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La Repubblica Rassegna Stampa
13.05.2005 Invito al dialogo sul sionismo
dal Segretario dell'Associazione Amici di Israele alla "sinistra radicale"

Testata: La Repubblica
Data: 13 maggio 2005
Pagina: 2
Autore: Davide Romano
Titolo: «La sinistra radicale accolga l'invito al dialogo sul sionismo»
A pagina 2 delle pagine dedicate a Milano LA REPUBBLICA di venerdì 13 maggio 2005 pubblica un intervento di Davide Romano. Un invito al dialogo alla "sinistra radicale" sul conflitto israelo-palestinese, sull'antisionismo e l'antisemitismo.

Ecco il testo:

Tra sinistra e mondo ebraico un problema c'è, inutile negarlo. Gli
interventi di gruppi di studenti di estrema sinistra nelle Università di
Firenze, Pisa e Torino volti a togliere il diritto di parola ai
rappresentanti dello stato israeliano ne sono testimonianza. Io stesso tre
anni fa, mentre partecipavo al Gay Pride con la bandiera israeliana (per
testimoniare l'atteggiamento aperto di Israele verso i gay), sono stato
aggredito insieme a Yasha Reibman (portavoce della Comunità Ebraica
milanese) da alcuni giovani dei Centri Sociali.
Perchè? Perchè una certa sinistra, che dovrebbe basare il suo essere sui
sacri principi della pace e del dialogo, non accetta di confrontarsi sulla
realtà israeliana? La giustificazione più comune è quella della "repressione
israeliana" ai danni dei palestinesi.
Eppure i massacri della Russia di Putin ai danni dei ceceni non sono nemeno
lontanamente paragonabili al conflitto israelo-palestinese, cionostante il
diritto di tribuna ai rappresentanti russi non viene negato. E allora qual'è
il problema? Forse che la sinistra radicale "sente" solo il problema
palestinese? Non credo: in Libano quasi quattrocentomila palestinesi sono
obbligati a vivere in campi profughi senza il diritto di comprarsi una casa
e con il divieto statale di svolgere 73 professioni. Eppure di questa tragica
situazione pochi al mondo (a sinistra e non solo) ne hanno conoscenza. E
comunque il diritto di parola dei rappresentanti libanesi non viene messo in
discussione. Il problema insomma è Israele e, in particolare, la
demonizzazione del sionismo. Nasconderlo sarebbe ipocrita.
Cosa fare? per me, che ho sempre aborrito l'uso della forza, non c'è che la
via del dialogo. L'esempio recente del sindaco Veltroni che ha promosso il
dialogo tra la squadra di calcio ebraica del Maccabi e quella dell'Acilia -
resasi protagonista di atteggiamenti antisemiti - rappresenta per me un
esempio illuminante. Il dialogo tra i giovani calciatori, ne sono certo,
porterà i suoi frutti.
Altrettanto non si può dire del dialogo tra la sinistra radicale e Israele.
Diverse volte Yasha Reibman ha lanciato da Milano iniziative di dialogo con
i centri sociali, così come Riccardo Pacifici (portavoce della Comunità
Ebraica romana) propose a suo tempo un convegno sul sionismo che vide
l'assenso dell'On. Bertinotti. Risultato? nessuno. Tali iniziative, in un
modo o nell'altro, sono sempre state fatte cadere nel nulla. Mi pare
legittimo ed urgente a questo punto chiedere perchè da parte della sinistra
antagonista manchi la volontà di dialogo sul tema del sionismo. Non vorrei
infatti che chi associa le strette di mano e la volontà di dialogo dell'On.
Diliberto con Hezbollah (che rivendica ufficialmente la distruzione di
Israele e del popolo ebraico) all'assenza di dialogo sul sionismo possa
giungere a conclusioni inquietanti.

Davide Romano
Segretario dell'Associazione Amici Di Israele

P.S.
In Germania il ministro degli esteri tedesco Joschka Fischer (Verdi) ha appena ricevuto a Berlino il Premio Leo Baeck, un riconoscimento conferito ogni anno dal Consiglio centrale degli ebrei in Germania. La strada per il dialogo tra sinistra radicale e ebraismo sul tema del sionismo è possibile. Fischer ne è la prova vivente. Bisogna solo volerla intraprendere.
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