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Avvenire Rassegna Stampa
16.06.2005 Il piano di disimpegno da Gaza, tra lotte politiche interne e appoggi internazionali
la cronaca di Graziano Motta

Testata: Avvenire
Data: 16 giugno 2005
Pagina: 12
Autore: Graziano Motta
Titolo: «Sharon in panne chiesto il voto anticipato»
AVVENIRE di giovedì 16 giugno 2005 pubblica a pagina 12 un articolo di Graziano Motta.
Segnaliamo il fatto che Motta dà la notizia dello smantellamento di una cellula terroristica di Tanzim, che aveva reclutato anche quattro giovani tra i 15 ei 16 anni.
Notizia ignorata dagli altri quotidiani e dalla principale agenzia di stampa italiana, l'ANSA.

Ecco l'articolo:

Gli avversari del piano di ritiro di soldati e coloni israeliani dalla Striscia di Gaza tentano con colpi di coda di farlo fallire.
A scendere in campo ancora una volta il presidente della Knesset (il Parlamento), Reuven Rivlin, che, riflettendo sulle quattro sconfitte consecutive di ieri l'altro del primo ministro Sharon (per l'approvazione, sia pure di stretta misura, di altrettante mozioni di sfiducia), ha tratto la conclusione che «i giorni della coalizione sono finiti, come quelli della legislatura» e che pertanto occorre anticipare le elezioni. Con il sotteso intento - condiviso da parecchi altri esponenti dello stesso partito di Sharon - di far saltare l'applicazione del piano di ritiro prevista in agosto.
Con il medesimo obiettivo, un ideologo in vista della destra eversiva, Yossi Blum Halevy, ha accreditato la previsione dell'inevitabile scoppio questa estate della guerra civile, giungendo a ipotizzare una "separazione" dei coloni dallo Stato d'Israele e la costituzione di una "seconda Repubblica ebraica". L'ideologo ha illustrato le tecniche previste dalle forze armate per lo sgombero dei coloni e fatto un'analisi ragionata sulle reazioni di questi ultimi, esposte in un volume di 200 pagine diffuso via Internet. Si vanno ad aggiungere allo scenario preso in considerazione dallo Stato maggiore, e divulgato dal giornale Haaretz, di una resistenza armata a oltranza di coloni asserragliati in un bunker, decisi a sacrificarsi. Ieri l'altro in una conferenza stampa il nuovo capo di Stato maggiore, il generale Dan Halutz, aveva escluso il rischio di una guerra civile pur ammettendo che in caso di conflitto «i soldati non sarebbero stati degli anatroccoli da bersaglio». Ma nello stesso tempo si accentua il sostegno internazionale al primo ministro e al suo piano di ritiro.
Ieri è stato esplicitato dalla Francia, con l'invito del presidente Chiarc a Sharon di recarsi a Parigi il mese prossimo (il premier ha accettato, ma la data non è stata ancora fissata), e dall'Egitto in occasione della visita a Gerusalemme del generale Omar Suleiman, capo dei servizi di informazione e uno dei consiglieri più stretti del presidente Mubarak. Sembra stabilita una stretta collaborazione (anche militare per il trasferimento agli egiziani del controllo dell'asse Filadelfia, al confine di Gaza), che dovrebbe essere segnata con la messa in marcia della Road map di pace da una visita di Mubarak a Gerusalemme.
Nel frattempo, generali israeliani e palestinesi cercano di stabilire un coordinamento in materia di sicurezza che prevede il ritiro israeliano dalla città di Jenin, dopo quello da Gaza. In Cisgiordania tuttavia sono sempre attive delle cellule terroristiche dei Tanzim: ne è stata sgominata una composta da quattro attivisti e da quattro giovani (tra i 15 e 16 anni) che aveva base nei campi di Balata e Askar, presso Nablus.
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