sabato 23 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Corriere della Sera Rassegna Stampa
30.04.2005 Gheddafi un santo, Sharon un demonio
l'ultima trovata di Sergio Romano

Testata:Corriere della Sera
Autore: Sergio Romano
Titolo: «La questione palestinese e i consigli svizzeri di Gheddafi»
Israeliani e palestinesi, Sergio Romano torna a dire la sua. Ad un lettore che, riteniamo in buona fede, cita Gheddafi e un progetto di Stato binazionale, Romano risponde così:
Sono stato recentemente a Tel Aviv, città in 10 anni molto migliorata, piena di vitalità, di architetture bellissime, con un aeroporto nuovo inaugurato da 3 mesi, che ci è sembrato il più bello del mondo. A Gerusalemme ho acquistato una mappa delle barriere in costruzione per delineare i territori popolati dai palestinesi.
Mi è sembrata un'utopia! Mi sembra invece meno utopico il messaggio che Gheddafi ha rivolto un mese fa alla conferenza dei capi di Stato arabi: « Israeliani siete idioti! Palestinesi siete idioti! Unitevi in un unico Stato confederale come la Svizzera! » . Che ne pensa? Luigi Lazzaroni Andina Saronno ( Va)
Risponde Sergio Romano:

Caro Lazzaroni, la mappa della Cisgiordania che lei ha portato con sé da Gerusalemme non è purtroppo riproducibile. È stata stampata in dieci colori, spesso distinti da semplici sfumature, ciascuno dei quali rappresenta un'area diversa: zone abitate dai palestinesi, zone soggette a controllo palestinese, israeliano o congiunto, riserve naturali controllate dagli israeliani, insediamenti israeliani, postazioni militari israeliane, insediamenti di cui è progettata la costruzione o l'espansione, insediamenti che gli israeliani intendono conservare. Non basta. L'intera area è disseminata di segni e righe che rappresentano i valichi ( crossing points), le strade che collegano gli insediamenti israeliani, i tratti del Muro già costruiti e quelli in costruzione. Sul retro cinque carte più piccole mettono in migliore evidenza la dislocazione degli insediamenti e la rete del controllo israeliano. La carta porta la data del gennaio 2004, s'intitola « The matrix of control » ( la forma del controllo) ed è stata conce pita dal professor Jeff Halper per incarico del Comitato israeliano contro la demolizione delle case ( Icahd). Se la lettura è difficile, il senso della mappa è chiaro. Gli israeliani hanno creato nei territori occupati della Cisgiordania un puzzle in cui insediamenti, basi militari, posti di blocco, territori protetti e sbarramenti di varia natura s'incastrano l'uno nell'altro sino a formare una matassa inestricabile. Quella che lei definisce utopia, caro Lazzaroni, è in realtà il fatto compiuto che i governi israeliani hanno pazientemente costruito in Cisgiordania durante gli ultimi trent'anni. Per separare i pezzi del puzzle non basta la diplomazia: occorre rebbe un neurochirurgo. La battuta di Gheddafi non mi ha sorpreso. Il leader libico fu sempre affascinato dalla speranza che gli Stati della regione costituissero unioni federali o confederali. Nell'aprile del 1971, grazie ai suoi sforzi, nacque l'Unione delle repubbliche arabe composta da Libia, Egitto e Siria. Nell'agosto del 1972 Gheddafi e Anwar el Sadat, successore di Nasser, decisero l'unione totale di Egitto e Libia. Nel gennaio del 1974 Gheddafi e il presidente tunisino Burghiba decisero che Libia e Tunisia avrebbero formato la Repubblica araba islamica. Nel luglio 1984 venne proclamata l'unione della Libia con il Marocco. E nel 1988, infine, nacque l'Unione del Maghreb arabo, formata da Algeria, Tunisia, Libia, Marocco e Mauritania. Tutte queste unioni rimasero sulla carta e una di esse, quel la con la Tunisia, venne dissolta quattro giorni dopo la sua fondazione. Esistono migliori condizioni per la nascita di una federazione israelo palestinese? Tralascio gli ostacoli culturali, politici, religiosi e mi limito a osservare che l'unione presuppone l'esistenza di uno Stato palestinese realmente sovrano: una prospettiva che, a giudicare da questa mappa, non è nelle intenzioni del governo israeliano. Questo non significa che Sharon intenda annettere i territori occupati. Se lo facesse Israele dovrebbe dare la propria cittadinanza a tre milioni e mezzo di arabi e gli ebrei, nel giro di una generazione, diverrebbero minoranza. Come osserva il redattore di una nota pubblicata in calce alla mappa, ciò che interessa a Sharon, quindi, è un « Bantustan palestinese » . È una definizione dura, ma non lontana, purtroppo, dalla realtà
Alcune osservazioni:
1) Romano cita i vari progetti di unificazione fra stati musulmani che Gheddafi ha elaborato durante la sua lunga carriera di dittatore (che dura tuttora)tralasciando il fatto (non marginale) che nessuna è andata in porto. E chissà come mai. Forse i suoi partner si sono accorti delle sue reali intenzioni (fagocitare gli alleati) e hanno risposto no grazie. Ma Romano, grande stratega della politica internazionale non se ne accorge e tace. A lui Gheddafi va bene così, una specie di Guglielmo Tell incompreso, se fosse per il dittatore tutto il mondo sarebbe una Svizzera. E bravo Romano, ci mancava Gheddafi.
2) Cattivi naturalmente gli israeliani, che hanno il brutto difetto di non voler scomparire. E se non nasce uno stato palestinese la colpa è di Sharon che non lo vuole. E per affermarlo ancora con più forza cita il redattore del progetto Gheddafi, che scrive che Sharon vuole un "Bantustan palestinese". Se lo dice l'esperto di Gheddafi c'è da crederci. Almeno Romano ci crede e vuole farlo credere ai lettori del Corriere.
Arrivare a prendere come esempio Gheddafi è solo l'ultima (in ordine di tempo)trovata di Romano per mettere in cattiva luce lo Stato ebraico.
Invitiamo i nostri lettori a scrivere e-mail di protesta non a Romano (servirebbe poco) ma alla direzione del Corriere e direttamente al direttore Paolo Mieli
e-mail: lettere@corriere.it

Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare il proprio parere alla direzione del Corriere della Sera e La Stampa. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.

lettere@corriere.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT