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La Stampa Rassegna Stampa
05.06.2005 Una foto che non c'entra con l'articolo
è cambiato il capo servizio esteri, ma le cattive abitudini restano

Testata: La Stampa
Data: 05 giugno 2005
Pagina: 10
Autore: Aldo Baquis-La redazione esteri
Titolo: «Abu Mazen sfida Hamas e rinvia il voto»
Oggi 5 giugno 2005, tutti i giornali riportano la notizia del rinvio del voto nei territori dell'Autorità palestinese con la rabbiosa risposta di Hamas contro Abu Mazen. LA STAMPA ne fa una cronaca con il pezzo di Aldo Baquis che riportiamo.
Abbiamo scelto quello della STAMPA perchè ci dà l'opportunità di segnalare come, ancora una volta, sia dura a morire la brutta abitudine del quotidiano torinese di pubblicare fotografie che non c'entrano nulla con l'articolo che dovrebbero illustrare. Accanto all'articolo di Baquis, che racconta la lotta interna palestinese fra Abu Mazen e i terroristi di Hamas sul rinvio delle elezioni nei territori, il desk esteri della STAMPA ha scelto una fotografia che non c'entra nulla. Ecco la didascalia accanto all'immagine: "La dura contrapposizione tra militari israeliani,da un lato, e palestinesi e militanti pacifisti dall'altro, contro la costruzione del muro in Cisgiordania".
Capito ? ci chiediamo cosa c'entri quella foto con l'articolo di Baquis.
E ci chiediamo cosa ha spinto il redattore della STAMPA a scegliere "quella" foto. Che l'abbia fatto per rinfrescare la memoria dei lettori sui cattivi isrealiani che costruiscono il "muro" mentre i buoni palestinesi, insieme ai pacifisti, inutilmente si oppongono ? a pensar male si fa peccato, diceva Andreoti che se ne intendeva, ma si azzecca quasi sempre.
Ci farebbe piacere che i nostri lettori ne chiedessero conto alla STAMPA.

Eccoil pezzo di Baquis, per comprendere quanto la fotografia c'entrasse per niente con il testo.


TEL AVIV
Il tempo stringe, i preparativi necessari non possono più essere completati e dunque le elezioni politiche del 17 luglio devono forzatamente essere rinviate. Questo l'annuncio del presidente palestinese Abu Mazen al suo ritorno da una lunga missione all'estero durante la quale si è anche sottoposto - ad Amman - a un intervento chirurgico.
In una dichiarazione alla stampa, Abu Mazen ha cercato di smorzare la contrarietà di Hamas assicurando che la nuova data del voto sarà definita non direttamente dal parlamento di Ramallah bensì mediante consultazioni fra l'Anp e tutte le forze politiche palestinesi. Il quotidiano al-Ayam di Ramallah ha previsto ieri che le politiche - a cui Hamas parteciperà per la prima volta - dovrebbero svolgersi a novembre, ossia dopo il completamento del ritiro israeliano da Gaza che è stato fissato per i mesi di agosto-settembre.
Anche se non viene detto in termini espliciti, fra le righe si legge un preciso calcolo politico di Abu Mazen e di al-Fatah a scapito di Hamas, che è emerso da due tornate di amministrative con cospicui successi elettorali. Mentre gli islamici presentano all’opinione pubblica palestinese il ritiro da Gaza come una conseguenza diretta di quattro anni di lotta armata contro la occupazione, e dunque come una «fuga» codarda dell'esercito israeliano, i dirigenti pragmatici dell'Anp hanno bisogno piuttosto di convincere i palestinesi che quel disimpegno è stato reso possibile grazie al ripristino del dialogo fra Abu Mazen e i dirigenti di Gerusalemme, seguito alla scomparsa di Yasser Arafat.
Venerdì si è appreso che il presidente palestinese sarà il 21 giungo a Gerusalemme per discutere con il premier Ariel Sharon le modalità e i tempi del ritiro da Gaza, nonché la sorte delle colonie. Israele, da parte sua, prova forte disagio per la decisione di Abu Mazen di permettere a Hamas di fare ingresso nel sistema politico palestinese senza avere prima disciolto il proprio braccio armato, le Brigate Ezzedin al-Qassam. Il mese scorso - quando sembrava che le elezioni palestinesi dovessero avvenire a luglio - il ministro israeliano degli Esteri, Silvan Shalom, aveva avvertito che un’eventuale vittoria elettorale di Hamas e la prospettiva che gli islamici assumessero il controllo della Striscia avrebbe rimesso in questione il ritiro israeliano e lo sgombero di oltre ottomila coloni di Gaza.
Anche se la richiesta di Abu Mazen non sembra esagerata - un rinvio tecnico del voto di 3-4 mesi - Hamas ha maturato ieri l’impressione di trovarsi di fronte ad una sorta di collusione fra Abu Mazen e Sharon. La primissima reazione è stata acida. «Le elezioni al Consiglio legislativo di Ramallah - ha precisato un documento di Hamas - sono un diritto fondamentale dei palestinesi, non un regalo che qualcuno fa a qualcun altro».
Alludendo alle lacerazioni interne di al-Fatah, Hamas ha aggiunto che «i palestinesi comprendono perfettamente le ragioni del rinvio, dovute ai timori di un certo settore alla luce dei risultati delle prime due tornate delle elezioni amministrative». Secondo Hamas in questa occasione Abu Mazen si è comportato da uomo di parte, non da statista: «Ci si chiede adesso - concludono gli islamici - quale sia la reale serietà del leader dell'Anp di puntare a una società trasparente e democratica e di sradicare la corruzione».
Ma come in passato, Hamas è stato ieri ben attento a non lanciare ultimatum né anatemi verso la Muqata. Nei Territori è in fase ascendente la popolarietà degli islamici, che sono visti come una forza patriottica, dedita al sostegno dei deboli e poco incline a nepotismo e corruzione. Adesso Hamas si accinge a dimostrare ai palestinesi di essere un movimento più responsabile e più sensibile agli interessi nazionali generali che non al-Fatah. Una tattica che al momento del voto, anche se si svolgesse a novembre, potrebbe rivelarsi vincente.
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