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La Repubblica Rassegna Stampa
12.05.2005 L'Iran prova a imbrogliare l'opinione pubblica
intervista al responsabile del progetto nucleare, Hassan Rohani

Testata: La Repubblica
Data: 12 maggio 2005
Pagina: 12
Autore: Vincenzo Nigro
Titolo: «L'Iran non viuole la bomba il nucleare sarà pacifico»
LA REPUBBLICA di giovedì 12 maggio 2005 pubblica, con un titolo rassicurante a tutta pagina, un'intervista di Vincenzo Nigro ad Hassan Rohani, responsabile del programma atomico iraniano e del "Consiglio islamico supremo di sicurezza" ( quindi, guarda caso, non si occupa esclusivamente di "energia", ma di tutto ciò che concerne la "sicurezza" del regime degli ayatollah).

Rohani, nel corso dell'intervista, non fornisce nessuna garanzia concreta che il programma nucleare non abbia finalità militari, non spiega perché un paese ricco di petrolio come l'Iran abbia bisogno di centrali nucleari per il suo fabbisogno energetico, evita di affrontare il tema della convinzione del regime degli ayatollah che gli Stati Uniti siano il grande Satana.

Su questo punto va detto che la sua elusività è aiutata dall'ingenuità del giornalista, che accomuna l'odio dei mullah fanatici per la libertà americana con la preoccupazione degli Stati Uniti per la propensione dell'Iran a sostenere il terrorismo e a minacciare i suoi vicini. Gli Stati Uniti temono l'Iran per ciò che fa. L'Iran odia gli Stati Uniti per ciò che sono.
Non spetta certo a questi ultimi, dunque, rendere il dialogo possibile.
Sarebbe stata interessante comunque, anche una domanda sul "Piccolo Satana", come l'Iran chiama Israele.
Interpellato in proposito, forse Rohani non sarebbe stato altrettanto sfuggente. Come Rafsanjani, Khamenei e anche il "moderato" Khatami avrebbe probabilmente dichiarato esplicitamente che per la Repubblica Islamica, l'"Entità sionista" deve essere cancellata dalla faccia della terra.
E avrebbe fatto capire quale minaccia l'ipotesi di un'atomica iraniana rappresenti per Israele.

Ecco l'articolo:

Quando due anni fa vennero invitati a controllare il programma nucleare iraniano, gli ispettori dell´Aiea, l´agenzia Onu per l´energia nucleare, non credettero ai loro occhi: praticamente da soli - magari con un aiutino del pachistano A.Q. Khan - gli ingegneri nucleari di Teheran erano arrivati a uno stadio così avanzato da sorprendere e preoccupare. «Ma quel programma non deve e non dovrà preoccupare il mondo», dice oggi l´hojatolislam Hassan Rohani, capo negoziatore iraniano alle trattative con la Ue: «L´Iran non vuole l´arma atomica, sta cercando di ottenere la possibilità di sviluppare energia nucleare. E per questo, per rassicurare il mondo, abbiamo avviato il negoziato con l´Europa: ma il tempo sta scadendo, se il negoziato non andrà avanti saremo pronti a riprendere alcune delle attività connesse all´arricchimento dell´uranio».
All´ottavo piano di questo palazzotto in vetro e cemento di Teheran Nord, in un ufficio moderno con computer e schermi al plasma, Rohani dirige Consiglio supremo islamico di sicurezza. E´ una sorta di National Security Council iraniano, e il ruolo di Rohani è simile a quello che la Rice aveva nella prima Amministrazione Bush. Fino a qualche settimana tra l´altro fa sembrava che questo piccolo e iperattivo chierico dovesse essere uno dei candidati dei conservatori alle prossime elezioni presidenziali: «Ma credo che il signor Hashemi Rafsanjani potrà essere un candidato in grado di interpretare bene gli interessi del popolo iraniano», dice adesso Rohani con un sorriso enigmatico commentando la notizia del giorno in Iran.
Signor Rohani, ci faccia innanzitutto una breve storia di questi mesi nel negoziato sul nucleare. Quando è iniziato tutto?
«Nell´agosto del 2002 una serie di media hanno iniziato a pubblicare articoli secondo cui l´Iran stava facendo passi in avanti verso la costruzione della bomba atomica. La Repubblica islamica reagì immediatamente: abbiamo smentito quelle notizie, abbiamo invitato l´Aiea a fare ispezioni, abbiamo avviato discussioni a Vienna. Poi però abbiamo capito una cosa: il negoziato non poteva essere solo tecnico, doveva diventare politico, e per questo abbiamo scelto la trattativa con i tre della Ue, Francia, Germania e Gran Bretagna».
I primi a lanciare l´allarme sul vostro programma, a sostenere che facilmente potreste arrivare alla bomba atomica, sono stati gli americani.
«Loro hanno mobilitato per primi la stampa, forse perché erano alla vigilia della guerra in Iraq, avevano interessi a schiacciarci in un angolo, ad isolarci nel mondo. Ma mentre noi abbiamo continuato i colloqui con l´Aiea, abbiamo avviato il dialogo con i tre ministri Ue. Riassumo brevemente mesi e mesi di negoziati, per darle quella che è oggi la nostra posizione: in Iran si è diffusa una nuova sensazione, ovvero che la Ue stia temporeggiando, stia perdendo tempo per insabbiare, per tenere bloccato il nostro programma».
In effetti molti in Europa e nel mondo si chiedono perché l´Iran debba andare avanti con un programma nucleare, che bisogno c´è?
«Ottenere l´energia atomica per scopi pacifici è nei nostri diritti, l´arricchimento dell´uranio è previsto dall´articolo 4 del Trattato di non proliferazione nucleare: nessuno, dico nessuno in Iran accetterà mai di scambiare questo diritto del popolo iraniano. Rispettando le norme internazionali, l´Iran continuerà il suo programma nucleare civile. Tornando all´Europa: abbiamo una brutta esperienza nei negoziati con l´Europa, dieci anni di "dialogo critico" che poi è stato sostituito da un "dialogo generale", e dopo 10 anni siamo ancora al punto zero! Noi non vogliamo che anche il negoziato nucleare faccia questa fine: con l´Europa c´è una divergenza seria, perché l´Europa ritiene che tutte le nostre attività nucleari debbano essere bloccate fino a che i negoziati continuano...».
Ma questo non è proprio l´accordo sottoscritto da voi durante una delle sessioni negoziali a Parigi?
«Sì, ma noi non possiamo rimanere bloccati all´infinito. Ancora un mese, al massimo due mesi, poi le decine di ingegneri, il migliaio di tecnici che lavorano al nostro programma nucleare devono tornare progressivamente in azione, non possono rimanere appesi al nulla».
Torniamo alla questione generale: perché l´Iran, un Paese esportatore di petrolio, ha bisogno di energia elettrica nucleare?
«Furono gli americani, al tempo dello scià, a studiare la nostra condizione energetica e il nostro sviluppo economico e demografico: ci dissero che in pochi anni avremmo avuto bisogno di 23mila megawatt di energia dal nucleare. Germania e Francia ci offrirono la loro assistenza; la Siemens tedesca a Bushehr iniziò a costruire una centrale da 1.000 megawatt, i francesi lavorarono a un altro progetto. Quindi anche Parigi e Berlino condivisero la nostra necessità. Trent´anni dopo il tasso demografico è raddoppiato, è raddoppiato il consumo elettrico, senza considerare il fattore ecologico, che inizia ad avere un peso anche nel nostro Paese».
L´uranio arricchito a un livello modesto serve per le centrali nucleari, ma un arricchimento ulteriore per utilizzarlo nelle bombe atomiche. Come fate a garantire che il progetto rimarrà esclusivamente civile?
«Noi garantiamo che il nostro programma rimarrà civile, questa è la nostra esigenza, e per questo stiamo trattando. La base delle nostra attività sarà il Trattato Tnp Onu, ci siamo impegnati ad attenerci ad ogni singolo articolo di questo trattato».
Il Segretario di Stato americano Condoleezza Rice ha detto «l´Iran deve garantire il mondo che con il programma nucleare non intende conquistare la bomba atomica».
«Non solo siamo d´accordo con questa dichiarazione, ma vogliamo anche che in Medio Oriente nessun altro Paese abbia armi nucleari e armi di distruzione di massa. Abbiamo sofferto per le armi di distruzione di massa di Saddam. La stessa Guida della rivoluzione, l´ayatollah Khamenei, ha detto che il nucleare è contro l´Islam e contro la religione, contro la morale etica e umanitaria, contro le leggi internazionali».
L´America vi considera uno "Stato canaglia", voi li considerate il "Grande Satana": il confronto continuerà ad essere impossibile?
«Non sempre nell´Amministrazione c´è una posizione univoca. I falchi vogliono rovesciare il nostro governo, le colombe sono pronte a un dialogo: noi aspettiamo dal governo americano una dichiarazione ufficiale, sulla loro intenzione di rispettare il nostro governo, di rispettare i diritti del popolo iraniano. L´11 settembre era sembrato una svolta, tutti i dirigenti della Repubblica islamica avevano espresso la loro solidarietà all´America, si era creato un nuovo clima tra America e Iran. Rumsfeld stesso aveva dichiarato che in Afghanistan a combattere i Taliban al fianco degli Usa c´erano anche gli iraniani. E poi, all´improvviso, Bush nel suo discorso al Congresso torna a fare quel riferimento all´Iran come parte dell´"asse del male"... una delusione, l´America si è dimostrata per noi ancora inaffidabile. Un confronto politico con loro? E´ possibile, ma si devono decidersi a capire che devono rispettarci».
Sicuro, gli iraniani meritano grandissimo rispetto: ma con il programma nucleare la richiesta di rispetto in molti Paesi del mondo si trasforma in paura. La sera alla tv iraniana per un´ora dann o uno stupendo, coloratissimo programma di propaganda: la parola "uranium, uranium" è l´unica che riusciamo a capire. Viene ripetuta decine di volte, mentre tecnici protetti da mascherine e guanti lavorano a macchine su cui campeggia il simbolo dell´atomo. Alla fine gli ingegneri mascherati esultano, mostrano alto il segno dell´orgoglio iraniano: una provetta con su scritto "UF4". Tetrafluoruro d´uranio, il gas di uranio da cui - potenzialmente - si ricava anche la bomba. La bomba che dà invincibilità e rispetto.
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