La forza dell'economia israeliana ricerca scientifica, soluzioni innovative, giovani imprenditori pronti a rischiare
Testata: Il Sole 24 Ore Data: 17 giugno 2005 Pagina: 8 Autore: Alfredo Sessa Titolo: «Israele spinge le start-up»
IL SOLE 24 ORE di venerdì 17 giugno 2005 pubblica un articolo su un convegno sull'economia israeliana promosso dal portale Israele.net.
Ecco il testo: Se in Medio Oriente scoppierà la pace, Israele avrà pronto nel cassetto la formula ideale per gli investimenti. E’ un lusso che può prendersi uno Stato che occupa il primo posto nel momdo per spesa in ricerca e sviluppo (in proporzione al Pil), dove la nascita di nuove start up è diventata una specie di sport nazionale e che deve tentare di entrare in relazione pacifica con il grande serbatoio di manodopera a basso costo dei vicini paesi arabi. Se ci riesce, scatta la foto del matrimonio perfetto tra innovazione e produzione , in posizione strategica per servire i mercati mondiali. L’ipotesi, suggestiva ma fragile, sempre sotto la spada di Damocle di una nuova intifada è stata avanzata ieri da Yoram Gutgeld direttore di McKinsey Milano durante il convegno "Investire in Israele", promosso dal portale Israele.net. Con il rischio di un conflitto sempre presente sul mercato, il vero "miracolo" israeliano è la tensione che l’economia raggiunge anche in presenza di questo rischio e che non si traduce solo in una crescita di tutto rispetto del Pil (intorno al 4% è la previsione per il 2005), ma anche in una buona performance del mercato dei capitali. Con l’Information communication thecnology diventa sempre di più la spina dorsale dello sviluppo. Anche se no scoppia la pace la tecnologia concepita ed elaborata in Israele è già dappertutto. "Usate tecnologia israeliana almeno una dozzina di volte al giorno" ha ricordato alla platea milanese Jonathan Mevded, di Israel Seed Partners. Nei computer, nei telefonini, nell’eletronica di consumo, nella farmaceutica, ci sono soluzioni e componenti concepite e prodotte in Israele. Nel paese imprenditori giovani e determinati trovano sempre più negli investitori stranieri dei "bussines angels" disposti ad investire in operazioni di venture capital. Gli start up accelerano, la propensione al rischio non manca. Su tre giovani israeliani, inventori di una tecnologia che permette di collegare lo schermo televisivo alle chiamate telefoniche si è poggiata l’ala di un "bussines angel" italiano, interessato all’applicazione di questa tecnologia ai format televisivi: voti in diretta, partecipazione ai quiz da casa, acquisti. "Israele si è ripresa dalla bolla internet più di Usa e Europa. Perché è più facile ingrandirsi quando si è piccoli, ma anche perché c’è un nuovo attivismo, sempre più giovani sono pronti a rischiare" è il parere di Andrea Viterbi, uno dei padri del Gsm e co-fondatore del colosso americano Qualcomm. Di origine bergamasca, sfuggito alle persecuzioni razziali, cinquant’anni di carriera negli Usa nel doppio ruolo di accademico e imprenditore. Viterbi ha investito in alcune start-up in Israele, soprattutto nel wireless e ama ripetere che la ricerca ha più prospettive in Israele che negli Usa. Dobbiamo sempre ricordare che abbiamo internet grazie agli investimenti nella difesa. Col crollo del muro di Berlino la ricerca di lunga scadenza non esiste più negli Usa, Israele invece continua a puntare sulla tecnologia per difendersi. Le soluzioni sperimentate nella difesa sono soluzioni di qualità. Chi proviene dal settore difesa diventa spesso imprenditore, e può offrire soluzioni vantaggiose agli investitori esteri. "Israele non è importante solo per i clienti, ma perché è un serbatoio di soluzioni hi-tech. Abbiamo identificato in una start-up delle funzioni complementari e l’abbiamo acquisita" dice Silvio Colombo, di Alcatel Italia. Il mercato locale è piccolo, le industrie israeliane hanno l’abitudine a lavorare per il mondo, chi acquista in Israele, in definitiva, acquista per lavorare su scala internazionale. "Tra i settori interessanti ci sono le tlc, i semiconduttori, il software, ma anche l’agricoltura", dice Astore Modena, di celino, società israeliana specializzata in soluzioni informatiche. I rischi oltre quello politico? "Gli stessi del resto del mondo" dice Viterbi. Intanto, il governo cerca dia accelerare la riforma del mercato finanziario (le banche dovranno vendere le società di gestione dei fondi comuni e dei fondi pensione), e di portare vanti le privatizzazioni, più in un’ottica di sviluppo della concorrenza e di attrazione degli investimenti che di caccia a nuovi introiti. "Israele oggi è un laboratorio del mercato finanziario"dice Dani Schaumann, manager di Pioner Investements Unicredit. In attesa che scoppi la pace. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta a scrivere alla redazione del Sole 24 Ore per esprimere la propria opinione. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail pronta per essere compilata e spedita.