CLICCA QUI per vedere il VIDEO Brigitte Gabriel: I palestinesi hanno distrutto tutti i paesi in cui sono andati 07/04/2025
Brigitte Gabriel: I palestinesi hanno distrutto tutti i paesi in cui sono andati Video a cura di Giorgio Pavoncello
Duro atto di accusa di Brigitte Gabriel, libanese, contro l'OLP e le organizzazioni terroristiche che gestiscono i profughi palestinesi. Ovunque siano andati, hanno distrutto i paesi ospiti, come un cancro che agisce in tutto il Medio Oriente.
Continua la campagna del quotidiano contro l'antisemitismo nelle università con un'intervista al rabbino capo di Roma e il racconto dell'imbroglio che ha dato origine al boicottaggio britannico contro l'Università di Haifa
Testata: L'Opinione Data: 18 maggio 2005 Pagina: 5 Autore: Dimitri Buffa Titolo: «"L’antisionismo è un alibi per l'antisemitismo»
L'OPINIONE di martedì 17 maggio 2005 pubblica a pagina 5 un'intervista di Dimitri Buffa a Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma.
Ecco l'articolo: "Basta episodi di intolleranza contro diplomatici israeliani e professori che li hanno invitati a tenere conferenze". E’ stato il presidente del Senato Marcello Pera, durante il ricevimento tenutosi giovedì 12 maggio all’Excelsior per celebrare i 57 anni dalla fondazione dello stato d’Israele, a fare un appello a tutti i rettori di tutte le università italiane perché si prendano le proprie responsabilità. "L’opinione" parlato con Riccardo Di Segni, rabbino capo della comunità romana. Rabbino capo, basterà l’appello di Pera? Mi pare un giusto richiamo ai doveri istituzionali dei singoli, non faccio però previsioni per il futuro. Si può dire che fino a oggi sono state proprio le istituzioni a non fare abbastanza per prevenire simili situazioni? Direi che non bisogna né esagerare né minimizzare. Ci sono stati alcuni episodi isolati con reazioni da parte delle istituzioni: alcune positive e altre discutibili. Quali sarebbero quelle discutibili? Il fatto che qualcuno abbia detto che esiste la libertà di espressione, confondendola con gli atti di violenza intimidatoria. Non fare parlare un diplomatico solo perché israeliano dentro un ateneo, appartiene senz’altro a questa seconda categoria? Si appunto. Come il fare circolare in una università delle pubblicazioni che contengono espressioni provocatorie non può essere fatto passare come libertà di espressione. A cosa si riferisce più precisamente? Mi riferisco a un noto episodio avvenuto nell’Università di Cagliari, cioè la pubblicazione da parte di un professore di un saggio con espressioni discutibili sempre sul noto argomento e alla reazione di altre autorità accademiche locali che dicevano che quella di quel professore rientrava nel diritto di espressione. Mentre invece va dato atto al rettore di avere reagito con il giusto sdegno alle proteste della gente . Peraltro quel libro ancora circola nell’università di Cagliari. Si riferisce a una sorta di pubblicazione antisemita di cui parlarono molto le newsletter on line alcuni mesi orsono? Io non voglio parlare di anti semitismo perché è termine da usare con cautela. Sia ben chiaro che io non ho utilizzato quell’espressione. Perché tanta prudenza nell’usare la parola antisemitismo? Ci sono stati dei casi in cui la magistratura ha condannato per diffamazione chi ha proferito quel termine e allora bisogna tutelarsi. Oramai bisogna stare attenti. L’unico a cui si può dare dell’antisemita è Adolf Hitler. Il nostro giornale vorrebbe lanciare una campagna per fare togliere i fondi a quegli atenei dove viene incoraggiata o tollerata, comunque non repressa né prevenuta, questa forma di prepotenza. Lei ritiene che potrebbe funzionare? Io dico che non bisogna esagerare, ma ragionare. Le responsabilità e i ruoli sono diversi e non vanno messi in un unico calderone. C’è un proliferare di gruppetti violenti e intolleranti e questo è un fenomeno che va ovviamente arginato. Denunciandone lo spirito anti democratico. Altro discorso è il fatto che l’autorità accademica in taluni casi tolleri o faccia quasi finta di niente. E in quest’ultimo caso che bisognerebbe fare? Dove e qualora si registrasse da parte dell’autorità accademica questa mancanza di sensibilità, allora va denunciata e discussa in maniera civile. Però esistono già delle leggi che subordinano i criteri per l’assegnazione dei fondi agli atenei a dei parametri minimi di civile convivenza. Basterebbe applicare le leggi che esistono già. O lei crede che basterà l’appello di Pera per ridimensionare il fenomeno? Che ne sappiamo. Oggi come oggi sembra un fenomeno molto marginale, bisognerà vigilare perché non si espanda. Quando si fa una gazzarra politica formalmente anti israeliana diventa difficile applicare anche le leggi che già ci sono. Perché difficile? Perché loro ti verranno a dire che non ce l’hanno con gli ebrei ma con la politica del governo di Sharon. In realtà le cose non stanno affatto così, ma la forma usata per la difesa d’ufficio è quella. Insomma si è trovato un antidoto per non farsi dare più dell’anti semita? Non è una novità. Esiste da sempre per molte persone la possibilità di ripararsi dietro l’opposizione alla politica del governo israeliano per mascherare forme di ostilità molto più radicali. Fare distinzioni è sempre difficile, non parliamo dal lato giudiziario. In ogni caso chi fa una gazzarra violenta impedendo alla gente di parlare, già di per sé,a prescindere dal tema del discorso, compie un atto illecito e anti democratico, che la legge potrebbe reprimere. A pagina 4 Dimitri Buffa, riprendendo un articolo del Washington Post, racconta la genesi del boicottaggio dei docenti universitari inglesi contro l'Università di Haifa.
Ecco l'articolo: Il titolo scelto dal Washington Post per raccontare l'ennesima campagna anti israeliana dell'Unione degli insegnanti britannici è un gioco di parole molto eloquente: "Academentia". Demenzia accademica, in pratica. L'articolo, pubblicato lo scorso 8 maggio ma passato assai colpevolmente sotto silenzio da tutta la stampa italiana, raccoglie in pratica lo sfogo di un professore israeliano dell'università di Haifa, Fania Oz Salzberger, che spiega a chi vuole saperlo, come è nata l'ennesima vergognosa campagna di boicottaggio contro professori, facoltà e studenti israeliani da parte della British association of university teachers. Una campagna che ha escluso da ogni rapporto accademico con i professori inglesi due delle otto università israeliane, quella di Haifa e quella di Bar Ilan. Le parole della professoressa Salzberger sono insieme disperate e piene di rabbia: "L'Università di Haifa è la mia, un modello di istituzione arabo israeliana, difficilmente candidata a un boicottaggio ma nonostante questo dichiarata intoccabile dalla Aut (Association university teachers) per avere conculcato la libertà accademica di uno studente che cercava di discutere una tesi sulla storia della fondazione dello stato di Israele". Che cosa era in realtà successo? "Che il 15 maggio 2002 - come si legge nel documento dell¹Aut che incita al boicottaggio il dottor Ilan Pappe, lettore anziano di Scienze Politiche a Haifa, ricevette una lettera che lo avvertiva che avrebbe dovuto affrontare un processo davanti al senato accademico e forse rassegnare le dimissioni in relazione ai propri sforzi di difendere la tesi di laurea di un suo studente, Teddy Katz, finita sua volta sotto accusa da parte di un'organizzazione di veterani dell'esercito israeliano a causa di alcuni passaggi che parlavano di una strage di 200 civili palestinesi nella cittadina di Tantura da parte dell'Haganah, l'esercito ebraico che esisteva prima della fondazione dello stato israeliano." Peccato che l¹episodio della strage fosse palesemente falso e la stessa tesi dello studente manipolata e forzata con le annotazioni del professore in questione. Cosa pacificamente riconosciuta in una causa per diffamazione da un tribunale israeliano. Fra l'altro venne fuori che la tesi si basava solo sulle parole registrate di alcuni vecchi contadini palestinesi piuttosto vaghe e imprecise e forzate nei toni da parte prima dello studente e poi del professore. Il professor Pappe quando si vide recapitare la lettera che poteva preludere al suo licenziamento pensò bene di buttarla in caciara con il politically correct e si rivolse all'associazione degli insegnanti britannici che già si era distinta negli scorsi anni per assurde campagne di odio e di boicottaggio contro istituzioni accademiche israeliane. Paradosso nel paradosso è non solo e non tanto che tutti i protagonisti di questa vicenda siano israeliani che si fanno la guerra tra di loro strumentalizzando un'associazione di insegnanti inglesi che sembra non chiedere di meglio, quanto piuttosto che si faccia passare per università razziste due come quella di Haifa e quella di Bar Ilan dove invece la rappresentanza araba è quasi pari a quella ebraica e dove studenti e professori vanno d'amore e d'accordo. E dove sono state discusse moltissime tesi di laurea fortemente critiche alla politica dello stato israeliano. Solo molto più documentate di quella che un professore furbetto e un allievo un po' paraculo vogliono fare credere al mondo che sia stata oggetto di censura da parte degli accademici israeliani. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare il proprio parere alla redazione de L'Opinione. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.