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Avvenire Rassegna Stampa
12.05.2005 Sharon nel Giorno dell'Indipendenza di Israele: "Non faremo compromessi sulla nostra sicurezza ma non rinunceremo agli sforzi di pace"
la cronaca di Graziano Motta

Testata: Avvenire
Data: 12 maggio 2005
Pagina: 14
Autore: Graziano Motta
Titolo: «Sharon: «Israele cerca la pace ma saprà difendersi»»
AVVENIRE di giovedì 12 maggio 2005 pubblica una cronaca di Graziano Motta del discorso del premier israeliano Ariel Sharon in occasione del Giorno dell'Indipendenza.

Ecco il testo:

«Israele è più forte che mai, abbiamo la supremazia ma cerchiamo la pace»: queste le parole del premier Ariel Sharon nella ricorrenza del 67.mo anniversario della creazione dello Stato ebraico. «Non faremo compromessi sulla nostra sicurezza - ha continuato -, ma non rinunceremo agli sforzi di pace». Poco prima il presidente Moshe Katsav aveva detto: «Israele è determinato a pervenire alla pace ma considera insopportabile il fatto che mentre alcuni palestinesi tentano di ottenere delle concessioni politiche, altri cercano di far scorrere il nostro sangue». Si riferiva al terrorismo, sottolineando che il numero di civili israeliani vittime di attentati in quattro anni e mezzo di Intifada, cioè dal settembre 2000, equivale a quello di tutti i civili vittime delle guerre susseguitesi dalla nascita dello Stato nel maggio 1948. Sono invece 20.368 i militari israeliani uccisi dalla prima guerra promossa dagli arabi contro la risoluzione dell'Onu del 29 novembre 1947 (che creava due Stati in Palestina). Caduti che sono stati ricordati ieri con cerimonie in tutto il Paese, e in particolare con due minuti di sospensione di ogni attività al suono delle sirene. La principale commemorazione nella capitale, sul monte Hertzel, alla presenza di tutte le più alte autorità, è stata scelta dal presidente della Knesset, la Camera dei deputati, per ribadire la sua ferma opposizione al piano di ritiro dalla Striscia di Gaza e da alcuni insediamenti della Cisgiordania.: «Chi ha voluto questo piano - chiara allusione a Sharon e a parecchi ministri del suo partito, il Likud - potrebbe pure dimenticarsi di Gerusalemme». In molti messaggi di capi di Stato e di governo per la festa nazionale c'è l'auspicio di una rapida ripresa del processo di pace con i palestinesi. Come ogni anno, grande è stata l'attenzione dell'opinione pubblica all'andamento demografico della nazione. Il professor Sergio Della Pergola, massimo esperto in materia, ha detto che la percentuale della componente ebraica continua leggermente a diminuire, oggi è del 67%, mentre cresce quella degli arabi e di altri cittadini (il 4% della popolazione è composto da non ebrei, quasi tutti immigrati dall'ex Unione Sovietica, in gran parte cristiani). L'anno scorso l'immigrazione è stata modesta, contenuta in 20mila persone. Il tasso di natalità della popolazione ebraica in Israele però si mantiene elevato e stabile: è del 2,6-2,7%. E l'anno scorso, per la prima volta dal 1968, sono nati più di 100mila bambini ebrei. «Una società - ha commentato Della pergola -, che si mantiene dunque molto giovane».
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