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La Stampa Rassegna Stampa
08.06.2005 Razzi qassam e propaganda fondamentalista contro la tregua
cronache corrette

Testata: La Stampa
Data: 08 giugno 2005
Pagina: 11
Autore: Aldo Baquis - un giornalista
Titolo: «Hamas riapre la guerra dei razzi - Accuse ai soldati israeliani»
LA STAMPA di mercoledì 8 giugno 2005 pubblica una corretta cronaca di Aldo Baquis, "Hamas riapre la guerra dei razzi" ( va detto che la "guerra dei razzi" non era mai stata realmente chiusa, ma anche la titolazione, in questo caso, è accettabile rispettando almeno la cronologia degli eventi e indicando la responsabilità degli atti terroristici).

Ecco il testo:

Sei morti e oltre dieci feriti sono il bilancio di una nuova giornata di violenze nei Territori mentre i dirigenti israeliani e palestinesi non sono ancora riusciti a trovare una formula efficace di cooperazione, cosa che apre spazi di manovra ai miliziani di Hamas e della Jihad islamica.
Nel tentativo di rilanciare in qualche modo il dialogo israelo-palestinese e la realizzazione del tracciato di pace (anche in vista del ritiro israeliano da Gaza, fissato per agosto), ieri sono giunti il ministro degli Esteri britannico Jack Straw e un emissario del Quartetto, James Wolfensohn. Entrambi prevedono adesso una fitta serie di incontri con i dirigenti delle due parti.
Ma quella di ieri è stata una giornata segnata dalla violenza: è inziata con un bombardamento di Hamas della cittadina israeliana di Sderot, è proseguita con la uccisione da parte di Israele di un comandante militare della Jihad islamica, si è sviluppata con nutriti attacchi di razzi contro le colonie ebraiche di Gaza e si è conclusa con nuove minacce da parte di Hamas scaturite da informazioni ancora da accertarsi sulla possibile profanazione di copie del Corano in un carcere israeliano.
In quelle ore drammatiche - mentre la popolazione palestinese scendeva in strada nella cittadina cisgiordana di Kabatya per protestare contro un raid israeliano e mentre la popolazione della cittadina israeliana di Sderot invocava misure difensive contro le «bande terroristiche palestinesi» - sia il presidente Abu Mazen sia il premier Ariel Sharon hanno mantenuto il silenzio. Contestati entrambi in casa da forze politiche irruenti e radicali, i due dirigenti settantenni sembrano lasciarsi trainare dagli eventi. Con grande difficoltà hanno fissato un incontro per il 21 giugno, a Gerusalemme: ma i loro collaboratori non hanno ancora messo a punto la agenda di lavoro.
Ieri a Kabatya Israele è riuscito ad assestare alla Jihad islamica un colpo severo uccidendo Marweh Abu Zaid Kmail, 27 anni, un comandante militare locale che in questi mesi era impegnato nella produzione di prototipi di razzi Qassam che dovevano essere utilizzati per minacciare in futuro la vicina città israeliana di Afula. Kmail - che avrebbe potuto arrendersi - ha preferito vendere cara la vita. Per sopprimerlo, è dovuta intervenire una ruspa militare che ha raso al suolo un'ala della casa dove si nascondeva.
Da Gaza un dirigente della Jihad islamica, Mahmud al-Hindi, ha accusato Israele di puntare ad una escalation. Non aveva finito di parlare e già i razzi della Jihad islamica venivano lanciati contro la città israeliana di Sderot (Neghev) e contro le colonie ebraiche a sud di Gaza. Uno dei razzi palestinesi (ieri ne sono piovuti a decine) ha centrato una serra nella colonia di Ganey Tal: tre morti (due manovali palestinesi e un cinese) e cinque feriti.
In mattinata - prima ancora della battaglia di Kabatya - Sderot era stata centrata anche dai razzi Qassam di Hamas. Secondo un portavoce degli integralisti palestinesi era quella una «lezione» impartita ad Israele in ritorsione agli eventi del giorno precedente quando la polizia israeliana era intervenuta nella Spianata delle Moschee di Gerusalemme per sedare tumulti. Con quei razzi (che hanno centrato un appartamento e che solo per un caso non hanno provocato altre vittime) Hamas ha dunque mostrato di voler seguire l'esempio dei guerriglieri libanesi Hezbollah che pure non disdegnano talvolta di colpire obiettivi israeliani in Galilea per inoltrare messaggi politici al governo Sharon.
«Ci sentiamo in ostaggio delle bande terroristiche palestinesi» ha detto ieri il sindaco di Sderot Ely Moyal al capo di stato maggiore generale Dan Halutz. Questi ha spiegato che per Israele in questa fase è necessario non infrangere la «calma» nei Territori per non indebolire il regime di Abu Mazen. Ragione per cui non è per ora prevedibile una offensiva contro il braccio militare di Hamas e della Jihad islamica.
In questo contesto è giunta ieri la prima conferma britannica che emissari del Foreign Office si sono incontrati nei Territori con esponenti di Hamas «eletti democraticamente» nelle ultime elezioni municipali. Nel suo incontro con Straw, il ministro israeliano degli esteri Silvan Shalom ha protestato con energia e ha rilevato che «è impossibile distinguere in seno a Hamas fra la direzione politica e il suo braccio armato». «E' un'unica organizzazione terroristica», ha esclamato Shalom.
Straw ha replicato che la Gran Bretagna non intraprenderà comunque con Hamas alcun dialogo politico finché quella organizzazione non cancellerà dal proprio programma politico l'impegno a distruggere Israele e non ripudierà la lotta armata.
Un'altro articolo di Baquis riguarda le "Accuse ai soldati israeliani:
«Hanno profanato il Corano»"

Ecco il testo:

TEL AVIV. Centinaia di militanti della intifada detenuti nel carcere di Megiddo (bassa Galilea) hanno proclamato sciopero della fame ad oltranza per protesta per quella che definiscono una «profanazione» da parte dei soldati israeliani di guardia di tre libri del Corano che avevano con sè. Issa Karoke, dirigente del «Club dei prigionieri palestinesi», ha appreso dai detenuti che i soldati avrebbero stracciato le pagine del Corano. La direzione del carcere di Megiddo, secondo prime informazioni, ammette che durante una vasta ispezione quei libri sono stati presi in mano dai soldati e che alcuni fogli sono involontariamente caduti a terra: ma si tratterebbe di pagine più grandi dei volumi, di fogli cioè separati e dunque non parte dei testi sacri. Nelle tende dei detenuti i soldati hanno trovato fra l’altro decine di telefoni cellulari (vietati) ed oggetti contundenti. Nel tentativo di circoscrivere comunque l’episodio, la direzione del carcere ha promesso un’inchiesta approfondita. Ma gli islamici di Hamas non sembrano avere intenzione di attendere e già ieri hanno minacciato ritorsioni. «Israele deride la nostra religione, prima profanando la moschea al-Aqsa (allusione ad incidenti di lunedì' sulla spianata delle Moschee di Gerusalemme) e poi dissacrando il nostro santo Corano». «Tali oltraggi non possono restare impuniti», avverte Hamas. Molto emotiva anche la reazione di due deputati arabi israeliani secondo i quali «Megiddo rischia di essere una nuova Guantanamo».
Infine un trafiletto sulle ipotesi circa le condizioni di salute del presidente dell'Anp Abu Mazen.

Ecco l'articolo:

Giallo sulla salute del leader palestinese, brevemente ricoverato la scorsa settimana per un intervento chirurgico. Si parlava di problemi cardiaci, forse di un’angioplastica, ma il quotidiano Al-Quds Al-Arabì ha scritto ieri che Abu Mazen potrebbe essere di nuovo affetto dal tumore alla prostata, che credeva di aver debellato una decina di anni fa. Ad alimentare le voci, la decisione a sorpresa del leader palestinese di istituire la carica di vicepresidente, non prevista dallo statuto dell’autonomia, per poter venire sostituito in caso di morte improvvisa.
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