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La Stampa Rassegna Stampa
22.04.2005 Missili russi alla Siria: l'allarme di Israele
potrebbero anche passare nelle mani dei terroristi

Testata: La Stampa
Data: 22 aprile 2005
Pagina: 11
Autore: un giornalista
Titolo: «Missili a Damasco. Duello Putin-Sharon»
LA STAMPA di venerdì 22 aprile 2005 pubblica a pagina 11 un articolo sulle forniture russe di missili antiaerei alla Siria, e sulle preoccupazioni che esse suscitano in Israele.

Ecco l'articolo:

Alla vigilia della sua visita in Israele Vladimir Putin ha confermato di aver fatto quello che Ariel Sharon temeva: venderà alla Siria i complessi antiaerei russi. E alla domanda preoccupata della giornalista israeliana che gli chiedeva se il suo Paese ha motivo di nutrire preoccupazioni in merito, il padrone del Cremlino ha risposto con una battuta, dicendo che «d’ora in poi gli aerei israeliani non potranno sorvolare il palazzo del presidente siriano». Una di quelle manifestazioni improvvise di umorismo del presidente russo che minaccia di provocare qualcosa di più di un imbarazzo diplomatico. La reazione di una anonima fonte governativa israeliana al «Haaretz» è stata immediata: «La Russia con una mano lotta contro il terrorismo, e con l’altra aiuta un Paese che sostiene il terrorismo».
Il contratto per la vendita alla Siria di complessi antiaerei SA-18 («Igla», ago, secondo la classificazione russa), è già stato oggetto di discordia tra Mosca e Tel Aviv, e proprio ieri Ariel Sharon ha ripetuto in un’intervista radiofonica di essere «preoccupato»: «Ciò che mi inquieta è che queste armi possano essere trasferite a gruppi terroristici», ha detto. Secondo il premier israeliano, l’affare tra Mosca e Damasco «minaccia la sicurezza» del suo Paese che però «non può intervenire» per impedire la vendita dei missili.
Il diverbio è nato proprio alla vigilia della visita di Vladimir Putin in Israele, già definita storica: mai prima un padrone del Cremlino aveva messo piede laggiù. E appena due giorni fa il presidente russo aveva rassicurato gli israeliani sul «Jerusalem Post»: «I missili che forniremo alla Siria servono a scopi puramente difensivi e non violano l’equilibrio di forze nella regione». Anche in precedenza Putin aveva tranquillizzato: «Ci rendiamo conto perfettamente dei nostri impegni per l’equilibrio e non forniamo nella regione mediorientale armi che possono venire passate ai terroristi e da loro utilizzate», aveva dichiarato ai giornalisti israeliani. Ma nonostante Mosca avesse assicurato di mandare a Damasco solo versioni di «Igla» da installare su veicoli (evitando quelle a spalla, più «comode» per eventuali terroristi), fonti dell’intelligence israeliana sono sicure che parte di questi armamenti finirà agli Hezbollah e potrebbero venire usati per abbattere aerei civili che decollano dall’aeroporto di Ben Gurion.
L’uscita provocatoria del presidente russo arriva il giorno dopo la visita a Mosca di Condoleezza Rice, che ha riservato critiche al regime di potere personale instaurato da Putin e si è scontrata con i diplomatici e militari russi su una serie di questioni spinose come i controlli sul disarmo nucleare e la vendita di armi a un altro personaggio inviso a Washington, il presidente venezuelano Chavez. E l’amicizia con Damasco - già tradizionale alleato dell’ex Urss - è rinata negli ultimi mesi, in parallelo con i toni sempre più antiamericani della retorica del Cremlino. Bashar Assad ha invocato la mano protettrice di Mosca, come suo padre, e in cambio gli è stato perdonato il debito di 10 miliardi di dollari che il suo Paese aveva accumulato con la Russia. Secondo il «Kommersant», Putin vede nel presidente siriano non soltanto un buon acquirente per i prodotti della sua obsoleta industria militare, ma anche un partner nel grande gioco che la Russia vuole tornare a condurre sulla scena internazionale.
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