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La Repubblica Rassegna Stampa
13.06.2005 Orrore nel gulag del nostro tempo :"Tra le torture anche i cd della Aguilera"
Guantanamo non è un gulag, ma un carcere. Chiamarlo gulag è banalizzare la realtà di quello vero.

Testata: La Repubblica
Data: 13 giugno 2005
Pagina: 19
Autore: un giornalista
Titolo: «Guantanamo, dobbiamo chiuderlo»
"Tra le torture anche i cd della Aguilera", è l'occhiello dell'articolo "Guantanamo dobbiamo chiuderla", pubblicato da LA REPUBBLICA di lunedì 13 giugno 2005. Nel "gulag del nostro tempo" si tortura con la musica pop.
Chi nei gulag sovietici è stato torturato con bastonature, gelo, lavori forzati e fame sino alla eliminazione fisica, si rassegni: dopo questi nuovi "orrori" il mondo non potrà che dimenticare con un sospiro di sollievo quelli veri, quelli sovietici.


Ecco l'articolo:

La copertina di Time è solo l´ultima goccia. Ma la pazienza dell´opinione pubblica e della classe politica americana nei confronti di quella fabbrica di scandali a ciclo continuo che Guantanamo è diventata sembra diminuire ogni giorno di più. E anche alla Casa Bianca, ormai, si dibatterebbe sempre più animatamente se la prigione nella base di Cuba debba essere mantenuta o no. Lo stesso vicepresidente Dick Cheney, pur negando («Non c´è alcun piano per chiuderla»), ammette in un´intervista a Fox News che queste decisioni sono «riviste in continuazione». Uno spiraglio che, sino a poco tempo fa pareva impensabile. Subito seguito dalla specificazione che «l´importante è capire che le persone che ci stanno sono persone cattive».
I nuovi dettagli rivelati dall´inchiesta che il settimanale newyorchese mette in prima pagina hanno ulteriormente scaldato i toni della discussione pubblica. Si scopre, infatti, che per cercare di far parlare il prigioniero numero 063, quel Mohammed al Qathami spesso indicato come il ventesimo terrorista dell´11 settembre, i militari erano arrivati a farlo abbaiare come un cane e impedirgli di dormire "sparando" a tutto volume la musica di Christina Aguilera. E non solo quello, e non solo a lui, stando alle 84 pagine del documento - che il Pentagono non ha smentito - con le istruzioni per gli interrogatori dei "combattenti nemici".
E anche nell´Amministrazione Bush le certezze cominciano a sgretolarsi. «Credo che siano divisi - ha ammesso il deputato repubblicano Duncan Hunter, presidente del comitato per le forze armate - credo che alcuni membri della Casa Bianca stiano arrivando alla conclusione che la leggenda (degli abusi, ndr) è diversa dalla realtà» ma, per mettere fine al dibattito, sarebbero pronti a chiudere la prigione «e andare avanti». Il penitenziario per sospetti terroristi è stato definito un moderno «gulag» da Amnesty International ed è diventato un simbolo della rabbia di molti musulmani nel mondo. Dopo che l´ex presidente Jimmy Carter e altre personalità ne avevano chiesto la chiusura il presidente Bush ha dichiarato, la settimana scorsa, di stare «esplorando tutte le alternative». Meno possibilista il ministro della Difesa Donald Rumsfeld che ha detto di non essere a conoscenza di nessuno, nell´Amministrazione, che starebbe pensando di dismetterla. Mentre un portavoce della Casa Bianca, alla domanda di commentare le dichiarazioni di Hunter, ha risposto: «Non dovremmo mai limitare le nostre opzioni».
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