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La Repubblica Rassegna Stampa
30.05.2005 Quando l'Onu dà ragione a Israele non fa notizia
intervista acritica al candidato presidenziale libanese Saad Hariri

Testata: La Repubblica
Data: 30 maggio 2005
Pagina: 21
Autore: Lally Weimouth
Titolo: «"Pronto a diventare premier ma via gli amici dei siriani"»
LA REPUBBLICA di lunedì 30 maggio 2005 pubblica un'intervista di Lally Weimouth di Newsweek a Saad Hariri, candidato alle elezioni presidenziali libanesi.

Il poltico rilascia dichiarazioni inquietanti: definisce Hezbollah "movimento politico armato" e ripropone come via alla normalizzazione dei rapporti del mondo arabo con Israele il piano esclusivamente propagandistico avanzato dall'Arabia Saudita nel 2002. Hariri sostiene anche che le fattorie di Sheba sarebbero, come sostiene Hezbollah, territorio libanese sotto occupazione israeliana. L'intervistatrice non ricorda al suo interlocutore che, su questo punto, persino l'Onu ha dato ragione a Israele: le fattorie sono state sottratte alla Siria,, non al Libano e la loro rivendicazione a quest'ultimo paese da parte di Hezbollah è perciò priva di fondamento.

Ecco il testo:

Nel febbraio scorso, quando l´ex primo ministro libanese Rafiq Hariri è stato assassinato, suo figlio Saad, trentacinquenne, lavorava per l´enorme impero imprenditoriale del padre e viveva in Arabia Saudita. Oggi le cose sono cambiate. Il Libano, libero dal controllo siriano, ha indetto le sue prime libere elezioni, Hariri è in testa alla lista di candidati e si prevede che raccoglierà la maggioranza dei voti. Ma la domanda è questa: diventerà primo ministro o nominerà un tecnocrate mentre impara il mestiere di politico?
Signor Hariri, verrà eletto primo ministro?
«Aspettiamo i risultati delle elezioni».
Dopo sarà pronto ad assumere quella carica?
«Penso che con il clima giusto e con le alleanze giuste potrei cercare di fare il primo ministro, ma in giro ci sono ancora troppi simboli di quel passato che ha danneggiato così tanto il Paese. Se fossimo in grado di liberarcene dopo le elezioni, sarei sicuramente interessato a ricoprire la carica di primo ministro».
Mi sembra di capire che lei si riferisce all´attuale presidente, Emile Lahud, che è risaputo essere molto vicino al presidente siriano Assad. Intende dire che se ne deve andare?
«Voglio dire che chiunque ha coperto le forze di sicurezza e di intelligence in passato non dovrebbe continuare ad occupare il proprio posto. Lahoud è uno di loro».
Lahud invece pare determinato a restare.
«È determinato a continuare a governare nello stesso modo il Libano, dove ha permesso che le agenzie d´intelligence interferissero in ogni singolo dipartimento e ministero? Se è così che la pensa, nessuno la pensa come lui».
In altre parole, quindi, lei sarebbe disposto a fare il primo ministro ma non può collaborare con il presidente, è così?
«Non ho esperienza, ma se occorre che io faccia il primo ministro devo poter contare su una squadra come si deve. Dovremmo liberarci di alcune persone, prima di metterci ai posti di comando. Ma voglio provarci: l´unica ragione per la quale esito è che non intendo fare il passo più lungo della gamba. Un mese fa ero un uomo d´affari. Oggi sono un politico che si candida alle elezioni. La prossima sfida potrebbe essere quella di fare il primo ministro, qualcosa di molto difficile, sicuramente «.
Teme di andare incontro allo stesso destino di suo padre, se dovesse diventare primo ministro?
«Chiunque ha ucciso Rafiq Hariri può uccidere Saad Hariri. Niente li può fermare. Ma andrò avanti».
Che cosa pensa di essere in grado di fare per disarmare gli Hezbollah?
«Dopo le elezioni ci sederemo a uno stesso tavolo e negozieremo una soluzione pacifica come già abbiamo fatto in passato. La sola differenza tra gli Hezbollah e le altre milizie è che loro sono una forza di resistenza contro l´occupazione israeliana. Parte del Libano è ancora occupato».
Allude alle Fattorie di Sheba? Non è qualcosa di secondaria importanza?
«Sì, è una questione secondaria, ma supponiamo di disarmare gli Hezbollah mentre le fattorie di Sheba sono ancora occupate da Israele: questo significa che l´esercito libanese deve resistere all´occupazione. E se così fosse vorrebbe dire che tra Libano e Israele vi sarebbe una guerra».
Sta dicendo che Israele deve rinunciare alle Fattorie di Shebaa? «Esatto, deve farlo perché quello è territorio libanese».
Come vede in futuro le relazioni tra il suo Paese e la Siria?
«Come quelle di qualsiasi due paesi confinanti e quindi che rispettano uno la sovranità dell´altro. Noi rispetteremo la loro sovranità e ci auguriamo che loro rispettino la nostra».
E come immagina i rapporti in futuro con gli Stati Uniti?
«Abbiamo sempre avuto buoni rapporti con gli Stati Uniti e dovremo renderli ancora migliori».
Ritiene possibile in futuro un rapporto tra il suo paese e Israele? «Penso che il processo di pace, l´iniziativa araba avviata nel 2002 dal principe ereditario saudita Abdullah, sia qualcosa di molto serio. Vorremo ci fosse pace con Israele. Noi non vogliamo guerre. Ci auguriamo quindi che il processo di pace faccia passi avanti con noi, con i siriani e con tutti i Paesi arabi».
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