sabato 23 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Il Manifesto Rassegna Stampa
27.05.2005 Chiamare Hamas terrorista? E' contro la pace
sostiene il quotidiano comunista

Testata: Il Manifesto
Data: 27 maggio 2005
Pagina: 9
Autore: Michele Giorgio
Titolo: «Bush, per Abu Mazen parole e una mancia»
IL MANIFESTO di venerdì 27 maggio 2005 pubblica apagina 9 un articolo di Michele Giorgio dedicato all'incontro tra Abu Mazen e George W. Bush.

Segnaliamo questo passaggio: "Bush invece si è scagliato contro Hamas, il movimento islamico, definendolo «terrorista» nel momento in cui Abu Mazen sta facendo il possibile per integrarlo nella vita politica e, quindi, indurlo ad abbandonare la lotta armata".

Mercoledì 25 maggio il leader politico di Hamas all'estero ha dichiarato in un'intervista ad Al Jazeera "La nostra posizione è chiara. Noi siamo impegnati a continuare la lotta armata, e non accetteremo nessuno smantellamento dei gruppi della resistenza, né la rinuncia alle armi prima che il nemico se sia andato dalla nostra terra. Questa è la nostra ferma posizione, sulla quale non negozieremo mai" (vedi il sito Israele.net: http://www.israele.net/articles.php?id=713). Non si può dire che Hamas non si presenti per quello che è. Sono i giornalisti italiani che, troppo spesso, preferiscono non acorgersene.

Ecco l'articolo:

Abu Mazen tornerà dalla sua prima visita da presidente negli Usa con la borsa mezza vuota o mezza piena? Si potrebbe rispondere che a casa porterà una borsa con tante belle parole, qualche monito di George Bush a Israele e, più concretamente, 50 milioni di dollari che verranno versati direttamente all'Anp. Su questi «risultati» gli analisti palestinesi ieri sera stavano scrivendo per i principali quotidiani dei Territori occupati, senza tralasciare un punto centrale: gli Stati uniti non hanno promesso nulla riguardo gli impegni di Israele verso la Road Map, l' «itinerario di pace» che Ariel Sharon ha boicottato lanciando il piano di «ritiro» da Gaza. Bush invece si è scagliato contro Hamas, il movimento islamico, definendolo «terrorista» nel momento in cui Abu Mazen sta facendo il possibile per integrarlo nella vita politica e, quindi, indurlo ad abbandonare la lotta armata. A casa il presidente palestinese porterà un altro «risultato» dell'incontro di ieri con George Bush: l'annuncio di una prossima missione in Medio Oriente del segretario di stato Condoleezza Rice, prima del ritiro israeliano da Gaza previsto per la metà di agosto. «Il segretario Rice si consulterà con gli israeliani e i palestinesi sul piano di disimpegno da Gaza e sul come riprendere il percorso verso la pace indicato dalla Road Map. Mentre cerchiamo di assicurare che il ritiro sia un successo - ha detto Bush - non dobbiamo perdere di vista la strada che porterà alla pace». Bush ha ribadito la sua fede nella Road Map, ha ammonito Israele dall'adottare piani che pregiudichino i negoziati sullo statuto definitivo ma non ha annunciato alcuna politica seria volta a far riprendere il negoziato israelo-palestinese una volta completato il ritiro da Gaza, così come vorrebbero Abu Mazen e l'Anp.

Da perfetto americano Bush ha giocato più sulla forma che sulla sostanza e nel vano tentativo di smentire chi accusa la sua amministrazione di seguire senza fiatare le indicazioni di Sharon, ha elencato una serie di richieste allo Stato ebraico: smantellare gli insediamenti illegali; garantire che il muro in costruzione in Cisgiordania non sia una «barriera politica»; ritirare le forze fino alle posizioni mantenute prima del settembre 2000 e ricordare che qualsiasi modifica rispetto alla linea di demarcazione (liena verde) stabilita con l'armistizio del 1948 deve essere accettata da entrambe le parti. Parole che non turbano piu' di tanto il premier israeliano Sharon che sa bene che gli Usa in questa fase di grande difficoltà che incontrano in Iraq e nel resto del Medio Oriente hanno bisogno di fare qualche concessione verbale «agli arabi». Sul terreno poi non cambia niente.

Abu Mazen, abbandonando per qualche minuto il suo abituale atteggiamento di basso profilo, ieri ha cercato in tutti i modi di far capire a Bush che la partita in corso rischia di chiudersi con una sconfitta dolorosa per molti. «Il tempo sta diventando il nostro principale nemico», ha detto, «dobbiamo porre fine al conflitto prima che sia troppo tardi». Il presidente palestinese ha anche parlato favorevolmente del ritiro di Israele dalla Striscia di Gaza ma ha sottolineato l'importanza di iniziare, subito dopo le trattative per la definizione di uno Stato palestinese indipendente. «Dobbiamo immediatamente puntare a delle trattative per uno status permanente» dello Stato palestinese, ha detto, citando subito dopo i nodi da sciogliere: Gerusalemme, i profughi palestinesi, le colonie ebraiche nei Territori occupati, le frontiere, la sicurezza e l'acqua. «Quando parliamo di due Stati», ha spiegato Abu Mazen «parliamo di uno Stato palestinese all'interno dei confini del 1967. Ciò significa che quei confini devono tornare al popolo palestinese».Il leader palestinese ha lanciato un appello alle autorità israeliane affinché interrompano la costruzione del muro in Cisgiordania e intorno a Gerusalemme. «Non c'è giustificazione per il muro ed è illegittimo così come gli insediamenti, è illegittimo e non dovremmo permetterlo», ha detto il presidente con tono perentorio. Infine a Bush ha ricordato che «la democrazia è come una moneta, ha due facce, una è la democrazia e l'altra è la libertà». «Ora a noi manca la libertà», ha aggiunto, «non viviamo in libertà nella nostra patria».
Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione del Manifesto. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.

redazione@ilmanifesto.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT