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La Stampa Rassegna Stampa
12.05.2005 Lettera ai rettori dal ministro Moratti, in risposta all'appello dell'ambasciatore d'Israele
che chiede all'Italia di fare di più contro l'antisemitismo

Testata: La Stampa
Data: 12 maggio 2005
Pagina: 12
Autore: Giovanna Favro - Emanuele Novazio
Titolo: «mailto:lettere@lastampa.it»
LA STAMPA di giovedì 12 maggio 2005 dedica finalmente uno spazio adeguato, nelle pagine della cronaca nazionale, alle intimidazioni antisemite nelle università italiane. Pubblica a pagina 12 un articolo di Giovanna Favro sulla risposta del ministro Letizia Moratti all'appello dell'ambasciatore d'Israele Ehud Gol.

L'articolo si conclude purtroppo con le dichiarazioni non commentate del filosofo Gianni Vattimo, per il quale chiedere di impedire ai rappresentanti di uno Stato di mettere piede in un ateneo, come fa l'appello del collettivo autonomo significa "chiedere sanzioni politiche contro una linea di governo".

Ecco l'articolo:

Condanno fermamente i gravi episodi di intolleranza di matrice antisemita verificatisi in alcuni atenei, in particolare a Torino, ed esprimo piena solidarietà a coloro che ne sono stati oggetto. Riservandomi di adottare formali atti istruttori, faccio appello ai rettori e ai responsabili accademici affinché siano sollecitamente adottati idonei provvedimenti verso i responsabili di tali atti». Lo afferma, in una nota, il ministro dell’Istruzione e dell’Università Letizia Moratti, che interviene in merito alle contestazioni, nei giorni scorsi, da parte del Collettivo studenti autonomi all’Università degli Studi di Torino all’indirizzo di una docente, Daniela Santus, che aveva invitato a lezione il vice ambasciatore d’Israele. Il ministro ha inviato formale richiesta di chiarimenti all’ateneo torinese, che ha ricevuto ieri anche una lettera di ringraziamento dell’ambasciatore d’Israele, Ehud Gol, per l’atteggiamento adottato dalle autorità accademiche.
Dopo che nei giorni scorsi il ministro Rocco Buttiglione aveva espresso solidarietà alla comunità ebraica torinese, Letizia Moratti scrive ora che «non possiamo e non dobbiamo permettere che episodi di antisemitismo, di intolleranza, di aggressione verbale e fisica trovino spazio nelle nostre università e nelle nostre scuole, né che siano sottovalutati, o, peggio, ignorati in palese violazione dei principi costituzionali».
E dall’ambasciatore Gol sono arrivati i ringraziamenti al rettore Ezio Pelizzetti e all’intero Senato Accademico per la ferma presa di posizione contro ogni forma di intolleranza. Mentre gli studenti del Cua raccolgono firme chiedendo all’ateneo «di astenersi dall’invitare rappresentanti istituzionali dello stato di Israele finché il governo Sharon non cesserà di costruire il muro», il rettore Ezio Pelizzetti, irritato «per l’ombra gettata su un ateneo che merita di essere descritto come luogo di democrazia e rispetto dei valori della tolleranza, del dialogo, della libertà», ribadisce che «per quanto dipende da me, non chiuderemo le porte dell’Università a nessuno, stilando liste dei buoni e dei cattivi». «L’ateneo - ribadisce il prorettore Sergio Roda - non si chiuderà a rappresentanti del governo israeliano. È piuttosto nostra intenzione organizzare un seminario pubblico coinvolgendo la comunità ebraica. Ma le polemiche sono state molto esagerate rispetto ai fatti realmente accaduti».
Alla richiesta di chiarimenti del ministero, domandati per anche per rispondere alle interrogazioni inoltrate da alcuni parlamentari (i senatori Compagna dell’Udc e Tonini dei Ds si sono invece rivolti a Berlusconi e Fini) l’ateneo ha risposto raccogliendo documentazione sulla la contestazione del Collettivo autonomo al vice ambasciatore, e sulle dichiarazioni di uno studente israeliano a un quotidiano di Tel Aviv.
Gli studenti del Collettivo autonomo ribadiscono che la loro «è una protesta pacifica contro il governo Sharon, ma non contro gli ebrei». L’appello in cui chiedono che l’Università di Torino prenda posizione contro il governo israeliano è stato sottoposto anche al filosofo Gianni Vattimo: «Valuterò se firmarlo appena lo avrò letto - ha dichiarato -. In sé, non c'è nulla di sbagliato nel chiedere sanzioni politiche contro una linea di governo. Questo non significa essere contro gli ebrei o gli israeliani in quanto tali».
Sempre a pagina 12 troviamo l'intervista di Emanuele Novazio a Ehud Gol, che riportiamo:
Da tempo in Italia avvengono episodi che demonizzano lo Stato d'Israele» ed «esprimono una delegittimazzione dello stesso diritto alla sua esistenza»: il recente «episodio antisemita» all'università di Torino - dove la professoressa Daniela Santus è stata contestata per avere invitato a una lezione il vice ambasciatore israeliano Elazar Cohen - è soltanto «l'ultimo di una lunga serie». Mentre parla, l'ambasciatore Ehud Gol indica il televisore acceso in un angolo del suo studio. Da martedì sera la tv di Gerusalemme trasmette l'elenco dei soldati israeliani uccisi dal giorno della fondazione dello Stato ebraico, 57 anni fa come oggi: 21.954 nomi accompagnati ognuno da una data. E nel cortile dell'ambasciata si è appena conclusa la cerimonia in memoria «dei martiri e degli eroi della Shoah» annunciata dal suono delle sirene che, alle 10 in punto, hanno fermato per due minuti ogni attività in Israele. E' anche pensando al «sacrificio di tanti ebrei» evocato dalle preghiere, dalle letture e dai canti intonati poco prima da piccoli gruppi di ragazzi, che Gol invita gli italiani a fare di più per combattere l'antisemitismo: «Celebrare il Giorno della Memoria il 27 gennaio è molto importante, e l'Italia dimostra in questo la sua sensibilità, ma non basta: in un anno ci sono altri 364 giorni».
Anche lei è stato contestato, e più di una volta. Ma chi l'ha fatto si è difeso sostenendo di non essere «contro gli ebrei ma contro il governo israeliano che lei rappresenta».
«Il nuovo antisemitismo usa questo sotterfugio, ma chi parla così in realtà è contro il popolo ebraico. Siamo aperti alla critica, che consideriamo legittima, ma chi grida 'Sharon assassino' non critica, demonizza. E' legittimo discutere sulla barriera di sicurezza, lo facciamo anche noi in Israele, ma c'è gente che vuole venga ascoltata soltanto la propria opinione. Proprio basandomi sulla mia esperienza a Firenze e a Livorno, e su quella dei miei collaboratori a Firenze, Pisa, Bologna e Torino, posso affermare con certezza che le contestazioni erano tentativi di demonizzare lo Stato d'Israele e i suoi rappresentanti».
Per questo ha scritto al ministro Moratti?
«Al ministro ho ricordato che le contestazioni sono state violente e con l'espresso intento di impedirci di far sentire la nostra voce, tanto che solo con l'intervento della polizia i rappresentanti dell'ambasciata hanno potuto prendere la parola. Un fenomeno tanto più preoccupante alla luce delle pressioni e delle minacce contro professori e docenti che desiderano esporre il proprio punto di vista su Israele, o contro studenti che hanno paura di parlare a favore di Israele a causa dell'atmosfera ostile creatasi nelle università».
Episodi isolati o segnali di un fenomeno più ampio e radicato?
«Episodi che possono aggravarsi ed estendersi. Anche la Germania nazista è cominciata con piccoli gruppi di estremisti».
Chi sono i responsabili?
«Frange antisemite: a Torino erano giovani di estrema sinistra, ma l'antisemitismo tocca anche l'estrema destra e alcuni settori marginali della Chiesa - non di quella italiana beninteso - come dimostra l'incitamento antiebraico del film di Mel Gibson su Gesù, spazzatura artistica, un lavaggio del cervello per gli spettatori. Molti dei giovani che dimostrano contro di noi, inoltre, lavorano insieme a gruppi islamici estremisti».
Che cosa chiede all'Italia?
«E' necessario lavorare molto: l'antisemitismo è una malattia delle società che dimostrano tolleranza nei confronti dell'antisemitismo».
In concreto?
«I giovani che ci contestano devono studiare la Shoa, capire la Shoa, e studiare la storia dello Stato di Israele. Anche per questo ho scritto al ministro Moratti. Chi dice: capisco la storia del popolo ebraico ma la storia di Israele è un'altra cosa, Israele non è uno stato legittimo, rischia di creare una seconda shoa».
Esponenti israeliani hanno lamentato spesso un antisemitismo più o meno latente in ampi strati della cultura e della politica italiana. Concorda?
«Sì, anche oggi alcuni settori politici dimostrano odio contro Israele. Parlo di odio, non di critiche politiche. Soprattutto nella sinistra estrema».
Qualche nome?
«Non oggi, oggi è una giornata sacra per noi».
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