La storia riveduta e corretta da Sergio Romano analisi del suo ultimo articolo
Testata: Corriere della Sera Data: 29 maggio 2005 Pagina: 39 Autore: Sergio Romano Titolo: «Israele e Palestina: un nuovo Stato, una nuova nazione»
Sergio Romano è un po' come il nervo sciatico, ogni tanto si infiamma,e provoca intenso dolore. La soluzione per bloccare il dolore, l'Aulin o il Brufen della bisogna è la rubrica "lettere al Corriere", dove, puntuale come la dolorosa infiammazione, Romano usa Israele come se fosse il suo personale Aulin-Brufen. Ne parla male, sfoga i suoi pregiudizi, racconta la storia in modo da rendere sempre le ragioni degli altri e mai quelle di Israele, insomma,fa quello che si è specializzato a fare: il moderno storico antisionista, il cui lavoro contribuisce a sostenere la tesi di chi vuole delegittimare lo Stato ebraico. Si legga questo suo ultimo pezzo, all'apparenza tra i meno grossolanamente ostili. In realtà, anche qui Romano ha infilato alcuni suioi cavalli di battaglia, che consistono nel DIRE e nel NON DIRE. Anche perchè tralasciando alcuni aspetti diventa più facile confondere il quadro nel suo insieme. per esempio: 1) "Israele è stato un giusto indennizzo per il crimine nazista": con questa affermazione si avvalora la tesi di chi ritiene i palestinesi vittime di un errore da loro non commesso. Va da sè che il sionismo, nato a fine '800 nulla ha a che vedere con la Shoah e che Israele era diventato uno Stato "de facto" ben prima della seconda querra mondiale. Nascondere questa realtà, riduce Israele a una specie di "riparazione" di danni di guerra, realizzato però ai danni di chi quei crimini non ha commesso. 2) "Israele non capì che nei campi stava nascendo una nazione". Balle, Israele lo capì benissimo. Il problema, per Israele e che Romano nasconde, è che quella nazione traeva ispirazione dall'OLP, la cui carta si poneva come obiettivo la cancellazione di Israele dalla faccia della terra. Per Romano sarà un particolare trascurabile, per noi no. 3) Quello del 1948 non fu un "esodo", come Romano lo definisce. Fu il risultato di una guerra di aggressione degli stati arabi contro Israele appena rifondato. Una guerra che gli arabi persero e che gli ebrei vinsero. Si ricordano troppo poco i proclami e i bollettini arabi che invitavano i palestinesi ad andarsene, tanto sarebbero ritornati a guerra vinta e si sarebbero impossessati di tutte le proprietà altrui. Che ci siano stati episodi nei quali alcuni villaggi sono stati fatti sgombrare a danno delle popolazioni palestinesi nessuno storico l'ha mai negato. Occorre però vedere e analizzare le condizioni che l'hanno determinato. Contano gli atti ufficiali. Ben Gurion si rivolse ai palestinesi chiedendo loro di rimanere, perchè si sarebbe costruito insieme il nuovo stato. Il suo appello fu sostanzialmente annullato dalle dichiarazioni degli stati arabi. 4) Romano evita sempre di ricordare che furono gli arabi a disattendere la decisione ONU di creare due stati. Fu il loro rifiuto di uno stato palestinese autonomo nei confini stabiliti dall'ONU a dare inizio alle guerre contro Israele. Già, perchè Romano lo dimentica ? 5)E i "reggimenti di Sharon che facevano il palo a Sabra e Shatila" ? Anche qui Romano rilancia l'accusa a Sharon, evitando di dire la verità, tralasciando di raccontare quale odio si era creato fra i cristiani libanesi e le truppe di Arafat che avevano di fatto occupato il Libano. Su questo aspetto, che poi generò Sabra e Shatila, mai una parola. Che faceva l'OLP in Libano, egregio ambasciatore Romano ? passavano le acque ? perchè non ce lo racconta ? 6) Che "l'esilio sia l'evento fondante dell'identità palestinese" è una interpretazione di comodo, perchè i palestinesi si sono accorti di avere un'identità solo negli anni sessanta del secolo scorso. Prima non gliene era mai venuto neanche il dubbio. Ce lo vuole spiegare Romano ?
Ecco l'articolo: Israele e Palestina: un nuovo Stato, una nuova nazione
Come si può considerare moderato e affidabile Abu Mazen che considera la nascita dello Stato di Israele come la nakba, la catastrofe? Approfitta di questa ricorrenza per reiterare l'ennesima menzogna dello sradicamento di un popolo dalla propria terra. A suo tempo vi erano abitanti della Palestina, sia ebrei che musulmani, ma nessuno Stato palestinese e/ o popolo. Le Nazioni Unite decisero la creazione di due Stati, quello israeliano e quello palestinese, come era già stato fatto per l'Iraq e la Giordania e per cui nessuno aveva protestato. Ma nel caso di Israele le cose andarono diversamente. Se gli Stati vicini non avessero mosso guerra a Israele, i palestinesi avrebbero uno Stato da 57 anni. In una cosa i palestinesi, al contrario di altre popolazioni, sono stati creativi: hanno inventato il profugo di professione. Solo loro sono eternamente considerati tali e sovvenzionati di conseguenza. Carlo Ferrazza cferrazza@ hotmail. com Caro Ferrazza, per comprendere un avvenimento è sempre utile tener conto del punto di vista di tutti coloro che furono coinvolti nella vicenda. Per gli ebrei la nascita dello Stato d'Israele fu il compimento di una grande speranza e il giusto indennizzo di un crimine che era stato commesso nei loro confronti da una grande nazione europea, la Germania, con la complicità attiva o passiva di altri Stati. Ma per gli arabi, Israele fu l'improvvisa apparizione nelle loro terre di un corpo estraneo, popolato da uomini e donne che venivano prevalentemente dall'Europa centro orientale e con i quali essi non avevano contratto alcun debito. Come lei osserva, non esisteva allora una nazione palestinese. La parola Pale stina appartiene al passato remoto della regione ed è stata restaurata dal colonialismo britannico al momento della spartizione dell'Impero ottomano. È davvero così sorprendente che a Damasco, Cairo e Amman quel pezzo di vilayet turco, che i britannici avevano amministrato come protettorato e su cui le Nazioni Unite avevano deciso la costituzione di due piccoli Stati, fosse considerato territorio arabo? È sorprendente che ciascuna di quelle capitali aspirasse a prendersene una parte e soprattutto a contrastare il nuovo Stato « europeo » creato nel Vicino Oriente? I veri errori degli Stati arabi furono altri. Rifiutarono di comprendere che Israele, dopo la guerra del 1948, aveva conquistato sul campo di battaglia il suo diritto di esistere. E lasciarono i rifugiati palestinesi nei campi, anziché integrarli nelle loro società, perché vollero che la piaga restasse aperta e giustificasse la loro politica revanscista. Ma Israele, soprattutto dopo la guerra vittoriosa del 1967, non capì che nei campi stava nascendo, nel frattempo, una nazione. Oggi, grazie al lavoro di alcuni intelligenti storici israeliani, conosciamo meglio le cause dell'esodo durante la guerra del 1948. Molti abbandonarono i villaggi perché i leader arabi li incitarono alla partenza, ma molti altri ( alcune centinaia di migliaia) furono costretti ad andarsene dalle truppe vittoriose. Per quel popolo di esuli i campi furono una miserabile patria, il luogo in cui il ricordo della terra perduta, alimentato dalle mediocri condizioni di vita, creò rabbia, rancore e, alla fine, terrori smo. Sostenere che i palestinesi furono « profughi di professione » mi sembra alquanto ingiusto. Furono professionisti dell'esilio quelli che vennero uccisi dalle milizie cristiane nei campi palestinesi di Sabra e Shatila mentre i reggimenti di Sharon, nelle vicinanze, « facevano il palo » ? Se lei ricorderà queste circostanze le parole di Abu Mazen le sembreranno meno sorprendenti. L'esilio, per i palestinesi, è l'evento fondante della loro identità e continuerà a essere celebrato per molto tempo come una tragica festa nazionale. Un uomo politico che ignorasse questi sentimenti perderebbe rapidamente qualsiasi prestigio e autorità. Ciò che maggiormente conta è il realismo di cui quell'uomo politico darà prova quando dovrà discutere il futuro con il suo potente vicino. Su questo punto Abu Mazen ha dato agli israeliani qualche garanzia. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare il proprio parere alla direzione del Corriere della Sera. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.