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Il Mattino Rassegna Stampa
27.05.2005 Il quotidiano napoletano arruola anche Bush contro Israele
una cronaca scorretta e poco credibile

Testata: Il Mattino
Data: 27 maggio 2005
Pagina: 8
Autore: Aureliano Buongiorno
Titolo: «Bush con Abu Mazen, uno stop per Israele»
IL MATTINO di venerdì 25 maggio 2005 pubblica l'articolo "Bush con Abu Mazen, uno stop per Israele". "Bush", dunque, sta "con Abu Mazen" mentre dice "stop per Israele"; non basta, il sottotitolo rincara la dose: "il presidente Usa chiede di fermare gli insediamenti" mentre ad Abu Mazen solo complimenti e soldi: "approva le riforme (quali riforme?) e annuncia fondi per Gaza". E ancora, in una frase posta in evidenza tra le colonne dell’articolo: "Il successore di Arafat incassa appoggio politico e la promessa di 50 milioni di dollari".

Nell’articolo di Aureliano Buongiorno , poi, c’è spazio solo per richiami e appelli rivolti ad Israele, e per giunta questi vengono enfatizzati a dismisura; parallelamente i richiami alla controparte palestinese fatti da Bush vengono completamente censurati. Eccoli (dalla cronaca di Ennio Caretto per Il Corriere della Sera di oggi): Bush "ha sollecitato il leader palestinese a intensificare la lotta ‘al vero nemico di un vostro Stato indipendente, il terrorismo’ e alla corruzione, e ad accelerare le riforme della sicurezza e dell'economia, ‘indispensabili a una democrazia’. ‘Solo la sconfitta della violenza - ha ammonito - conduce alla sovranità’".

Da questo breve passaggio il castello di sabbia costruito da IL MATTINO crolla miseramente, in quanto:

1- Bush ha parlato del terrorismo palestinese come "vero nemico dello Stato indipendente", ma IL MATTINO questo non lo dice e addirittura censura ogni riferimento ad esso.

2- Bush , come visto, chiede di velocizzare e attuare le riforme promesse, quindi non è vero, come dice IL MATTINO, che le ha approvate, dal momento che queste non sono state ancora realizzate.

In conclusione, di fronte a tanta disinformazione ancora una volta questa domanda è d’obbligo: come mai in giro c’è tanto odio per Israele? Non sarà mica alimentato da simili campagne propagandistiche?

Ecco l'articolo:



Washington. Apparentemente, i tempi di Arafat sembrano lontani. Il presidente palestinese Abu Mazen - a Washington dove ha incontrato ieri alla Casa Bianca George Bush - incassa una denuncia del governo di Washington della politica di espansione degli insediamenti da parte di Israele. In più, Bush si è impegnato - come segno concreto di fiducia e di appoggio alla causa della pace - a versare direttamente all'Anp (l’Autorità nazionale palestinese) 50 milioni di dollari per costruire abitazioni a Gaza. Non è poco e i tempi in cui Arafat era trattato come un appestato, sembrano davvero lontani. Resta tuttavia da vedere quanto le parole e gli atti di ieri si tradurranno in azione politica nei confronti di Israele da parte del potente protettore-alleato americano. Il leader palestinese ha definito «intenso e costruttivo» l’incontro con Bush ed ha giudicato molto positivamente la missione nella regione del segretario di Stato Condoleezza Rice, che sarà effettuata a Gerusalemme e Ramallah prima del ritiro israeliano da Gaza (previsto per la metà di agosto). D’altra parte Abu Mazen non si è limitato soltanto ad apprezzare: ha rivendicato la linea (la stessa di Arafat) che chiede il ritorno ai confini del ’67, quelli cioè precedenti all’invasione israeliana dei Territori palestinesi. Ed ha aggiunto che non si può pretendere che la democrazia palestinese si sviluppi in regime di occupazione militrare. Infine, Abu Mazen ha assicurato la collaborazione dell’Anp per facilitare il ritiro israeliano da Gaza. Un vertice, dunque, sostanzialmente positivo. Non priva di significato è stata la riaffermazione di Bush della sua fedeltà alla Road Map (il «percorso» di pace stilato da Usa, Unione Europea, Russia e Onu) e in tutto quanto ciò comporta: «Israele non deve intraprendere attività - ha detto il presidente americano - che violino gli obblighi imposti dalla Road Map o che pregiudichino i negoziati sullo statuto definitivo». Quella di ieri è stata la prima visita alla Casa Bianca di un presidente palestinese dal 2000, quando il defunto leader Yasser Arafat fu ricevuto dall'ex presidente Bill Clinton. Bush invece aveva trattato il leader storico dei palestinesi come «persona non grata». Bush ha elencato una serie di richieste allo Stato ebraico: smantellare gli insediamenti illegali; garantire che la barriera in costruzione tra Israele e la Cisgiordania (quella che i palestinesi chiamano «il Muro della vergogna») sia una barriera di sicurezza e non politica; ritirare le forze fino alle posizioni mantenute prima del settembre 2000. Ribadendo la necessità di mantenere come obiettivo la sua visione di «due Stati», Bush ha detto che «la Cisgiordania deve restare compatta, con le zone tutte contigue. Ci devono essere anche collegamenti tra la Cisgiordania e Gaza». Sotto certi aspetti è sembrato che Bush non si stesse rivolgendo al presidente palestinese al suo fianco, quanto piuttosto al primo ministro israeliano Ariel Sharon. «Questa è la posizione attuale degli Stati Uniti - ha infatti puntualizzato - E questa sarà la posizione degli Usa al momento dei negoziati sullo statuto definitivo». E se Abu Mazen nelle prossime elezioni legislative rischia di essere travolto dai candidati appartenenti ad Hamas, Bush ha rivolto complimenti al presidente palestinese per le riforme, affermando che «l'obiettivo di uno Stato palestinese indipendente e pacifico è a portata di mano».
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