Fuzionario del Pentagono arrestato per spionaggio a favore di lobby pro-Israele le accuse dell'FBI, i sospetti, infondati e molto più vasti, del quotidiano
Testata: La Repubblica Data: 05 maggio 2005 Pagina: 4 Autore: Carlo Bonini Titolo: «Arrestato funzionario del Pentagono passava a Israele segreti sull'Iran»
Una notizia di cronaca, l'arresto, con l'accusa di aver passato documenti riservati all'American Israel Pubblic Affairs Committee, lobby statunitense pro-Israele, del funzionario del Pentagono Larry Franklin, è l'occasione per Carlo Bonini, autore dell'articolo dedicato alla vicenda pubblicato dalla REPUBBLICA di giovedì 5 maggio 2005, di formulare una nutrita lista di illazioni e sospetti. Tutti non fondati sui fatti noti, alcuni totalmente illogici. Che il superiore diretto di Franklin, Douglas Feith, avesse autorizzato il trasferimento dei documenti, che questi abbiano preso "altre strade oltre a quella che porta in Israele" (cosa, quest'ultima, che, a rigore, sarebbe ancora da provare, non essendo l'Aipac "Israele"), che infine qualcuno abbia alimentato negli ultimi quattro anni un flusso di informazioni "classificate" che, seguendo itinerari non limpidi, a partire dal settembre del 2001 hanno ispirato, condizionato, orientato le scelte strategiche della politica americana e manipolato gli umori della sua opinione pubblica (come anche di quella europea) nei confronti dei cosiddetti «Stati canaglia». Su tutti, Iraq e Iran". I documenti che secondo l'FBI Franklin avrebbe passato all'Aipac riguardano informazioni provenienti dal Pentagono circa il coinvolgimento dell'Iran in operazioni terroristiche in Iraq. La direzione dell'ipotizzato passaggio di informazioni rende assurda l'ipotesi che esso servisse a Israele per influenzare l'atteggiamento degli Stati Uniti nei riguardi dell'Iran.
Inutile precisare che, tra tanti dubbi "complottisti" Bonini non ne formula nessuno "garantista".chi è accusato di fare la spia a favore di Israele è certamente colpevole, per i giornalisti di REPUBBLICA.
Ecco il testo: Un´indagine del Fbi e un arresto eccellente al Pentagono per spionaggio riaprono rumorosamente a Washington (e non solo a Washington) il capitolo della cosiddetta «intelligence parallela» nella guerra al terrore. Riaccendono un faro sui suoi protagonisti (quelli noti e quelli ancora ignoti), sulle sue origini e destinatari. Ripropongono una serie di domande rimaste sin qui inevase su come, chi e perché ha alimentato negli ultimi quattro anni un flusso di informazioni "classificate" che, seguendo itinerari non limpidi, a partire dal settembre del 2001 hanno ispirato, condizionato, orientato le scelte strategiche della politica americana e manipolato gli umori della sua opinione pubblica (come anche di quella europea) nei confronti dei cosiddetti «Stati canaglia». Su tutti, Iraq e Iran. I fatti. L´Fbi ha arrestato ieri Larry Franklin, funzionario del Pentagono per «intelligenza con uno stato estero». L´accusa è di aver consegnato nel giugno del 2003, durante un pranzo nel riparato sobborgo di Arlington (a pochi chilometri da Washington) documenti «altamente classificati» a due ricercatori dell´American Israel Public Affairs Committee, lobby statunitense pro-israeliana. Materiale - secondo l´Fbi - che avrebbe dimostrato il coinvolgimento dell´Iran nel finanziamento e nell´organizzazione di attività terroristiche in Iraq contro il contingente americano. Per la giustizia americana, il fatto è grave (10 anni di carcere la pena prevista) e riporta alla memoria altri precedenti con Israele (il caso Pollard del 1985). Ma quel che lo rende davvero un "caso" è il profilo del suo protagonista. Franklin non è un grigio e anonimo burocrate. Colonnello della riserva, ha speso buona parte della sua vita professionale nella Dia (l´intelligence militare) ma, soprattutto, è stato responsabile, fino al giugno del 2004, del desk per gli affari iraniani e il Medioriente nell´ufficio del sottosegretario alla Difesa Douglas Feith. Un ufficio chiave nelle aggressive policies del primo mandato Bush. Lo stesso ufficio che, per venire agli affari di casa nostra, nello stesso quadro di raccolta, scambio e circolazione di «intelligence parallela» utile alla causa della Guerra al Terrore, ebbe a organizzare alla vigilia dell´invasione in Iraq e alla presenza di funzionari del Sismi, incontri riservati a Roma con «espatriati iraniani», il trafficante di armi Manuch Gorbanifar e il suo mentore Michael Ledeen, antica conoscenza dell´Italia e per lungo tempo accreditato ospite del governo Berlusconi. Ma, soprattutto, vecchio amico di Franklin, al punto da difenderlo pubblicamente e vivacemente quando l´indagine per spionaggio a suo carico emerse la prima volta (l´estate del 2004). In casa di Franklin, l´Fbi ha trovato 83 dossier classificati che lì non dovevano stare. E le domande che i federali ora si pongono sono due: qualcuno autorizzò Franklin a condividere il materiale classificato? Le informazioni di cui era in possesso hanno preso altre strade oltre quella che porta in Israele? Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla direzione de La Repubblica. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.