Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Provocazioni intellettuali A.B.Yehoshua controcorrente a tutti i costi
Testata: Corriere della Sera Data: 23 aprile 2005 Pagina: 16 Autore: Davide Frattini Titolo: «Yehoshua: Antisemitismo ? Reazione a un'identità ambigua»
Come tutti gli intellettuali israeliani che vogliono una platea di lettori internazionale, anche A.B.Yehoshua sa che deve toccare i tasti sensibili in Europa per farsi tradurre e quindi ascoltare. Niente di meglio dunque dell'antisemitismo e della eventuale partecipazione ebraica nella divisione delle responsabilità. Quando il suo breve saggio uscì in Italia (in anteprima assoluta) lo scorso anno non provocò nè dibattiti nè tanto meno sollevazioni, neppure in campo ebraico. Ma per l'uscita in Israele è avvenuto il contrario. Ne riferisce Davide Frattini, inviato del Corriere in Israele, come sempre attento e curioso della realtà dello Stato ebraico. Un solo rammarico, che sia solo inviato, quindi a termine, e non corrispondente permanente. Frattini appartiene a quella specia di giornalisti che riappacificano i lettori con quella professione. Sono pochissimi, quindi non si fa fatica a riconoscerli. Frattini è fra questi. Ecco il suo articolo: GERUSALEMME - «In ogni generazione sorgerà un nemico che vuole distruggerci». Seduti attorno al tavolo per celebrare la pasqua, stasera gli israeliani ripetono ancora una volta i versi della Haggadah . Le stesse parole che Abraham Yehoshua ha scelto per confrontarsi con l’antisemitismo in un saggio che è stato attaccato da politici e intellettuali. Lo scrittore - è l’accusa - in qualche modo imputa agli ebrei l’odio contro di loro. C’è qualcosa di «ambiguo» nell’identità ebraica - sostiene il romanziere, nato a Gerusalemme nel 1936, nell’articolo pubblicato dalla rivista Alpayim - che genera avversione e furore. «L’elemento fondamentale dell’antisemitismo è la paura, non l’invidia. Una paura irrazionale che nasce dalla combinazione di religione e nazionalismo nell’ebraismo, una fusione che ha generato catastrofi nell’Europa cristiana». Le nostre caratteristiche da camaleonti - continua - spaventano, una personalità in continuo cambiamento è difficile da gestire. Qualità che hanno affinato talenti intellettuali, ma anche scatenato disastri. «E’ vero che queste caratteristiche - ha commentato a Yedioth Ahronoth dopo l’uscita del saggio, che in Italia era stato pubblicato in anteprima mondiale da Einaudi nel 2004 con il titolo Antisemitismo e sionismo - hanno prodotto dei Nobel, ma restituirei tutti i premi per avere indietro i bambini sterminati nell’Olocausto». Il primo a reagire è stato Avi Beker, fino al 2003 segretario generale del Congresso ebraico mondiale, sul quotidiano liberal Haaretz: «Molti intellettuali, compresi quelli che accusano il governo israeliano di essere la causa dell’odio, trovano difficile spiegare i sintomi della rinascita di un classico antisemitismo, oggi rivolto contro lo Stato ebraico nel suo complesso. Yehoshua si rifiuta di distinguere tra invidia, incitamento e avversione imbevuta di antisemitismo». Tommy Lapid ha attaccato l’idea della «doppia identità»: «L’odio si scagliò - ha detto il presidente del partito Shinui, di origini ungheresi e sopravvissuto all’Olocausto - soprattutto contro chi si era assimilato. Famiglie integrate, che sentivano di appartenere completamente all’Ungheria, per loro la religione non aveva alcun ruolo. Ma avevano avuto più successo dei non ebrei». «L’incapacità di guardare dentro se stessi - ha replicato Yehoshua nell’intervista a Yedioth - è una cosa orribile. Nel mio saggio non accuso nessuno, descrivo la struttura dell’identità ebraica e cerco di capire perché risvegli rapporti così patologici». «Non è colpa nostra - gli ha risposto il filosofo Yirmiyahu Yuval - se abbiamo sviluppato un’identità ambigua. Non credo che siamo stati messi nelle condizioni di scegliere». Robert Wistrich, professore di Storia dell’Europa contemporanea all’università di Gerusalemme, ha riconosciuto al romanziere il coraggio di «avventurarsi sulle sabbie mobili, dove perfino gli angeli hanno paura di camminare». Yehoshua è convinto che la nascita dello Stato di Israele avesse rappresentato la soluzione, perché aveva collocato gli ebrei fra le altre nazioni. La guerra dei Sei giorni nel 1967 e il controllo sui territori palestinesi - sostiene - sono stati il grande contraccolpo. «I confini si sono confusi e il popolo ebraico ancora una volta ha cominciato a mischiarsi con un altro». Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare il proprio parere alla direzione del Corriere della Sera. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.