Guardare la realtà con gli occhiali dell'ideologia cronache, bibliografie e statistiche "politicamente corrette"
Testata: Internazionale Data: 12 giugno 2005 Pagina: 15 Autore: Amira Hass - Aluf Benn -la redazione Titolo: «Un giro in auto - Come a Chicago - Crisi di identità - letture - Vittime»
INTRNAZIONALE del 3-9 giugno 2005 l'articolo di Amira Hass "Un giro in auto",che riportiamo. Dietro di noi qualcuno strombazzava e lampeggiava furiosamente. Io ero in auto con M., uno scrittore ebreo britannico, alla periferia di Ramallah; volevo fargli vedere che cos'è una città chiusa, accerchiata e assediata da imponenti insediamenti e posti di blocco israeliani. Ho rallentato pensando che l'automobilista – un giovane – avesse fretta, ma poi ho capito che mi stava "ordinando" di fermarmi.
Così ho continuato a guidare. Un brivido mi è corso lungo la schiena e ho ripensato ai frequenti racconti di teppisti palestinesi che, credendosi eroi di una rivoluzione inesistente, parlano con le armi. L'automobilista che avevo dietro di me corrispondeva alla descrizione.
Per fortuna la villa di Abu Mazen era appena dietro l'angolo e ho pensato che le guardie mi avrebbero potuto aiutare. Dopo avermi sbarrato la strada, il giovane si è precipitato fuori dall'auto e, tutto concitato, ha detto alle due guardie che si stavano avvicinando: "Sono ebrei, coloni".
"È un cretino", ho replicato agli agenti, che sembravano divertiti. La rabbia rendeva il mio accento israeliano ancora più evidente. "Facevo solo vedere a questo mio ospite l'assedio di Ramallah". Mi hanno chiesto se parlassi ebraico, al che il giovane in borghese – incoraggiato dalla domanda – mi ha ordinato di mostrargli la carta d'identità.
Rivolgendomi alle guardie, ho detto: "Per favore, chiamate Abu Rami, oppure Abu Fadi" (due prezzi grossi di al Fatah e dell'Autorità Palestinese). "Vi diranno loro chi sono". Sfoggiare la conoscenza di nomi influenti è sempre utile, purtroppo.
Ma il giovane ha continuato a insistere: "Venivano dalla colonia di Beit El. Fammi vedere la carta d'identità". "Fammi vedere tu la tua", ho replicato. "Tu chi sei? Forse sei un collaborazionista…". "Oh, no", hanno detto le guardie. "Lui protegge la sua patria". Gli hanno fatto cenno di risalire in auto e andarsene. Solo allora ho notato che aveva in mano un gelato che si stava sciogliendo. Amira Hass voleva mostrare allo scrittore ebreo britannico "che cos’è una città chiusa, accerchiata e assediata da imponenti insediamenti e posti di blocco israeliani". Invece ha trovato sulla sua strada uno di quei "teppisti palestinesi" che "parlano con le armi". Quello che lei e il suo ospite hanno visto è sato che nei Territori occupati gli israeiani rischiano costantemente la vita,posto che non siano amici di Abu Rami,oppure di Abu Fami. Che la rischiano i palestinesi,se appena vengono sospettati di essere "collaborazionisti". Hanno visto una società della paura,dominata dall'arbitrio degli uomini in armi. L'hanno vista,ma chissà se se ne sono accorti.
A pagina 36 INTERNAZIONALE del 3 giugno 2005 pubblica un articolo di Aluf Benn sul fattore demografico nel conflitto israelo-paletinese,nel quale si legge: In un articolo molto discusso,apparso nel 2003 sulla New York Rewiew of Books, Tony Judt ha sostenuto che "l'idea stessa di uno "stato ebraico" - uno stato cioè in cui gli ebrei e la religione ebraica hanno privilegi esclusivi,da cui i cittadini non ebrei sono per sempre esclusi – è un'idea radicata in un altro tempo e in un latro luogo. In breve Israele è un anacronismo" Ma Israele non è affatto un paese nel quale i cittadini ebrei godono di "privilegi esclusivi", cui i non ebrei non hanno accesso. Gli israeliani non ebrei hanno gli stessi diritti civili e politici degli ebrei. La qual cosa,in coda alla sconsiderata affermazione di Judt,doveva essere ricordata.
A pagina 38 INTERNAZIONALE offre una selezione, effettuata con chiari criteri ideologici dei libri disponibili sul conflitto arabo-israeliano,che riportiamo: Ilan Pappe Storia della Palestinamoderna Una terra due popoli,einaudi 2005,25,00 euro Benny Morris 1948 Israele ePalestia tra guerra e pace, Rizzoli 2005,10,50 euro Amira Hass Domani andrà peggio Lettere da Palestina e Israele Fusi orari 200515,00 euro Michel Warschawski, A precipizio. La crisi della società israeliana. Bollati Boringhieri 2004, 12,00euro Autori vari Parlare con il nemico.Narrazioni palestinesi e israeliane a confronto Bollati Boringhieri 2004,24,00 euro Di fatto, a parte il caso molto particolare di Morris, utilizzato dalla propaganda antisraeliana contro le sue stesse opinioni (almeno quelle più recenti), sono presenti solo autori fortemente critici,talora violentemente ostili a Israele.Come mai?
Ogni settimana INTERNAZIONALE aggiorna la statistica delle vittime del conflitto. Ecco i dati pubblicati dal numero del 3 giugno:
Numero di vittime dall'inizio della seconda intifada (28 settembre 2000). Dati aggiornati alle 16 del 31 maggio 2005 Tra le vittime palestinesi sono inclusi i kamikaze,mentre non sono conteggiate le persone accusate di colaborazionismo e uccise da altri palestinesi.
Palestinesi 3700 Israeliani 988 Altre vittime 74 Totale 4762
Ecco invece la statistica pubblicata il 10 giugno,aggiornata alle 16 dell'8 giugno, con le stesse avvertenze della precedente:
Palestinesi:3706 Israeliani: 988 Altre vittime: 74 Totale: 4768 Dunque secondo i dati di INTERNAZIONALE nell'ultima settimana vi sono state sei nuove vittime,tutte palestinesi. Chi erano? In quali circostanze si sono svolti i fatti? Una era Mraweh Khaled Kamil,uno dei capi "militari"della Jihad islamica,ucciso mentre resisteva in armi all'arresto,dopo che aveva ferito un militare israeliano. Secondo Israele stava preparando un' attentato suicida. Un altro era un membro della polizia palestinese secondo i palestinesi, della Jihad secondo gli israeliani che durante il tentativo di arresto di Kamil aveva aperto il fuoco contro i soldati. Un altro,ucciso mentre cercava di attraversare il confine tra Gaza e l'Egitto, secondo gli israeliani era un cottrabbandiere,che nel contesto palestinese significa in genere un trafficante d'armi per i gruppi terroristici. Altri due erano i lavoratori palestinesi uccisi nell'insediamento di Gush Katif da un razzo Qassam lanciato dalla Jihad islamica. Sono dunque stati uccisi da "altri palestinesi", sebbene non perchè accusati di "collaborazionismo". Siamo a cinque vittime.La sesta? La sesta è il lavoratore cinese perito nello stesso attacco,che avrebbe dovuto portare a 75 il numero delle "altre vittime",rimasto invece invariato dalla settimana precedente. Da notare che le informazioni sull'attacco terroristico sono riportate da INTERNAZIONALE nella cronaca "Attacco a Gush Katif"(nella quale per altro l'attentato viene definito una vendetta per la morte del capo terrorista Kamil,nonostante il fatto cha attacchi con mortai e razzi avessero preceduto ques'ultimo episodio):l'errore di computo non sembra allora dovuto a mancanza di informazione.
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