Abu Mazen alla Casa Bianca l'analisi di Maurizio Molinari
Testata: La Stampa Data: 26 maggio 2005 Pagina: 11 Autore: Maurizio Molinari Titolo: ««Washington prema su Sharon affinché si fermino gli insediamenti in Cisgiordania»»
LA STAMPA di giovedì 26 maggio 2005 pubblica un articolo di Maurizio Molinari sulla visita del premier palestinese Abu Mazen negli Stati Uniti.
Ecco l'articolo: Questa mattina Abu Mazen incontra il presidente George W. Bush divenendo il primo leader palestinese a varcare la soglia della Casa Bianca negli ultimi cinque anni. Bush si era sempre rifiutato in passato di accogliere Yasser Arafat, considerandolo compromesso con i gruppi terroristi e politicamente inaffidabile, e la scelta di aprire le porte dello Studio Ovale ad Abu Mazen vuole sottolineare la fiducia che il nuovo presidente dell'Autorità palestinese riscuote a Washington, dove lo si considera l'uomo giusto per realizzare le riforme democratiche, sconfiggere il terrorismo ed arrivare alla pace con lo Stato di Israele. «Come in Ucraina, Kirgizistan, Libano, Georgia e Iraq la democrazia fa progressi anche nei Territori palestinesi» ha detto il Segretario di Stato, Condoleezza Rice, di fronte alla platea dell'organizzazione ebraico-americana «Aipac». Se sono i simboli a prevalere nell'incontro odierno, l'agenda preparata da Abu Mazen nei colloqui avuti ieri con il vicepresidente Dick Cheney, Condoleezza Rice ed i leader del Congresso non è priva di difficoltà. Da un lato infatti Usa e palestinesi sono accomunati dal sostegno al disimpegno israeliano da Gaza, ma dall'altro vi sono tensioni. Il leader palestiese lamenta innanzitutto il fatto che solo una modesta quantità dei fondi promessi dalla Comunità internazionale - 1,2 miliardi di dollari - è finora arrivata a destinazione e chiede a Washington non solo di consegnare tutti i propri 350 milioni di dollari, ma di fare pressioni sui Paesi del Golfo affinché mantengano gli impegni presi, dai quali dipendono la ristrutturazione e la stabilità dell'Autorità palestinese. Abu Mazen auspica inoltre forti pressioni di Bush sul premier Ariel Sharon affinché Israele non continui ad espandere gli insediamenti in Cisgiordania mentre smantella quelli a Gaza. «Chiederemo a Bush garanzie affinché i ritiri da Gaza e da tre località della Cisgiordania non siano gli ultimi» ha preannunciato il ministro palestinese Nabil Shaat. Il presidente americano da parte sua, come anticipato da Condoleezza Rice, chiede ad Abu Mazen di aiutare il disimpegno da Gaza «con decisioni concrete» come lo smantellamento dei gruppi terroristi e il disarmo delle milizie a cui deve seguire «il controllo dei servizi segreti». L'amministrazione preme su questo argomento perché teme le infiltrazioni degli filoiraniani Hezbollah nei Territori quanto i legami della Jihad e di Hamas con la Siria, ritenendo che un rigurgito di violenza potrebbe pregiudicare il ritiro israeliano. E ancora: Bush vede nel passaggio dei poteri a Gaza una prova decisiva per Abu Mazen che dovrà dimostrare di essere un leader determinato a realizzare riforme in senso democratico. La questione degli insediamenti in Cisgiordania è la più delicata perché Ariel Sharon, durante una visita a Washington a inizio settimana, ha ribadito di vincolare il disimpegno da Gaza allo scambio di lettere avuto con Bush lo scorso anno in merito alla «permanenza dentro ai confini di Israele dei maggiori insediamenti ebraici» della Cisgiordania ed alla «rinuncia dei diritto al ritorno da parte dei profughi palestinesi» del 1948. Anche per Sharon tuttavia il maggiore terreno di prova per Abu Mazen continua ad essere la lotta alle organizzazioni islamiche: «Vogliamo cooperare con il leader palestinese, ma dovrà dimostrare di far seguire alle parole i fatti nella lotta ai gruppi terroristi». Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare il proprio parere alla redazione de La Stampa. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.