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Il Foglio Rassegna Stampa
13.05.2005 L'Onu e Israele: 57 anni di ingiustizia
un brano del libro di Christian Rocca

Testata: Il Foglio
Data: 13 maggio 2005
Pagina: 4
Autore: Christian Rocca
Titolo: «Israele è figlio dell'Onu, ma l'Onu da sempre fa di tutto per rinnegarlo»
In occasione del 57° anniversariom dell’indipendenza d’Israele, Yom Atzmauth,
IL FOGLIO di venerdì 13 maggio 2005 pubblica il capitolo intitolato: "Nazioni Unite nell’antisemitismo", tratto dal libro "Contro l’Onu – il fallimento delle Nazioni Unite e la formidabile idea di un’alleanza tra le democrazie" (Edizioni
Lindau, 13,50 euro, in libreria) scritto da Christian Rocca.

L’Onu è profondamente antisraeliana, antisionista e quindi antisemita. Eppure Israele è l’unico Stato nato in seguito a una risoluzione dell’assemblea generale dell’Onu, nel novembre del 1947 (33 voti a favore, tredici contrari, dieci astensioni). Ma è anche l’unico Stato al mondo il cui diritto all’esistenza sia stato messo in discussione da una successiva risoluzione, l’unico Stato membro cui non è consentito partecipare pienamente ai lavori
delle Nazioni Unite. Israele, per prassi consolidata, non ha gli stessi diritti degli altri paesi membri, nonostante la Carta delle Nazioni Unite stabilisca che l’organizzazione "si fonda sul principio dell’uguaglianza dei suoi membri". Israele è meno uguale degli altri. Fino a pochi mesi fa Israele non faceva parte di nessun gruppo regionale, così da non poter essere eletto né al Consiglio di sicurezza né in nessun altro comitato o commissione. Diciotto Stati arabi su ventitré non accettano l’esistenza dello Stato d’Israele, figuriamoci l’idea di poterci lavorare fianco a fianco nello stesso gruppo regionale. Ora, grazie ai soliti americani, Israele è entrato nell’onnicomprensivo supergruppo dei paesi occidentali che comunque non consente ancora la partecipazione a gran parte delle attività delle Nazioni
Unite. In un’intervista al quotidiano israeliano Yediot Ahronoth, Kofi Annan ha dato una clamorosa conferma di questo status di inferiorità dello Stato ebraico. Il giornalista gli aveva chiesto se riusciva "a immaginare Israele seduto nel Consiglio di sicurezza" e Annan ha risposto: "Sì, non escludo la possibilità che un giorno Israele diventi un membro del Consiglio di sicurezza".
Ma invece che denunciare la vergognosa esclusione cinquantennale, Annan ha posto una condizione alla piena partecipazione di Israele ai lavori delle Nazioni Unite: "Dipende dai progressi che riuscirete a conseguire nel risolvere
conflitto con i palestinesi". Condizione, ovviamente, mai posta alla Siria, all’Egitto, all’Iraq, all’Arabia Saudita, alla Giordania, all’Iran e a tutti gli altri paesi coinvolti al pari di Israele nel conflitto mediorientale. Israele non può far parte della commissione sui diritti umani di Ginevra, pur essendo l’unico paese del medio oriente che rispetta. L’accesso gli è precluso, ma Israele è argomento di costante attenzione da parte degli altri membri, anzi occupa metà del tempo dei lavori della commissione. Nonostante la popolazione israeliana sia pari allo 0,10 per cento della popolazione mondiale, lo Stato ebraico è al centro del 40 per cento dei voti dell’assemblea generale.
La commissione Diritti umani non batte ciglio sugli abusi nei paesi dittatoriali, ma ogni anno approva quattro, cinque, talvolta otto, risoluzioni
contro Israele, per violazioni dei diritti umani che fanno sorridere se paragonate alla barbarie professata e attuata dai suoi accusatori. L’uccisionedell’ispiratore dei terroristi kamikaze, lo sceicco Ahmed Yassin, solo per citare il caso più grave, è stata condannata con 31 voti, 18 astenuti e il solo voto contrario di Stati Uniti e Australia. Neutralità addio Le dittature islamiche e i regimi comunisti, se c’è di mezzo lo Stato ebraico, abbandonano improvvisamente la neutralità" invocata in altre occasioni e non lesinano condanne per "la disperata situazione" dei palestinesi creata da Israele col "pretesto" di distruggere la rete degli assassini-suicidi. (…) Le Nazioni Unite non sono mai riuscite a rendere onore alle vittime dell’Olocausto nazista prima del 2005, nonostante il Segretario Generale Annan abbia ricordato che l’Onu è nato proprio come risposta ai lager nazisti. In occasione del cinquantenario della liberazione di Auschwitz, nel 1995, i russi e i paesi arabi si opposero a una sessione ad hoc sull’Olocausto. Annan c’è riuscito nel 2005, dopo mesi di trattative e di sforzi diplomatici e convincendo infine solo
150 Stati su 191 ad accettare la proposta di onorare il sessantesimo anniversario. E’ impossibile sapere quali paesi abbiano detto di no. L’Onu ha fatto sapere che quel voto era segreto. Il Corriere della Sera ha scritto: "C’è da notare che per ottenere l’assenso del blocco arabo-musulmano, contrarissimo alla commemorazione, è avvenuto un segreto do ut des: in cambio del ricordo dell’Olocausto, Kofi Annan ha dato il via alla risoluzione contro il Muro israeliano". Il giorno della commemorazione, il 24 gennaio del 2005, i banchi dei paesi arabi e musulmani sono rimasti vuoti. Gli unici presenti sono stati l’Afghanistan appena liberato dagli americani, la Turchia e la Giordania.
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