata alle aree sotto amministrazione dell' ANP.
Con la conclusione del II accordo ad interim di Oslo, 1995 che ha esteso l'amministrazione palestinese al resto delle città della Cisgiordania il ministro degli esteri Shimon Peres ha dichiarato " con l'attuazione di questo accordo i palestinesi hanno guadagnato il loro autogoverno." Da allora il 98% della popolazione palestinese della striscia di Gaza e della Cisgiordania sono sotto la giurisdizione palestinese.
Lo stato di Israele ha trasferito l'autorita' civile cosi' come la responsabilita'della sicurezza interna e dell'ordine pubblico all' Autorita' palestinese, conservando il potere di difendere i propri cittadini.
La quarta convenzione di Ginevra del 1949 (articolo 6) stabilisce che la potenza occupante e' vincolata al rispetto di quest'articolo finche' esercita le funzioni di governo dei territori occupati.
Con il trasferimento dei poteri amministrativi e di sicurezza al ANP, secondo gli accordi di Oslo, la striscia di Gaza e la Cisgiordania non possono piu' essere definite territori occupati.
Lo stato di Israele e' stato costretto ad esercitare i suoi diritti residui, nell'ultimo periodo, solo come risposta all'escalation della violenza e degli attacchi armati, fomentati dall'ANP.
Cosi' , ogni impegno militare israeliano intorno o dentro alle citta' palestinesi e' una diretta conseguenza della decisione palestinese di aprire un conflitto militare con Israele, e non e' la continuazione dell'occupazione come sostengono i palestinesi.
Non appena l'ANP prendera' la decisione strategica di finire questa guerra di terrorismo, non ci sara' nessuna ragione perche' la presenza militare israeliana nella Cisgiordania e nella striscia di Gaza non torni alle postazione del settembre 2000, postazioni che lasciavano e lasceranno ampia autonomia ai palestinesi.
Chiamare i territori "territori palestinesi" puo' servire gli scopi politici di una parte del contenzioso, ma pregiudica il risultato futuro delle negoziazioni territoriali previste dalla risoluzione 242 del consiglio di sicurezza dell'ONU.
In piu' questo serve a negare i diritti fondamentali dello stato di Israele.
Peggio ancora, usare il termine "resistenza all'occupazione" e' diventato una semplice manovra per giustificare la campagna terroristica contro Israele che va avanti nonostante il consenso globale contro il terrorismo che si e' formato dopo il 11 settembre 2001.
Sarebbe molto piu' accurato descrivere la Cisgiordania e la striscia di Gaza come territori contesi, su cui sia gli israeliani sia gli arabi palestinesi pretendono di avere dei diritti.
Come disse l'ambasciatore all'ONU Madeleine Albright nel 1994:" Noi non tolleriamo la descrizione dei territori occupati da Israele durante la guerra del 1967 come territori palestinesi occupati. "
"Chiunque pensa che questa intifada sia scoppiata per la visita di Sharon al Monte dei Templi sbaglia... questa intifada e' stata programmata da molto tempo, da quando Arafat e' tornato da Camp David" ha ammesso il ministro per le comunicazioni palestinese Imad Al-Faluji (in un intervista ad Al Safir del 3/3/20001), ma ancora prima Al-Faluji ha affermato che questa guerra terroristica chiamata intifada e' scoppiata come risultato di una scelta strategica fatta dai palestinesi ( intervista al Ayam del 6/12/2000).
Arafat ha cominciato a chiamare i palestinesi alla nuova intifada gia' nei primi mesi del 2000. Davanti alla gioventu' di Al Fatah a Ramallah il 3/4/2000 ha sostenuto che i palestinesi dovranno tornare all'opzione dell'intifada ( come riferito chiaramente dal giornale Al Mujahid).
Marwan Bargouti, capo di Fatah in Cisgiordania, ha detto chiaramente gia' nel marzo 2000:" Dobbiamo iniziare una guerra sul campo di fianco ai negoziati....Cioe' un confronto armato."( sul giornale Ahbar Al-Halil 8/3/2000).
Durante l'estate del 2000 Al Fatah ha costruito 40 campi di addestramento per allenare i giovani palestinesi alla guerra che preparavano.
L'edizione del luglio 2000 del mensile Al Shuhada , distribuito tra le forze di sicurezza palestinesi, recitava: "dalla delegazione per i negoziati guidata dal comandante e simbolo Abu Ammar(Arafat) al popolo palestinese coraggioso, siate pronti. La battaglia per Gerusalemme e' cominciata" Un mese dopo il comandante della polizia palestinese ha detto al giornale ufficiale del l'ANP Al-Haiat Al-Jadida: " La polizia palestinese guidera' i figli nobili del popolo palestinese quando arrivera' il momento del confronto militare."
Freih Abu Middein, il ministro della giustizia dell'autorita' palestinese, ha avvertito: " la violenza e' vicina ed il popolo palestinese e' disposto a sacrificare volentieri anche 5000 vittime (Al-hayat Al-Jadida, 24/agosto/2000).
Un'altra pubblicazione ufficiale dell'autorita' palestinese l'11 settembre del 2000, 2 settimane prima della passeggiata di Sharon, scrisse: "noi dichiareremo l'intifada generale per Gerusalemme. Il tempo per l'intifata e' arrivato, il tempo per la Jihad (guerra santa) e' arrivato."
Il consigliere di Arafat, Mamduh Nufal disse al francese Nouvel Observateur (1/marzo/2001): "alcuni giorni prima della visita di Sharon al monte dei templi, quando Arafat ci chiese di essere pronti per lo scontro armato io ero favorevole a delle dimostrazioni di massa, ma mi ero opposto all'uso delle armi, e' stata la decisione finale di Arafat di adottare l'uso delle armi e di attaccare civili e militari israeliani con le bombe."
Il 30/09/2001 Nufal ha spiegato ad Al-Ayam che e' stato Arafat che ha emesso personalmente l'ordine ai comandanti del campo di aprire il confronto violento con Israele il 28 settembre del 2000.