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La Stampa Rassegna Stampa
30.05.2005 Israele libera detenuti, i terroristi sparano
e vogliono che il ritiro da Gaza avvenga sotto il fuoco

Testata: La Stampa
Data: 30 maggio 2005
Pagina: 8
Autore: Aldo Baquis
Titolo: «Israele libera 400 palestinesi»
LA STAMPA di lunedì 30 maggio 2005 pubblica una cronaca di Aldo Baquis, che riportiamo:
Nel tentativo di rafforzare il regime di Abu Mazen agli occhi dei palestinesi, il governo di Ariel Sharon ha ieri autorizzato la liberazione immediata di 400 militanti della Intifada reclusi in Israele. Ma per i dirigenti palestinesi il provvedimento è tardivo e insufficiente.
Nel frattempo - mentre Abu Mazen prosegue la spola diplomatica fra Stati Uniti, Canada e Nord Africa - i gruppi armati dell’Intifada sono tornati ad alzare la testa e ad attaccare obiettivi israeliani in Cisgiordania e a Gaza. In queste ed altre azioni sono rimasti uccisi ieri quattro palestinesi. Altri tre avevano trovato la morte nelle 24 ore precedenti. Per impedire che la situazione sfugga adesso di controllo (e anche per esaudire i desideri di Washington), il ministro israeliano della difesa Shaul Mofaz incontrerà oggi il ministro palestinese degli Interni Nasser Yussef.
Già a febbraio, nel vertice di Sharm el-Sheikh (Egitto), Sharon si era impegnato a liberare 900 militanti dell'Intifada in due scaglioni, il primo dei quali (circa 500 detenuti) era stato scarcerato oltre due mesi fa. Dietro le sbarre erano rimasti circa ottomila reclusi a cui, nel corso delle settimane, se ne sono aggiunti centinaia di nuovi in seguito a retate quotidiane in Cisgiordania.
Ieri, quando Sharon ha sottoposto la questione delle nuove liberazioni all'esame del consiglio dei ministri, l'atmosfera era pesante. Da Gaza giungevano notizie di attacchi insistenti della guerriglia palestinese contro le colonie a Sud di Gaza e contro la città di Sderot, nel Neghev. La notte precedente, un commando palestinese aveva cercato di attaccare una base israeliana nella Cisgiordania settentrionale.
«Ma dove sono gli uomini dei servizi di sicurezza di Abu Mazen? Perché non li vediamo mai sul terreno?» hanno chiesto alcuni ministri del Likud. Lo stesso Sharon ha avanzato critiche nei confronti del Raiss palestinese che non accenna, a suo parere, a debellare l’Intifada armata. Ma in definitiva ha consigliato di liberare 400 reclusi. Lo stesso capo dello Shin Bet (sicurezza interna) Yuval Diskin ha rilevato che nessuno di loro si è reso colpevole dell’uccisione di alcun israeliano. A quanto pare si tratta in buona parte di militanti di al-Fatah, anche se diversi altri sono definiti «militanti islamici».
Fra i dirigenti palestinesi, le notizie che giungevano da Gerusalemme non hanno destato entusiasmo. «Si tratta di pura propaganda», ha stimato il ministro Ghassan Khatib. E il ministro per i detenuti Sufian Abu Zaida, ha lamentato che Israele abbia messo a punto la lista senza consultarsi con l'Anp. «Israele mantiene dietro le sbarre i prigionieri più anziani, e libera quelli che comunque hanno quasi finito di scontare la loro pena», ha notato Abu Zaida. Se Israele spera che il provvedimento avrà un impatto forte sulla opinione pubblica palestinese - ha concluso - ha sbagliato i calcoli.
Nel frattempo sul terreno torna a serpeggiare la violenza. Un militante di Hamas, Tahsein Khallah, è stato dilaniato ieri a Khan Yunes (Gaza) dalla esplosione di un razzo anticarro, forse difettoso, che stava puntando verso la vicina colonia di Neve Dekalim. Un'ora dopo due miliziani di al-Fatah (Mazen Ayad, Ossam Masbah) sono stati dilaniati a loro volta a Sajjaya (Gaza) dall’esplosione di un ordigno che era in loro possesso.
Nell'incontro odierno, i ministri Mofaz e Nasser Yussuf discuteranno probabilmente del ritiro da Gaza (fissato per agosto) e delle sue conseguenza. Abu Mazen ritiene che le forze di cui dispone nella Striscia non bastino e che sia necessario arruolare 5000 nuovi agenti. In 24 ore, 25.000 abitanti di Gaza hanno presentato la domanda: nella zona non ci sono infatti altre offerte di impiego.
Ieri intanto Mofaz ha ricevuto dall'intelligence nuove informazioni secondo cui proseguono trafugazioni di armi e di munizioni in grande stile verso la Cisgiordania. Israele ha la netta sensazione che il ritiro da Gaza sarà seguito non dal rilancio di negoziati con i palestinesi - come auspica il governo - ma al contrario da una eruzione di violenza in Cisgiordania.
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