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La Stampa Rassegna Stampa
30.04.2005 Dopo la visita di Putin, che succede nei Territori ?
articolo corretto,titolazione scorretta

Testata: La Stampa
Data: 30 aprile 2005
Pagina: 10
Autore: Aldo Baquis
Titolo: «Putin visita la tomba di Arafat»
"Putin visita la tomba di Arafat", titola LA STAMPA, mentre la corona di fiori che Putin ha deposto sulla tomba del defunto raiss è meno di niente rispetto ai colloqui con Abu Mazen. Scorretto anche il sottotilo "Mosca regalerà ad Abu Mazen aiuti e armamenti". Veri i primi falsi i secondi. Putin regalerà ad Abu Mazen due elicotteri (non da guerra), mentre ha rifiutato qualsiasi altro tipo di armamento. Come si può verificare leggendo il servizio da Baquis.
Alla STAMPA, anche se è cambiato il capo degli esteri, sembra difficile uscire dalla prospettiva filo-Arafat. Al punto da sbagliare completamente la titolazione. E poi perchè sempre datare la corrispondenza da Tel Aviv ? Non ci risulta che Baquis abiti in quella città. Perchè dunque non scrivere il nome della capitale ?

Ecco il pezzo di Aldo Baquis:

TEL AVIV
Importanti aiuti politici, economici e anche militari sono stati promessi ieri al presidente palestinese Abu Mazen da parte di Vladimir Putin, il primo capo del Cremlino nella storia che abbia mai visitato i Territori. Il presidente russo è stato acclamato ieri da centinaia di palestinesi fin nella Muqata - il quartier generale di Ramallah - dove ha deposto una corona di fiori sulla tomba di Yasser Arafat. Dopo i colloqui i due presidenti hanno constatato una convergenza di vedute pressoché completa. La Russia è interessata a vedere la celere realizzazione della road map nei Territori e delle riforme istituzionali palestinesi. E Mosca non si limiterà a fare da spettatore perché - questo è probabilmente il senso della missione che Putin ha portato avanti negli ultimi giorni in Egitto, in Israele e nei Territori - ha deciso di assumere un profilo più alto nel Medio Oriente.
L’Autorità nazionale palestinese può dunque attendersi dalla Russia aiuti economici per ricostruire le infrastrutture di Gaza dopo 38 anni di occupazione militare israeliana. Anche la lotta contro i gruppi armati dell’intifada è importante agli occhi di Putin che ha promesso in regalo ad Abu Mazen non solo due elicotteri MI-17 (ciascuno del costo di un milione e mezzo di dollari), ma anche istruttori di polizia e materiale militare per le comunicazioni. Sulla ventilata fornitura all’Anp di 50 mezzi blindati Putin è stato invece costretto a glissare dopo che Ariel Sharon giovedì scorso a Gerusalemme gli ha dichiarato di essere assolutamente contrario.
L’intesa tra Cremlino e Anp sembra buona, e la proposta di una conferenza internazionale di pace da tenere a Mosca in autunno - lanciata da Putin al Cairo e poi ridimensionata a «conferenza di esperti» per l’immediata opposizione di Israele e Stati Uniti - è invece piaciuta ad Abu Mazen. Secondo i dirigenti palestinesi, la Russia farebbe bene ad insistere ed è probabile - ha detto il premier Abu Ala - che il progetto potrebbe trovare un ampio consenso internazionale.
Ieri intanto Abu Mazen si è trovato coinvolto in un nuovo confronto con i gruppi armati della intifada quando ha ordinato ai propri servizi di sicurezza di catturare due membri delle Brigate dei martiri di al-Aqsa (al-Fatah) sospettati di aver sparato nei giorni scorsi alcuni razzi Qassam contro obiettivi israeliani, in contrasto con la tregua annunciata dal presidente palestinese nel febbraio scorso a Sharm-el-Sheikh.
Nella conferenza stampa con Putin, Abu Mazen ha ribadito di voler concordare con Israele il ritiro da Gaza affinché si svolga nella calma, e nel contesto della road map elaborata dal Quartetto. Ma l’arresto dei due miliziani ha destato la collera dei gruppi della lotta armata dell’intifada. In serata il presidente palestinese ha trovato sul suo tavolo una pila di comunicati di protesta in cui si esigeva la liberazione immediata dei due arrestati e si ribadiva che le forze di sicurezza palestinesi «devono impedire le continue aggressioni israeliane, e non certo essere rivolte contro la Resistenza».
In un sondaggio di opinione condotto dalla Università Bir Zeit di Ramallah, la politica di Abu Mazen viene generalmente sostenuta dalla popolazione palestinese secondo cui la modestia dei suoi successi va imputata in primo luogo «agli impedimenti imposti da Israele». In caso di elezioni, al-Fatah otterrebbe il 41 per cento dei voti, scrivono i curatori del sondaggio, mentre Hamas otterrebbe il secondo posto con il 23 per cento delle preferenze.
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