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Informazione Corretta Rassegna Stampa
07.06.2005 La capitale eterna ed indivisibile delle strumentalizzazioni
rassegna di quotidiani

Testata:Informazione Corretta
Autore: la redazione
Titolo: «Lancio di sassi sui fedeli ebrei e successivi scontri: cronache, commenti e vignette che ignorano i fatti»
LA REPUBBLICA di martedì 7 giugno 2005 pubblica a pagina 12 l'articolo di Alberto Stabile "Gerusalemme, un giorno di violenza".

Yom ha Yerushalayim è la festività dedicata dallo stato di Israele alla
riunificazione di Gerusalemme. Ma per Stabile è la festività della conquista
israeliana della parte araba della città.
Proviamo pertanto a mettere qualche puntino sulle "i" di una memoria storica
a senso unico come la sua che, guarda caso, è sempre in grado di far
emergere opinioni (non fatti) anti-israeliane e di seppellire quelle che non
si conformano a quanto vorrebbe.
Dunque, torniamo al maggio del 1967.Gerusalemme è divisa da vent'anni, da
quando (si legga il libro sempre attuale "Gerusalemme,Gerusalemme" di
Lapierre e Collins) l' esercito giordano coadiuvato da altri eserciti arabi
ne conquistò dopo aspri combattimenti la parte antica. Questa parte antica
racchiude, divisi ed omogenei ma in simbiosi, i quartieri arabo ebraico
cristiano ed armeno; qui si trovano i massimi luoghi sacri della
cristianità ed alcuni luoghi santi dell' islam, ma anche l'unico (ripeto:
l'unico) luogo santo dell' ebraismo, il Muro occidentale detto anche muro
del pianto, muro perimetrale del distrutto Tempio di Salomone.
Da allora e fino al 1967 il quartiere ebraico della città antica fu quasi
raso al suolo, le pietre delle sinagoghe e le pietre tombali furono
sradicate per lastricarne le strade e le latrine delle caserme arabe, ed a
tutti gli ebrei (ripeto: a tutti gli ebrei, non a tutti gli israeliani; agli
ebrei italiani, americani, tunisini, brasiliani....) fu vietato l' accesso
al Muro occidentale.
Questa fu la conquista israeliana: grazie alle armi israeliane ed al
sacrificio di molte vite il popolo ebraico potè nuovamente avere il
privilegio di pregare ai piedi di quel muro, come ha fatto anche papa
Giovanni Paolo II accomunandosi in quell' istante alla simbologia spirituale
del gesto. Fu questa, e null'altro.
I luoghi santi dell' islam sono rimasti all'islam (in quanto religione), i
luoghi santi della cristianità sono rimasti alla cristianità. Ogni fedele vi
può accedere per pregare.
Gerusalemme capitale d'Israele unica ed indivisibile è lo slogan che fa da
fulcro ai festeggiamenti che, con gioia ma anche con il dolore per le vite
perse, si concentrano attorno a questa giornata.Significa che il popolo
ebraico riconosce in Gerusalemme la sua città santa, ed Israele riconosce in
essa la sola possibile garanzia per la libertà di culto estesa a tutti, ma
anche garantita agli ebrei. Che esse sia invece divisibile sotto altri
aspetti è documentato dalle trattative condotte dal governo Barak con l'
Autorità Palestinese, che prevedevano anche una forma di sovranità
palestinese su una parte della città.
Stabile non ama ricordare queste cose, preferisce gettare veleno su Israele.
Lo stesso titolo dell' articolo, che viene smentito dalla cronaca che egli
descrive nel testo, fa da trampolino a questa falsificazione: "Scontri sulla
Spianata delle moschee tra palestinesi e nazionalisti ebrei" vi si legge,
sotto al titolo che pare indicare una violenza scatenata da entrambe le
parti. Ma leggendo l' articolo si vede poi che centinaia di palestinesi
hanno lanciato pietre contro gli ebrei (senza che vi si dica, però, che la
Spianata dalla quale tiravano le pietre si trova "sopra" il Muro del pianto
e che pertanto le pietre arrivavano direttamente sulle teste dei fedeli),
mentre un gruppo di dimostranti nazionalisti ebrei si è limitato ad
inscenare un pacifico e poco folto corteo che si è immediatamente sciolto
quando la polizia ne ha fatto richiesta.
Ma già, a Stabile fa più gioco ricordare la "passeggiata" di Sharon che
descrivere con obiettività il contesto dei fatti.
Per concludere degnamente l' articolo, Stabile si avventura in una
descrizione abbastanza fantasiosa del problema degli insediamenti illegali,
trascurando del tutto di indicare fra i motivi dello stallo diplomatico
anche altri piccoli ed insignificanti (per lui) dettagli, quali l'
incapacità di Abu Mazen di tenere sotto controllo i gruppi radicali e gli
incitamenti alla violenza che provengono da moschee e dalla sua stessa
televisione di stato.

Ecco l'articolo:

Come di consueto, in occasione della cosiddetta «Giornata di Gerusalemme», che marca l´anniversario della conquista israeliana della parte araba della città durante la guerra del 1967, la tensione è salita intorno alla Spianata delle Moschee o Monte del Tempio, a seconda delle appartenenze. La polizia ha dovuto fronteggiare prima alcune centinaia di giovani palestinesi che tiravano pietre verso un gruppo di visitatori ebrei e poi una cinquantina di ultra-nazionalisti israeliani che si ripromettevano di penetrare nei luoghi santi islamici.
Nel primo incidente, due israeliani sono rimasti leggermente feriti e un giovane palestinese, che s´era avvicinato agli agenti con intenzioni bellicose, è stato arrestato. Per far arretrare i lanciatori di pietre, la polizia ha fatto esplodere diverse granate assordanti. Dopo un´ora, tuttavia, la calma era stata ristabilita. A questo punto sono entrati in scena i «Fedeli del Monte del Tempio», un gruppo dell´estrema destra nazional-religiosa che si ripromette di sloggiare i musulmani dai luoghi sacri alla loro religione e di costruire il Terzo Tempio laddove, da secoli, sorge la moschea Al Aqsa, venerata in tutto il mondo islamico. Da mesi la polizia tiene d´occhio questi ed altri gruppuscoli ultrà, temendo che possano mettere in atto una provocazione violenta contro la spianata delle Moschee, con l´intento di scatenare un nuovo conflitto tra israeliani e palestinesi tale da far saltare il ritiro da Gaza, che comincerà, secondo le previsioni, il 17 agosto. I dimostranti portavano a spalla una cassa da morto con sopra scritto «ritiro». Senza bisogno di usare violenza, la polizia li ha fermati a una cinquantina di metri dall´ingresso alla spianata: nessuno arresto.
Il bilancio di questa giornata di tensione appare senz´altro più pesante sul piano politico. Il Presidente dell´Autorità Palestinese, Mahamud Abbas (Abu Mazen) ha mostrato di non digerire i ripetuti tentativi di invadere la spianta delle Moschee da pare degli estremisti israeliani. Abu Mazen ha ammonito il governo israeliano, il quale, assieme alla comunità internazionale, «dovrebbe impedire queste violazioni ingiustificate e pericolose». Violazioni, aggiunge che potrebbero avere «terribili conseguenze». Allusione alla seconda intifada che ebbe come causa scatenante o come pretesto, la famosa «passeggiata» di Sharon sul Monte del Tempio. Da parte israeliana nessuna risposta, ma in serata il primo ministro Ariel Sharon ha fatto dichiarazioni piuttosto dure: «Gerusalemme è nostra per l´eternità e non apparterrà mai più agli stranieri», ha detto durante la cerimonia al Givat Hatahmoshet, la cui conquista da parte dei paracadutisti israeliani aprì la strada alla presa della parte orientale della città.
Il fatto è che l´attesa del ritiro sembra aver congelato quel dialogo appena accennato a Sharm el Sheik e ripetutamente, quanto inutilmente, sollecitato da George W. Bush. Il processo di Sharm, se così si può chiamare, va avanti con una lentezza esasperante. Al punto che il raìs egiziano, Hosni Mubarak, tramite il suo portavoce, ha accusato ieri Israele di tergiversare. Non soltanto l´impegno a smantellare gli avamposti (vengono così chiamati gli insediamenti nella loro fase embrionale), previsto dalla Road Map, non è stato rispettato. Non soltanto, gli stessi avamposti, che al varo della Road Map, nel 2003, erano poco più di una dozzina, sono diventati 105. Ma continuano a crescere, anche dopo il rapporto del giudice Sasson sulle complicità governative, statali, di cui l´intrapresa dei coloni ha ampiamente goduto: «Da quando è stato presentato il rapporto - ha detto - non è successo niente. Le costruzioni continuano come prima». L´unica differenza è che adesso i coloni non cominciano portando i caravan sulle colline dei Territori occupati, ma costruiscono di punto in bianco le loro case. E nessuno li ferma.
IL SOLE 24 ORE dedica agli avvenimenti di Gerusalemme il breve articolo a pagina 7 "Scontri israelinai-palestinesi sulla Spianata delle Moschee".
La prima frase riferisce di "Scontri tra israelinai e palestinesi ieri mattina attorno alla Spianata delle Moschee di Gerusalemme". Lo scontro è poi così sintetizzato: "Lacrimogeni contro pietre", riecheggiando eswpressioni propagandistiche come "pallottole contro sassi".Soltanto la terza frase del pezzo ci informa, con un'ingiustificato scetticismo, che "Stando a un portavoce della polizia, le forze di sicurezza sono intervenute sulla Spianata dopo che diverse centinaia di palestinesi hanno lanciato pietre contro ebrei israeliani - due dei quali sono stati feriti leggermente - entrati provocatoriamente nella spianata delle moschee". Lo scetticismo è ingiustificato perchè nessuno ha contestato la versione della polizia, del resto confermata dalla presenza di due feriti. Che l'ingresso nella Spianata delle Moschee da parte del gruppo di ebrei fosse una "provocazione" è un'opinione del cronista, condivisa dagli estremisti isalmici palestinesi, che doveva essere separata dai fatti. Da rilevare infine che in tutto l'articolo non si fa menzione del fatto che quella che per i musulmani è la Spianata delle Moschee, per gli ebrei è il Monte del Tempio.

IL GIORNO pubblica a pagina 17 l'articolo "Gerusalemme, scontri sulla Spianata delle Moschee nell'anniversario della guerra dei sei giorni". Nè nel titolo, nè nell'articolo i fatti vengono riferiti nella loro relae dinamica ( il lancio di sassi contro il gruppo di ebrei, l'intervento della polizia, il nuovo intervento per fermare gli aderenti a Revavà)

IL GIORNALE pubblica a pagina 16 l'articolo di Marta Ottaviani "Torna la tensione in Israele. Scontri tra polizia e palestinesi sulla spianata delle Moschee". Il titolo è ambiguo e non spiega ch ecosa è relamente avvenuto. L'articolo contiene un'affermazione falsa: la visita di Ariel Sharon alla Spianata delle Moschee, il 28 maggio 2000 non "provocò lo scoppio della seconda intifada" che, come affermato da ministri dell'Anp in interviste a giornali arabi, era preparata da tempo quando la visita, concordata del resto con il Waqf, l'ente custode dei luoghi santi islamici, ebbe luogo.

IL MANIFESTO pubblica in prima pagina una vignetta di Vauro: "Gerusalemme . granate assordanti sulla spianata delle Moschee". "Occhio!" grida un tale a una colomba della pace "Come ?", risponde quella stordita, mentre una granata le si avvicina pericolosamante. Della premessa del lancio delle granate assordanti, il lancio dei sassi sugli ebrei entrati alla Spianata delle Moschee, Vauro ignora l'esistenza.

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