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Il Manifesto Rassegna Stampa
07.06.2005 La democrazia ? In Siria può attendere
intanto parla il partito (Baath)

Testata: Il Manifesto
Data: 07 giugno 2005
Pagina: 8
Autore: Michele Giorgio
Titolo: «Bashar tenta il rilancio della primavera di Damasco»
Cronaca dell'apertura del decimo congresso del Partito Baath, "avvenimento politico di grande rilievo". Forse, ci auguriamo, come il diciassettesimo o il diciottesimo congresso del Pcus. Che nessuno ovviamente ricorda più. Perchè non erano avvenimenti, ma liturgie di un potere che non voleva cambiare e che alla fine venne spazzato via dalla storia.
Quando ciò avverrà anche per i totalitarismi mediorientali sarà interessante rileggere le cronache di Giorgio inviato comunista al congresso del partito nazionalsocialista siriano. La sua asettica tolleranza verso le violazioni dei diritti umani del regime, la sua freddezza verso lerivendicazioni della minoranza curda, la sua denuncia di un inesistente "assedio" israeliano.

Ecco l'articolo:

È destinato a rivelarsi un appuntamento politico di grande rilievo il decimo congresso del partito Baath che si è aperto ieri a Damasco, a poco più di un mese dal ritiro delle truppe siriane dal Libano dove erano rimaste per 29 anni. Bashar Assad che, sotto l'urto dei conservatori che dominano i livelli medio-alti del partito, aveva dovuto mettere da parte la «primavera di Damasco» lanciata nel 2000, subito dopo la sua nomina a presidente, sembra avere di nuovo margini di manovra per rilanciare il suo paese tenuto sotto assedio dagli Stati Uniti e dai suoi alleati (a cominciare da Israele) e che deve fare i conti con incerte prospettive di sviluppo economico (gli Usa in questi giorni stanno premendo sui paesi europei affinché continuino a rinviare la firma dell'accordo bilaterale di cooperazione Ue- Siria). Assad ieri ha lanciato un appello per «allargare la partecipazione popolare», combattere la corruzione e modernizzare il Baath e senza fare riferimento diretto alle pressioni americane, ha detto che è «necessario affrontare in modo coraggioso e ragionevole gli sviluppi internazionali». Sarà il congresso della rinascita della Siria, del rinnovamento radicale del Baath che controlla il paese dal 1963? I siriani se lo augurano così come auspicano che ci siano maggiori aperture democratiche e la realizzazione di diritti per tutti nel paese, compresi i curdi che sono tornati a manifestare.

È di almeno un dimostrante ucciso e altri tre feriti il bilancio degli scontri con la polizia scoppiati tra domenica e lunedì a Qamishli (680 km a nord-est di Damasco) nel corso di una manifestazione per reclamare «la verità» sull'omicidio di un religioso islamico curdo (secondo altre fonti i morti sarebbero due: un ufficiale di polizia e una donna rimasta gravemente ferita e deceduta in ospedale). Qamishli era già stata teatro nel marzo del 2004 di violenti incidenti che avevano provocato da 25 a 40 morti. Il religioso curdo, Mohammed Maashuq Khaznawi, era stato rapito il 10 maggio ed è stato ritrovato ucciso mercoledì scorso. La polizia ha attribuito l'omicidio a una «banda di criminale», ma l'intera Qamishli ha chiesto la formazione di «una commissione d'inchiesta indipendente». Ieri era previsto un sit-in di protesta a Damasco del partito curdo Yekiti (fuorilegge) ma è stato cancellato all'ultimo minuto. I 1.231 delegati del Baath ieri hanno accolto Assad con un'ovazione. Il congresso poi ha osservato un minuto di silenzio in memoria del presidente defunto Hafez al Assad e dei «martiri della nazione araba». Seduto fra il vicepresidente Abdel Halim Khaddam e il numero due del partito, Abdallah al-Ahmar, Bashar Assad ha detto «dobbiamo allargare la partecipazione popolare» associandola al «potere decisionale» attraverso «una maggiore apertura verso le forze nazionali, che permetterebbe a tutti di contribuire alla costruzione della Siria».

Il presidente ha affermato che «la priorità è quella di migliorare le condizioni di vita dei cittadini» e di lottare «contro la corruzione che rappresenta un problema economico e sociale». Allo stesso tempo ha invitato i delegati a «rispettare il ruolo del Baath, sviluppare la sua ideologia e modernizzare il suo progetto sociale». Il presidente però non ha fatto riferimenti aperti a politiche volte a garantire la libertà di espressione e organizzazione politica o ad un maggior rispetto dei diritti umani, così come si attendono i riformisti del Baath e, soprattutto, i dissidenti. Il Congresso, che si concluderà giovedì, dovrebbe però proporre elezioni amministrative libere per il 2007 e, novità importante, una legge che autorizzi la formazione di altri partiti. A condizione però che le nuove formazioni politiche non abbiano «basi religiose né etniche», cosa che escluderebbe per esempio movimenti islamici e curdi.

Il congresso potrebbe anche chiedere la revoca dello stato di emergenza in vigore dal 1963 e lo scioglimento della Corte di sicurezza dello Stato ma, ovviamente, non metterà in discussione l'articolo 8 della Costituzione, che prevede che il Baath sia «la guida della società e dello Stato». Non è escluso che la risoluzione finale faccia riferimento ad una nuova legge per rendere più libera l'informazione. Ieri mattina il Syria Times ha scritto che il congresso del Baath ha alimentato le aspettative di molti, per «affrontare i problemi economici, sbrogliare la matassa delle regole burocratiche che strangolano le attività commerciali, e introdurre riforme politiche e democratiche lungimiranti».
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