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La Stampa Rassegna Stampa
24.04.2005 Con Abu Mazen debole ecco alcuni possibili scenari
l'analisi di Fiamma Nirenstein

Testata: La Stampa
Data: 24 aprile 2005
Pagina: 11
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Israele, gli 007 prevedono una nuova intifada»
Il titolo non riflette il contenuto dell'articolo. L'ipotesi di una nuova intifada a settembre è, appunto una ipotesi. Dal titolo sembra cosa fatta. L'analisi di Fiamma Nirenstein, partendo dalla constatazione della estrema debolezza di Abu Mazen, traccia un percorso della situazione di estrema fragilità dei rapporti israelo-palestinesi e delle possibili nuove violenze del terrorismo palestinese che dopo le elezioni di luglio potrebbe anche agire da una posizione di governo.
Ecco l'articolo:

GERUSALEMME
Sbatacchiano al vento le persiane della famosa «finestra delle opportunità» fra palestinesi e israeliani apertasi con l’impegno di Ariel Sharon di sgomberare Gaza e parte della West Bank e con la promessa di Abu Mazen di controllare la violenza palestinese, mallevadore George W. Bush. Da parte israeliana i punti interrogativi provengono dalla forte opposizione dei settler, sempre più incalzante in vista dello sgombero; perplessità desta anche dalla scelta di spostare lo sgombero di tre settimane a causa delle ricorrenza religiosa di Tisha be Av, memoria della caduta del Tempio nel 70 d.C., in cui è proibito cambiare casa. In sé non sarebbe gran cosa, ma farebbe cadere l’uscita verso il 15 agosto e nel frattempo le elezioni palestinesi previste per il 27 luglio e poi quelle egiziane, potrebbero portare eventi tumultuosi, come un grande rafforzamento di Hamas e dei fondamentalisti islamici in generale. Ma è invece possibile che si tratti solo di un piccolo slittamento temporaneo. E anche che Sharon, che tratta ventre a terra con i settler per risistemazioni collettive e compensi, riesca nel suo piano, ribadito anche ieri con decisione in un’intervista al Jerusalem Post.
Vive nel terremoto giorno dopo giorno soprattutto l’Autorità Palestinese: Abu Mazen, è insidiato da ogni parte, generalmente ritenuto debole, e attaccato sia da Hamas che dalle sue stesse Brigate di Al Aqsa. Il 31 marzo scorso a Ramallah con un attacco armato addirittura alla Muqata, un gruppo mascherato ha dato via a una scorribanda di contestazione al potere, distruggendo anche diversi ristoranti appartenenti a gruppi politici legate al regime; a Nablus, a Tulkarem, a Jenin, quelli stessi appassionati del kalashnikov come il capo delle «Brigate», Zacaria Zbeidi, che durante la campagna elettorale avevano mostrato di proteggere Abu Mazen, hanno messo in scena blocchi stradali e attacchi alle auto private.
Hamas, che in vista delle elezioni ostenta un atteggiamento istituzionale - «Potremmo anche prendere in considerazione una tregua con Israele», ha detto uno dei suoi capi, Abu Marzuk - di fatto punta a battere Fatah, distruggendo la nuova leadership e a candidarsi per la costruzione di uno stato palestinese integralista islamico in armi contro Israele.
In questa temperie sono uscite dalle stanze dei servizi segreti israeliani notizie secondo cui l’esercito considera inevitabile entro settembre la riapertura da parte palestinese di una nuova Intifada. Il Comando centrale prevede il passaggio dalle attività terroristiche a una continua attività bellica di guerriglia sul modello di Hezbollah e con la loro collaborazione. Gli attacchi saranno quindi in stile libanese, con l’uso di proiettili da mortaio a traiettoria ricurva, simili ai Kassam, delle cui componenti vi è intensa ricerca e produzione da parte dei gruppi terroristi della West Bank. Sono dei commercianti a introdurre le armi o le loro parti, o i mezzi per produrle dall’Egitto; la fabbricazione avviene in Sudan, Libia e Yemen. Il contrabbando passa attraverso il Sinai ma anche dalla Giordania, tramite il mar Morto e il deserto dell’Aravà. Gerico è la stazione di distribuzione verso l’West Bank. Anche gli Hezbollah scelgono il confine giordano per introdurre armi. La nuova autostrada veloce israeliana numero 6 è diventata l’arteria preferita dal sud al Nord della Samaria.
Secondo i servizi le cellule che operano nella West Bank sono molto professionali, raccolgono dati e informazioni di intelligence e non si muoveranno fino al momento opportuno: quando il tempo per l’attacco verrà scelto metteranno in funzione tutte le armi raccolte tramite una serie di nuove cellule in via di organizzazione e allenamento. Gli ordini vengono da Hamas e da altre formazioni che hanno la loro base in Siria. Le forze di sicurezza stimano che dal luglio 2004 al febbraio 2005 le armi entrate dall’Egitto ammontino a 3000 fucili da assalto, 400 mila proiettili, 400 mitragliatrici, 600 chili di esplosivo standard, 180 launchers antitank e cinque missili antiaereo. Solo nel 2004 ci sono state 3500 spedizioni, di cui il 30 per cento non attinenti a forniture d’armi. Inoltre a Gaza si sta sviluppando una forte industria di armi a lunga gittata. I proiettili possono raggiungere, entro la linea verde, la città di Sderot ma potrebbero arrivare molto più a Nord in futuro; il timore è che i mortai sparino, una volta portati o prodotti in Giudea e Samaria, lungo l’autostrada numero sei, sulle città della costa israeliana, fino a Afula. Nel giorno del disimpegno tutte le città palestinesi, avverte l'esercito, saranno nelle mani dell’Autonomia palestinese, quindi si può solo sperare che Abu Mazen dia un segnale di voler contenere la situazione e agire duramente contro il rinnovo di un’Intifada che sarebbe ancora più agghiacciante della prima. Ma i terroristi ragionano diversamente. Una nostra fonte palestinese ci dice che il pensiero degli estremisti suggerisce questo schema: se con duemila morti israeliani abbiamo ottenuto Gaza e alcuni insediamenti della West Bank, un’altra Intifada potrebbe darci ulteriori, grandi vantaggi. Intanto all’incrocio di Shoket, vicino a Beer Sheva, è stato sequestrato un launcher RPG anti tank che veniva portato sulle colline di Hebron. È il ventesimo si questo genere: può distruggere jeep e camion in movimento sulle strade o nelle città.
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