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La Stampa Rassegna Stampa
27.05.2005 Hezbollah, un pericolo per tutto il Medio Oriente
l'analisi di Fiamma Nirenstein

Testata: La Stampa
Data: 27 maggio 2005
Pagina: 11
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «La milizia che odia la pace»
LA STAMPA di venerdì 27 maggio 2005 pubblica un'analisi di Fiamma Nirenstein sui missili puntati da Hezbollah contro Israele e sul rifiuto del gruppo terroristico di accettare il disarmo (chiesto dall'ONU).

Ecco il testo:

Il pericolo è grave per tutto il Medio Oriente, e certo, in primo luogo, per il neonato processo di democratizzazione libanese. Hassan Nasrallah, sullo sfondo dei sorriso fra Abu mazen e George Bush, fa sventolare il suo mantello nero e da sotto compaiono dodicimila missili Una minaccia che da ieri tutti gli abitanti del nord d’Israele, i kibbutz sulle montagne, le cittadine lungo la costa, le zone agricole e quelle industriali dell’interno, sentono come una minaccia nonostante le parole di rassicurazione dell’esercito e degli uomini politici. Certo, non un buon viatico per lo sgombero e per la pace in generale.
Dieci giorni or sono, e poi di nuovo quattro giorni fa, una pioggia di fuoco dagli hezbollah dalle frontieri meridionali del Libano inviò il messaggio che Nasrallah poi ha espresso in parole: la rivoluzione di velluto di Beirut non cambia il nostro atteggiamento contro Israele; ma il dato nuovo contenuto in questi eventi è l’apertura della campagna elettorale delle milizie sciite di Hassan Nasrallah. Infatti il 29 di maggio in Libano si terranno le prime elezioni libere, senza la pervasiva presenza siriana. Certo non mancano consistenti residui di quella presenza in termini di servizi segreti,di simpatizzanti e famigli dei vecchi occupanti, ed è evidente ancora la presenza iraniana, anch’essa amica degli sciiti più integralisti, gli Hezbollah. Ma l’organizzazione oggi si sente a rischio anche se mette in piazza grandi folle e seguita a ricevere armi dai suoi amici.
Gli Hezbollah sono molto preoccupati del disarmo che gli americani richiedono immediatamente: un’eventuale espulsione dal contesto politico del Paese in cui sono temuta milizia, forza parlamentare, padroni del confine sud, elargitori di assistenza, commercianti d’armi, toglierebbe loro la prerogativa di burattinai del conflitto mediorientale. Si sa che possiedono una rete di uomini sempre più potente, in quaranta nazioni in tutto il mondo; che la loro attività fra i palestinesi più radicali si è molto intensificata da quando Abu Mazen ha cominciato a parlar di pace e che sperano di distruggere il ritiro da Gaza; che la loro attività di training e di rifornimento a varie organizzazioni terroristiche arriva fino in Iraq. Gli Hezbollah sono molto forti, e molto astuti: oltre ai messaggi di irriducibilità rilanciano l’illusione (se ne è fatto latore alla comunità europea il leader druso Walid Jumblatt) che la loro integrazione nella nuova legalità democratica sarà un bene per il Paese. L’idea è semplice «Noi ce l’abbiamo con Israele, ma l’Europa e il resto del mondo non ci interessano: siamo tanti e forti, non iscriveteci nella lista dei terroristi». In realtà lo scopo ultimo degli hezbollah, istaurare un regime religioso nello stile dell’Iran, li destina a un corpo a corpo violento con ogni processo di pace e con la democratizzazione. E li conduce ad azioni per cui terranno sulla griglia il Medio Oriente e il mondo intero se non verranno disarmati.
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