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Il Manifesto Rassegna Stampa
03.05.2005 In Israele anche le università sono armi: un'idea lanciata in Gran Bretagna, che piace al quotidiano comunista
mentre i terroristi palestinesi restano "attivisti", non importa quanti morti abbiano sulla coscienza

Testata: Il Manifesto
Data: 03 maggio 2005
Pagina: 7
Autore: Michele Giorgio
Titolo: «Ariel, un'università contro la pace»
IL MANIFESTO pubblica a pagina 7 un articolo di Michele Giorgio, "Ariel un'università contro la pace".
Nessun pronunciamento da parte dell'ateneo della città israeliana contro la pace: è il fatto stesso che l'Università sia stata riconosciuta come tale ad essere equiparato dal quotidiano comunista a un "atto di guerra".
Con il riconoscimento dell'Università di Ariel, scrive Giorgio, "saranno i palestinesi a pagare per la guerra esplosa il mese scorso tra le università israeliane e britanniche", ovvero del boicottaggio razzista delle università israeliane promosso da un'associazione di docenti universitari inglesi, che Giorgio difende, fra l'altro equiparando i problemi legali dello storico di estrema sinistra Ilan Pappe, denunciato per diffamazione, a un attacco alla libertà accademica di cui si sarebbe resa responsabile l'Università di Haifa.

Scrivendo degli scontri di lunedì Giorgio non fa alcun cenno all'attentato ( che fece cinque morti) di cui era responsabile il terrorista della Jihad islamica ucciso. Lo definisce "un attivista".
Lo scontro, ovviamente, è stato "provocato" dagli israeliani. Non dai terroristi che continuano a organizzare attentati e a dall'Anp che non li arresta come si è impegnata a fare.
L'esecuzione mirata di Ahmed Yassin, responsabile di innumerevoli stragi di civili israeliani innocenti è per Giorgio un "assassinio".

Ecco l'articolo:

Saranno i palestinesi a pagare per la guerra esplosa il mese scorso tra le università israeliane e britanniche. In risposta al boicottaggio di due atenei israeliani deciso dall'Associazione degli insegnanti universitari in Gran Bretagna, ieri il governo Sharon ha approvato la creazione della prima università in una colonia ebraica della Cisgiordania occupata. Su proposta del ministro dell'istruzione, Limor Livnat, l'esecutivo ha deciso la trasformazione in università del college di Ariel (a sud-ovest di Nablus), la seconda colonia per grandezza nei Territori occupati. A nulla è valsa l'opposizione dei ministri laburisti. La decisione conferma che il governo Sharon considera ormai scontata, di fronte al silenzio internazionale, l'annessione di Ariel (18.000 abitanti circa) a Israele nonostante questo immenso insediamento sia situato ben all'interno del territorio palestinese. Il mese scorso, la principale associazione delle università britanniche ha imposto un boicottaggio dell'ateneo di Haifa, accusata di violare la libertà di pensiero degli insegnanti, e di quello religioso di Bar Illan, nei pressi di Tel-Aviv, perché controlla il collegio ad Ariel in violazione delle risoluzioni internazionali. L'Associazione ha motivato le sanzioni contro l'università di Haifa per le minacce di licenziamento rivolte a un professore di scienze politiche, Ilan Pappe, uno dei più noti ed importanti «nuovi storici» di Israele. A Pappe, tenuto ai margini dagli ambienti accademici tradizionali, il consiglio dell'università ha contestato di aver sostenuto una tesi controversa scritta da un suo allievo, concernente un massacro di palestinesi che sarebbe stato commesso dalla Brigata israeliana Alexandroni durante la guerra del 1948, nel villaggio arabo di Tantura, a pochi chilometri da Haifa. L'autore della tesi era stato denunciato per diffamazione dai veterani della Alexandroni. A Pappe è stato inoltre rimproverato il suo appello al boicottaggio delle università israeliane per protestare contro la repressione dell'Intifada palestinese e l'occupazione di Cisgiordania e Gaza. Nei giorni scorsi il ministero degli esteri israeliano ha fermamente denunciato la decisione dell'Associazione delle università britanniche, definendola «parziale e iniqua». Abu Mazen non ha commentato la decisione di creare la prima università israeliana nei Territori occupati. Il presidente palestinese è invece intervenuto nello scambio di accuse con Israele cominciato dopo gli scontri a fuoco di ieri all'alba a Saida (Tulkarem), in cui sono rimasti uccisi un attivista della Jihad Islamica, Shafiq Abdul Ghani, e un soldato, Dan Talasnikov. Il combattimento è stato scatenato da una incursione di una unità israeliana all'interno del villaggio alla ricerca di un latitante. «Si tratta di un'aggressione inaccettabile» ha tuonato Abu Mazen. Il vicepremier israeliano, Ehud Olmert ha risposto che la dirigenza dell'Anp «sta facendo troppo poco» contro le organizzazioni dell'Intifada. Il movimento islamico Hamas da parte sua ha affermato che «nonostante le violazioni israeliane» continuerà a sostenere il cessate-il-fuoco deciso lo scorso marzo. Intanto il premier turco Recep Tayyp Erdogan, dopo la domenica trascorsa in visita ufficiale in Israele - paese con il quale intende ristabilire buone relazioni dopo il gelo calato in seguito all'assassinio del leader di Hamas Ahmed Yassin - ieri ha incontrato i vertici palestinesi a Ramallah. Prima di essere ricevuto dal presidente Abu Mazen e dal premier Abu Ala, Erdogan ha deposto una corona di fiori e si è raccolto sulla tomba di Yasser Arafat, all'interno del recinto della Muqata. Il premier turco ha annunciato la disponibilità del suo Paese a fare da mediatore nel conflitto israelo-palestinese e offrire un aiuto economico all'Anp dopo l'evacuazione delle colonie ebraiche di Gaza previsto per quest'estate. Il ministro degli esteri israeliano, Silvan Shalom si è opposto a questa ipotesi. In un gesto di amicizia alla vigilia del viaggio, la Turchia ha trasferito all'Anp i titoli di proprietà dei terreni acquisiti in Cisgiordania e Gaza durante i 400 anni di sovranità esercitata dall'Impero Ottomanno, per aiutare i palestinesi a difendere i loro diritti nei tribunali locali e nelle corti internazionali.
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