Dossier sul Medio Oriente: parzialità e falsità negli articoli di Sergio Romano, Stella Pende e Giovanni Porzio meglio gli altri, ma non mancano imprecisoni e affermazioni discutibli negli articoli di Pino Buongiorno e Afef Jnifen
Testata: Panorama Data: 18 aprile 2005 Pagina: 149 Autore: Sergio Romano - Stella Pende - Pino Buongiorno - Giovanni Porzio - Afef Jnifen - Marco De Martino Titolo: «La libertà è una corsa a ostacoli - Un sogno per il Libano - Nella Fort alamo dei coloni - La roccaforte dei Fedayn - Islam, democrazia, donne - Non sarà una pax americana»
PANORAMA datato 21 aprile 2005 pubblica un corposo dossier sul Medio Oriente. Aperto a pagina 149 da un articolo di Sergio Romano, "La libertà è una corsa a ostacoli", le cui ultime righe,a conclusione di un elenco di problemi irrisolti della politica statunitense nell'area, recitano: E, infine, la Palestina. Abu Mazen e Sharon hanno sottoscritto un'intesa e sembrano decisi a garantirne l'esecuzione. Ma né l'uno nè l'altro hanno rinunciato ai loro obiettivi. Sharon non è disposto a permettere la nascita di uno stato palestinese sovrano e Abu Mazen considera l'indipendenza irrinunciabile. La pace è soltanto una tregua e la questione palestinese continuerà a proiettare le sue ombre sull'intera regione. Romano, come se fosse un'ovvietà, e senza neppure un tentativo di dimostrarla, fa un affermazione grave e priva di fondamento: Sharon ha più volte espresso il suo assenso alla nascita di uno stato palestinese sovrano. Ma, forse, per "sovrano" Romano intende in realtà "terrorista". In tal caso avrebbe ragione, Sharon vi si opporrebbe... i due concetti, però, sono molto diversi.
Posto a conclusione dell'articolo, il richiamo al conflitto israeliano, suggellato dalla frase sulle "ombre proiettate sull'intera regione", una formula retorica somigliantissima a migliaia di altre disseminate in analisi convenzionali che sostengono tesi sempre identiche, conferma il luogo comune per cui è nel conflitto israelo-palestinese che ha origine l'instabilità del Medio Oriente. Il cui corollario è che Israele dovrebbe essere obbligata a cedere ai ricatti del terrorismo per il bene della pace mondiale. In realtà una pericolosa illusione, che non tiene conto del peso dell'ideologia islamista e del suo odio per l'occidente e della dinamica aggressiva delle dittature arabe nel determinare l'attuale stato di tensione internazionale.
A pagina 151 l'articolo di Stella Pende "Un sogno per il Libano" riporta in modo acritico un' affermazione di Walid Jumblatt , per il quale Hezbollah, organizzazione terroristica votata alla distruzione di Israele, avrebbe al contrario "protetto" il Libano, appunto da Israele. Nessun dubbio neanche a proposito del colloquio con Rami Fakri, la "donna che Nasrallah (il leader di Hezbollah, ndr) ascolta di più". Costei dichiara: Non consegneremo mezza arma, il compito di Hezbollah è difendere il paese da Israele. Stella Pende, implicitamente accettando questa assurda tesi, domanda allora: E quando gli accordi garantiranno la protezione del Libano contro gli israeliani? il che dà modo a Rima Fakri di presentare il suo specchietto per le allodole: Passato il pericolo discuteremo della consegna delle armi nei depositi
Ovviamente la giornalista non osserva che, in realtà, è Hezbollah ad essere un pericolo per Israele, non chiede che cosa occorrerebbe ai terroristi del "Partito di Dio" per giudicare "passato il pericolo" (magari la scomparsa di Israele? O un accordo internazionale che le proibisca di difendersi?), nè se manterrebbero la facoltà di riprendersi le armi dai depositi, nè perchè la questione del loro disarmo debba essere affrontata solo dopo un accordo tra Libano e Israele, imposto a quest'ultima senza nessuna garanzia che il disarmo sia poi effettivamente effettuato, o anche solo accettato.
Evidente il fascino che la giornalista prova per la sua interlocutrice, così descritta avvolta in veli neri Rami Fakri ha mani bianche ma anima di ferro. A pagina 156 l'analisi di Fiamma Nirenstein "La democrazia secondo i rais", che riportiamo a parte (vedi: Il mondo arabo tra cambiamenti democratici e vecchi odi per Israele, Informazione Corretta 18-04-05) è l'articolo meno convenzionale e più obiettivo del dossier.
A pagina 159 l'articolo di Pino Buongiorno "Nella Fort alamo dei coloni" è sostanzialmente corretto. Segnaliamo però un errore di traduzione, frequente e tale da generare equivoci, "Eretz Israel" non è la "Grande Israele", come se il termine fosse lo slogan di un'ideologia espansionista, magari proiettata su un area estesa "dal Nilo all'Eufrate", come sostenuto dalla propaganda araba, ma la "Terra di Israele".
Si può osservare, inoltre, che nell'articolo di Buongiorno passa decisamente in secondo piano la dimensione umana della questione degli insediamenti. La vita dei coloni, assediati, uccisi e odiati dal terrorismo palestinese, non è quasi descritta. Conservando all'articolo il suo carattere di analisi politica si sarebbe forse potuto e dovuto dedicare maggior spazio a questo aspetto. Tanto più che l'articolo seguente "La roccaforte dei Fedayn", di Giovanni Porzio è incentrato sulle difficoltà della vita dei palestinesi. Tale disparità non è, ovviamente, responsabilità di Buongiorno, ma dei redattori di Panorama, che non se ne sono preoccupati. L'accostamento dei due articoli e dei due titoli (da una parte "Fort Alamo", dall'altra la "roccaforte") suggerisce invece una simmetria sbagliata: quella tra israeliani degli insediamenti e "fedayn", cioè terroristi
L'articolo di Pozio racconta una sola parte della verità, mostra la vita nei territori in modo romanzato. Sembra quasi che le difficoltà incontrate dai palestinesi siano sempre dovute ai cattivi israeliani piuttosto che all'esigenza di difesa rispetto ad attentati e pericoli connessi. E così si raccontano i posti di blocco, il passaggio all'interno di una gabbia metal detector (definita solo gabbia), il genitore orfano del figlio morto in uno scontro a fuoco con l'esercito (ma non si sa se fosse per caso usato come scudo umano), un dirigente di Hamas con le guardie del corpo tutte ricercate dall'esercito (descritti quasi come intrepidi), i campi in cui nonostante tutto continuano gli addestramenti (come fosse una scuola o un ufficio pubblico, scordandosi che sono scuole di terrorismo e di morte dove si insegna ad uccidere civili israeliani), Hamas viene presentato come un movimento politico buono e assistenzialista - quasi pacifista - che troverà giusto riconoscimento alle elezioni.
Contiene inoltre una grave inesattezza. Scrive Porzio: Neppure Raghad si fa illusioni: sua figlia Nur, 9 anni, è stata uccisa da un proiettile israeliano in una scuola di Rafah, quando il cessate il fuoco era già dichiarato. Invitiamo a verificare leggendo le nostre critiche: "Probabilmente il colpo che ha ucciso una bambina palestinese a Gaza non è stato sparato dagli israeliani" e "E' un pellegrino palestinese di ritorno dalla Mecca ad aver ucciso una bambina a Rafah" , Informazione Corretta 01-02-05
La bambina palestinese di Rafah (la grafia del suo nome cambia a seconda delle diverse traslitterazioni) non è stata uccisa dagli israeliani, ma da un pellegrino palestinese di ritorno dalla Mecca, come riconosciuto dalla stessa Autorità Nazionale Palestinese (ma non dalla propaganda della televisione da essa controllata).
Invitiamo i nostri lettori a chiedere a PANORAMA la correzione di questa falsità, particolarmente grave perchè, presentando per altro l'episodio in modo vago e oscuro, l'articolo sembra attribuire aai soldati israeliani la responsabilità di una violazione intenzionale e brutale della "tregua".
A pagina 170 l'articolo di Afef Jnifen affronta il tema del rapporto tra "Islam, democrazia, donne". Complessivamente ispirato a una considerazione positiva della democratizzazione del mondo arabo e islamico, l'articolo sorprende negativamente in due passaggi.
L'esordio, nel quale la responsabilità di considerare l'Islam incompatibile con la democrazia è adossata al solo Occidente, con l'eccezione delle "parti più avvertite dell'opinione pubblica e dell'intellighenzia occidentali". E "opinione pubblica e intellighenzia" arabo-islamiche?
L'altro punto è quello in cui la terribile dittatura iraniana è presentata come un esempio di paese musulmano tra i più avanzati nella difesa dei diritti delle donne. Che godono dell'elettorato attivo e passivo e di un alto tasso di scolarizzazione Esecuzioni capitali, torture, stupri imposti dalla legge alle condannate a morte vergini non contano. Come non contano il fatto che le elezioni sono controllate dal clero non pluraliste e che il peso della censura.
Interessante, a pagina 172, l'intervista di Marco De Martino a Dennis Ross, negoziatore americano al vertice di Camp David, "Non sarà una pax americana". In particolare quando spiega i rischi della corsa al nucleare dell'Iran, che includono quelli di una proliferazione in tutta l'area mediorientale:
i sauditi per esempio potrebbero essere già stati tra i clienti di Aq Khan, lo scienziato padre dell'atomica pachistana dichiara, Ross. C'è davvero di che essere preoccupati.
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