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Il Manifesto Rassegna Stampa
20.05.2005 Israele risponde al fuoco: aiuto, la "situazione si aggrava"
il terrorismo, invece, è innocuo

Testata: Il Manifesto
Data: 20 maggio 2005
Pagina: 9
Autore: Michele Giorgio
Titolo: «Gaza, la tregua vacilla»
IL MANIFESTO pubblica a pagina 9 un artcoloi di Michele Giorgio, "Gaza, vacilla la tregua", nel quale l'uccisione di un terrorista di Hamas che stava lanciando un razzo qassam contro Israele è definita "omicidio mirato" di un "attivista".

I razzi qassam lanciati negli tre giorni, ci informa IL MANIFESTO non hanno fatto vittime. Quanti dovrebbero essere i morti perchè gli israeliani abbiano il diritto di difendersi? Invitiamo il lettori a rileggere la critica "Minimizzare, confondere, occultare: i media italiani e il terrorismo che uccide i bambini", (Informazione Corretta del 19-08-04) nella parte dedicata al MANIFESTO si vedrà come, in un caso in cui le vittime c'erano (due bambini di tre e cinque anni) il MANIFESTO abbia comunque trovato il modo di occultare le responsabilità dei terroristi e di attaccare Israele.
La presenza o l'assenza di vittime, non conta nulla: Israele non ha mai diritto a difendersi.
Gli "obiettivi israeliani" (come li definisce il ministro della Difesa israeliano) presi di mira dai terroristi sono, precisa il MANIFESTO "le colonie ebraiche e le basi militari nella striscia di Gaza". Ai coloni, si sa, è lecito sparare (non invece sottoporli a detenzione amministrativa per motivi di sicurezza: questa pratica adottata da Israele nei confronti di uno di loro è una violazione dei suoi diritti, lamentava IL MANIFESTO mercoledì 18 maggio).
Tra gli obiettivi dei terroristi vi sono per altro anche "centri israeliani nel Neghev", scrive IL MANIFESTO: quindi l'affermazione precedente (gli obiettivi sono colonie e basi militari di Gaza) è falsa.

IL MANIFESTO, inoltre, tace del tutto a proposito dell'incontro, tra il consigliere di Sharon Dov Weisglass e il capo negoziatore palestinese Saeb Erekat che hanno raggiunto un accordo per "scongiurare il rischio che la tregua sia messa in crisi dai razzi di Hamas" (vedi IL FOGLIO, pag 1 20-05-05, "La giornata nel mondo"). La limitata risposta annunciata da Mofaz, dunque, avverrà con modalità concordate con l'Anp.

Ecco l'articolo:

Si aggrava la situazione a Gaza. Ieri il ministro della difesa israeliano Shaul Mofaz, a conclusione di consultazioni con il premier Ariel Sharon e i comandi militari, ha autorizzato l'esercito «a usare tutti i mezzi necessari per prevenire tentativi di sparare su obiettivi israeliani», ovvero le colonie ebraiche e le basi militari nella striscia di Gaza. Una reazione che, sostengono fonti israeliane, sarà «misurata» ma nessuno può fare previsioni sulle conseguenze di una nuova ondata di incursioni israeliane a Gaza, a cominciare dal rispetto del cessate il fuoco proclamato dalle fazioni palestinesi nei mesi scorsi. Il governo Sharon afferma che tra mercoledì e ieri oltre 60 colpi di mortaio e razzi (artigianali) «Qassam» sono stati sparati da militanti dell'Intifada in direzione degli insediamenti colonici a Gaza e di centri israeliani nel Negev senza causare vittime (a eccezione del lieve ferimento di una persona) o danni seri. Il movimento islamico Hamas da parte sua afferma di voler vendicare l'«omicidio mirato» compiuto da Israele di un suo attivista, Abu Sohaib, 22 anni, membro delle Brigate Izzedin al-Qassam, il braccio armato del movimento islamico (secondo altre versioni l'uomo sarebbe stato dilaniato dall'esplosione di un ordigno che stava trasportando). Un altro militante di Hamas è deceduto in ospedale per le ferite riportate in scontri con le forze armate israeliane.«Dobbiamo agire in modo più aggressivo di quanto non abbiamo fatto finora» ha minacciato il viceministro della difesa Zeev Boim in un'intervista alla radio militare. Stando all'emittente l'esercito potrebbe rioccupare alcune aree della Striscia. «Se l'Autorità nazionale palestinese non comprenderà il nostro messaggio saremo noi a farglielo capire», ha affermato Boim aggiungendo che la situazione potrebbe «imporre» un ulteriore rinvio dell'evacuazione delle 21 colonie di Gaza prevista a partire da metà agosto.

Ieri Israele ha chiuso una zona industriale di Gaza e ha vietato l'ingresso nel suo territorio ai lavoratori pendolari palestinesi.

La crisi con Israele ha scatenato contrasti tra palestinesi. Ieri Jamal al-Qayed, responsabile della sicurezza nazionale a sud di Gaza, ha criticato duramente Hamas. «Afferma di rispettare la tregua ma ha fatto una scelta che sul terreno prova il contrario», ha affermato. Un portavoce di Hamas, durante il funerale del militante ucciso due giorni fa, ha detto che il suo gruppo non vuole lo scoppio di «una guerra civile. Ma è ingiusto accusare le Brigate Ezzedin al-Qassam degli attacchi contro le colonie ebraiche, perché sono gli israeliani ad aver violato la tregua».

Tra Anp e Hamas il clima si è fatto rovente dopo i successi riportati dal movimento islamico nelle recenti elezioni amministrative del 5 maggio e le voci, sempre più insistenti, di un rinvio delle elezioni legislative previste per il 17 luglio. Ad aggiungere altri motivi di contrasto è stato un tribunale palestinese che ieri ha sentenziato l'annullamento parziale delle amministrative a Beit Lahiya vinte dal movimento fondamentalista Hamas. La corte ha accolto l'esposto presentato da Al Fatah, il partito di Abu Mazen, che aveva denunciato irregolarità nel voto a Beit Lahiya e ha deciso che il voto dovrà essere ripetuto entro 10 giorni in 5 dei 42 uffici elettorali della città. Hamas aveva vinto otto seggi e Al Fatah cinque nel nuovo consiglio comunale di Beit Lahia.

Una decisione analoga era stata presa martedì anche per le elezioni a Rafah, il principale centro del sud della Striscia, dove lo scrutinio dovrà essere ripetuto in 51 dei 141 seggi elettorali (anche a Rafah aveva vinto Hamas). Mushir el Masri, portavoce di Hamas, ha detto all'Ansa che il movimento islamico «rispetta le decisioni dei tribunali» ma, ha aggiunto, ritiene che «siano state prese su pressioni di una delle parti».
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