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Il Mattino Rassegna Stampa
18.04.2005 Come stravolgere la realtà
a scuola di disinformazione dal quotidiano napoletano

Testata: Il Mattino
Data: 18 aprile 2005
Pagina: 18
Autore: un giornalista - Michele Giorgio
Titolo: ««Subito liberi i prigionieri palestinesi» - «Ritiro: dopo Gaza, la Cisgiordania»»
Come stravolgere la realtà? Basta riportare solo le dichiarazioni di una parte (Hamas e terroristi vari) e in più aggiungerci del proprio per accreditare tale versione parziale e non veritiera.

Questo è quello che fa lunedì 18 aprile 2005 IL MATTINO nell’unico articolo sul conflitto israelo-palestinese che pubblica. Dell’attentato sventato dai servizi segreti israeliani contro il rabbino Yosef Ovadia, guida spirituale del partito religioso Shas, non c’è traccia. Altro esempio di censura lampante quando c’è da spiegare ai lettori che il terrorismo palestinese continua a riorganizzarsi e a organizzare stragi.

Ecco il testo dell'articolo: "«Subito liberi i prigionieri palestinesi»"

Gerusalemme. Manifestazioni ieri nei Territori per chiedere la liberazione di migliaia di palestinesi ancora reclusi nelle prigioni israeliane. Il loro numero è compreso fra 7.600 (secondo le stime di Hamas) e 8.000, come calcola l’organizzazione umanitaria palestinese «Mandela». La principale manifestazione in sostegno dei prigionieri si è tenuta per iniziativa di centinaia di loro familiari a Ramallah. Il corteo ha raggiunto gli uffici del premier Abu Ala, che è stato subissato di grida ostili. Il primo ministro ha ribadito che la liberazione dei detenuti resta prioritaria nella agenda del suo governo. Ma alcuni dimostranti gli hanno risposto di essere stanchi «di sentire sempre le medesime parole. Adesso vogliamo fatti», hanno aggiunto. Nel vertice di Sharm el-Shekih (febbraio scorso) Israele si era impegnato a rimettere in libertà 900 detenuti. In realtà finora ne sono stati scarcerati soltanto 500. In questo clima di frustrazione soni giunti avvertimenti da Hamas. Gli integralisti hanno avvertito Abu Mazen che «la tregua rischia di crollare se i prigionieri non torneranno liberi in massa». Hamas ha anche fatto presente che la tregua rischia di crollare «se Israele non cessa le sue aggressioni». Ma le manifestazioni hanno anche offerto la possibilità ai militanti delle Brigate dei Martiri di al-Aqsa di tornare nelle piazze e sfidare il presidente Abu Mazen. Di prima mattina i sostenitori delle Brigate Al Aqsa, guidati dal loro comandante locale Zacaria Zbeidi, si sono impadroniti del centro della città cisgiordana di Jenin, da dove hanno esploso in aria raffiche di avvertimento. Ai giornalisti Zbeidi ha spiegato che agli ex reclusi l'Autorità nazionale palestinese non ha garantito aiuti adeguati. Ieri Abu Mazen era impegnato in consultazioni con i dirigenti egiziani, in vista del suo primo viaggio negli Stati Uniti ai primi di maggio. Quindi il presidente palestinese si recherà in Giordania. Le informazioni che lo hanno raggiunto da casa indicavano l'esistenza di un tangibile scontento popolare.
Altra tecnica: esasperare ogni notizia riguardante Israele. Se in Israele si discute su indiscrezioni e smentite riguardanti una seconda fase del disimpegno, per IL MATTNO (nel sottotitolo dell’articolo) "infuria la polemica". L’esatto contrario del trattamento riservato dal quotidiano alla parte palestinese: sminuire o censurare le notizie più scomode.

Ecco l'articolo di Michele Giorgio "«Ritiro: dopo Gaza, la Cisgiordania»", dal MATTINO di domenica 17 aprile.

Gerusalemme. Dopo Gaza la Cigiordania? I progetti su un presunto ridimensionamento delle colonie ebraica anche in Cisgiordania, una volta attuato entro la fine dell’estate quello previsto dal piano di Sharon per Gaza, sono stati pubblicati ieri dal giornale israeliano Yediot Ahronot. Suscitando, però, una raffica di polemiche e smentite. Secondo il giornale, in ogni caso, un «ritiro» dalla Cisgiordania passerebbe attraverso l’annessione di alcune aree omogenee di insediamento, che saranno tagliate dal resto della Cisgiordania mediante la famigerata e controversa «Barriera di separazione» (per i palestinesi, il «muro della vergogna»). In sostanza, gran parte dei coloni ebrei che vivono in territorio palestinese (ad Ariel, Talmon, Maaleh Adumin, Gush Etzion e nella alta valle del Giordano) resteranno sotto controllo israeliano: gli altri, che abitano in insediamenti più isolati, dovranno lasciare le loro case. La pubblicazione di questi progetti ha determinato una smentita secca ed inequivocabile da parte dei collaboratori del primo ministro israeliano Sharon, già ora bersaglio dei coloni e dell’estrema destra per il piano di ritiro da Gaza. Le notizie del giornale, è stato detto, sono del tutto infondate. «La posizione del primo ministro - è stato aggiunto - era in passato ed è ancora oggi che, una volta completato con successo il disimpegno (da Gaza, ndr), non ci sarà alcuna altra iniziativa politica se non nell'ambito della Road Map (del Quartetto, ndr), se e quando si siano realizzate le condizioni necessarie alla sua realizzazione». E tra alcuni anonimi collaboratori di Sharon, è stata fatta trapelare la notizia secondo la quale il premier è «infuriato» con il giornalista che ha firmato l’articolo. L’articolo di Yediot Ahronot, d’altra parte, non ha suscitato solo la rabbia della destra oltranzista. Il leader del partito centrista Shinui, Yossef Lapid - ora all'opposizione - ha esortato Sharon a portare avanti anche in Cisgiordania una politica di disimpegno dai Territori, «altrimenti il ritiro da Gaza, da solo, non sarà servito a nulla».
Invitiamo i lettori di Informazione Corretta a dare il proprio giudizio su quanto scritto dal quotidiano napoletano. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail pronta per essere compilata e spedita.

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