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Libero Rassegna Stampa
07.06.2005 Inchiesta sulle giovani reclute israeliane
interessante, ma con qualche espressione impropria sul rapporto tra ebraismo e cristianesimo

Testata: Libero
Data: 07 giugno 2005
Pagina: 15
Autore: Andrea Finessi - la redazione
Titolo: «I ragazzi di Tsahal, nell'esercito come in classe - Il decalogo di Tsahal»
LIBERO di martedì 7 giugno 2005 pubblica un articolo di Andrea Finessi sull'esercito israeliano.
Finessi ha nei confronti dell'esercito israeliano e delle sue giovani reclute un atteggiamento scevro da pregiudizi negativi, e il suo è un pezzo interessante e informato.
Lasciano tuttavia perplessi alcune espressioni: per esempio l'idea che il giuramento sul Vangelo che alcuni soldati israeliani preferirebbero a quello sulla Torah sia il prodotto delle modificazioni prodotte nell'ebraismo da " duemila anni di convivenza, crociate, pellegrinaggi, cultura e, in generale, occidente" sembra nascere da una indebita confusione tra l'occidente ( che ha radici anche ebraiche) e il cristianesimo. Anche la descrizione dei giovani rabbini che "devono vivere seguendo strettamente la Torah" ma con "muta rassegnazione" lascia perplessi: bisognerebbe chiederlo a loro, consapevoli che nell'ebraismo, come in ogni altra religione, sono in molti ad aderire ai dettami religiosi con convinzione e intima serenità

Ecco l'articolo:

Forse è successo qualcosa in città, si vedono soldati di Tsahal, le Forze di Difesa di Israele, correre dappertutto. Gerusalemme è piena di soldati che riempiono le strade e vanno in un'unica direzione. Sono armati, ma non vanno a combattere. Al muro del pianto si radunano tutti e scendendo dalla città vecchia si scorge che la piazza è gremita di persone e rastrelliere per i fucili sono posate per terra. C'è una cerimonia, i soldati giurano davanti a Dio di proteggere lo Stato d'Israele. Il loro giuramento, la loro ultima decisione su cosa fare della propria vita, anche se di decisione in fondo non si t r at t a . Esentati solo i rabbini Tre anni dura l'addestramento di Tsahal, l'IDF, l'esercito di difesa più efficiente al mondo. Non c'è alternativa, o sei un rabbino o sei un soldato, tutti coloro che non studiano la Torah entrano a far parte della scuola di addestramento, uomini e donne, e una volta finita, per un mese all'anno ognuno ritorna ad addestrarsi per aggiornarsi ed essere sempre pronto a combattere. Dopo i primi mesi di addestramento viene consegnato formalmente alle giovani reclute il fucile. Ragazzi e ragazze giocano, scherzano insieme, per loro è una serata di festa, sembrano contenti e ridono. Sono giovani e tengono i fucili come se per loro fosse la cosa più naturale, come se ci fossero nati insieme. Alla loro età in Italia i ragazzi frequentano l'università, alle sette bevono l'aperitivo e la sera vanno in discoteca o al cinema, le uniche bandiere che tengono in mano sono quelle della squadra del cuore e gli unici inni che cantano sono i cori da stadio. Anche in Israele i ragazzi vanno al cinema ed escono la sera, ma per tre anni lo fanno sempre indossando la divisa, gioiscono a mostrare la bandiera del loro reggimento, inneggiano anche loro cori e inni, ma pensano alla loro squadra, non di calcio, ma di compagni che hanno a fianco. Gerusalemme si ferma a guardare l'entusiasmo di questi ragazzi, i genitori scattano foto insieme al figlio in divisa e ricordano il giorno in cui è toccata a loro quella cerimonia. Tutti sono soldati, il padre, la madre, la sorella, la guerra è una realtà che entra dalla porta di casa e dorme sotto i letti. Perché dal ' 48 non si è mai smesso di combattere in queste terre, dal primo conflitto arabo- israeliano l'esercito ha sempre dovuto aggiornare i propri armamenti e strategie, gli israeliani sanno che le loro battaglie si devono combattere spesso fra le mura di casa. La dottrina dell'esercito dice che Israele non può permettersi di perdere nemmeno una singola battaglia e che uno dei primi obiettivi di contrattacco consiste nel trasferire la guerra nel territorio avversario velocemente. Eppure le battaglie sono molte e su molti fronti, non solo territoriali ed è difficile spostare i combattimenti nel territorio nemico quando si convive a stretto contatto con il " nemico ?. È uno Stato che intende affermarsi ormai da tempo e che difende con orgoglio il proprio patrimonio culturale e religioso. Religioso perché il fatto di essere ebrei è inscindibile da ogni aspetto quotidiano della vita degli israeliani, persino l'esercito si fonda sul Vecchio Testamento, e i soldati giurano su di esso. Non tutti, però. Alcuni soldati parlano, sono giovani e non si fanno molti problemi, dicono che alcuni di loro, pur essendo ebrei, giurano sul Nuovo Testamento. È difficile da credere ma chiedendo a diversi soldati lo confermano e dicono che c'è una cerimonia a par te. Il giuramento sul Vangelo La questione è spinosa, c'è il massimo riserbo su questa informazione e a livello ufficiale non se ne parla. I tempi cambiano, Israele cambia, forse che duemila anni di convivenza, crociate, pellegrinaggi, cultura e, in generale, occidente, sono entrati nel mondo ebraico e hanno intaccato quelle tradizioni antiche da cui discende, ma è faticoso crederci stando a Ger usalemme. Un rabbino sta con la bocca aperta ad osservare i soldati che urlano, ballano e bevono bibite, prima della cerimonia, saltano tenendo alti i fucili e gli occhi del rabbino fissano le divise verdi. I giovani rabbini guardano il giuramento dei soldati e stanno in silenzio, ma nei loro occhi si vede chiaramente cosa pensano: sono ragazzi anche loro e vedono la libertà dei soldati come qualcosa che non avranno mai, devono vivere seguendo strettamente la Torah, una muta rassegnazione, qualcuno stringe le mani e saluta il proprio amico d'infanzia o il vicino di casa ed è felice con lui. Nonostante questo sul muro del pianto non c'è distanza fra essi, rabbini e soldati appoggiano la testa od oscillano allo stesso ritmo pregando, tutti e due servono Israele, in modi diversi, ma lo stesso Dio. Questi soldati sono solo all'inizio, urlano forte, si caricano a vicenda di entusiasmo, ma quando finiscono di urlare per brevi istanti cala il tono delle voci e i volti si fanno subito seri, forse non sanno dove saranno destinati, ma sanno cosa andranno a fare. Hanno paura e hanno la fede, hanno l'incoscienza e hanno coraggio, ma soprattutto, molti di loro hanno la speranza che si arrivi alla pace.
Lodevole la pubblicazione del "decalogo di Tsahal", una sintesi del codice etico dell'esercito israeliano, istituzione lontanissima dalle caricature demonizzanti che ne fanno troppo spesso i mezzi di informazione.

Ecco il testo:

IL DECALOGO DI TSAHAL Cosa può e cosa non può fare il sodlato di Israele 1. Si possono intraprendere azioni militari esclusivamente contro dei bersagli m i l i ta r i . 2. L'uso della forza deve essere proporzionale all ' offesa. 3. I soldati possono usare esclusivamente armamenti provenienti dall'IDF stessa. 4. Chiunque si arrenda non può essere attaccato. 5. Solo chi è a d e g u a ta m e n t e addestrato può interrogare i prigionieri. 6. I soldati devono concedere dignità e rispetto alla popolazione palestinese che viene a r r e s ta ta . 7. I soldati devono dare appropriate cure mediche a se stessi e, quando le condizioni lo permettono, al nemico 8. Il saccheggio è assolutamente e totalmente proibito. 9. I soldati devono mostrare un corretto rispetto per siti e artefatti religiosi e culturali. 10. I soldati devono proteggere gli operatori di aiuti internazionali, incluse le loro proprietà e veicoli. 11. I soldati devono denunciare tutte le violazioni a questo codice.
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