Ambiguità e polemiche fuori luogo sull'antisemitismo e sul ricordo della Shoah un accostamento sbagliato e un quesito tendenzioso
Testata: Il Giorno Data: 10 maggio 2005 Pagina: 8 Autore: Viviana Ponchia - Roberto Giardina Titolo: «Gli autonomi alzano un muro contro Israele - Una distesa di onde di cemento. Berlino ricorda le vittime della Shoah»
"Gli autonomi alzano un muro contro Israele" è il titolo della cronaca del GIORNO di martedì 10 maggio sull'antisemitismo all'Università di Torino. Il collettivo universitario autonomo, responsabile dell'intimidazione contro la professoressa Daniela Santus, ha infatti deciso di erigere un "muro simbolico" nell'atrio di Palazzo Nuovo (sede delle facoltà umanistiche) "per ricordare quello in costruzione in Palestina" (che in realtà non è un muro, ma una barriera di sicurezza, costituita per lo più di reticolato).
Sotto l'articolo sull'antisemitismo se ne trova uno sul museo della Shoah inaugurato a Berlino: "Una distesa di onde di cemento. Berlino ricorda le vittime della Shoah" è il titolo. L'accostamento tra il "muro" eretto dagli autonomi per ricordare quello che viene definito il "muro dell'apartheid" israeliano con il monumento di cemento inaugurato a Berlino sembra suggerire paralleli impropri: come se ricordare la Shoah e innalzare muri simbolici contro Israele fossero attività ispirate ai medesimi valori. Come se la Shoah e il "muro dell'apartheid", in realtà volto a salvare vite umane, fossero entrambi crimini razzisti, proprio come suggeriscono gli squadristi rossi di Palazzo Nuovo.
Rileviamo poi una domanda molto discutibile posta da Roberto Giardina nel suo articolo: la giornalista Lea Rosh, il Denkmal l'ha voluto a tutti i costi, non importa come e dove, purchè riservato in esclusiva alle vittime ebree. E gli altri? I rom, i sinti, i deportati politici, gli omosessuali? Sono vittime di una classe diversa? In realtà volere un monumento dedicato alle sole vittime ebree del nazismo non comporta assolutamente giudicare le altre vittime come appartenenti a una "classe diversa" o inferiore, nè alcuna forma di esclusivismo. Significa soltanto ricordare come vittime ebree coloro che proprio in quanto ebrei vennero uccisi. Ricordare che i nazisti perseguirono lo sterminio totale del popolo ebraico e che tale progetto criminale non veniva dal nulla: era il compimento e la conseguenza di una storia secolare di persecuzione e di odio. Fare della Shoah un fenomeno generico, identificare le vittime soltanto come umane, non anche come ebrei, uccisi in quanto tali, significa negare l'esistenza di questa storia, assolvere l'antisemitismo dalle sue conseguenze criminali. Ponendo le basi della sua rilegittimazione.
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