domenica 24 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






La Repubblica Rassegna Stampa
12.04.2005 L'intervista a Sharon della Nbc News
non riguardava solo gli estremisti israeliani, come si evince dal titolo

Testata: La Repubblica
Data: 12 aprile 2005
Pagina: 9
Autore: David Gregory
Titolo: «"C'è un clima da guerra civile ora devo difendermi dagli ebrei"»
LA REPUBBLICA di martdì 12 aprile 2005 pubblica un intervista ad Ariel Sharon, di David Gregory della Nbc News. Il titolo enfatizza un aspetto del colloquio, a discapito degli altri, pur importanti
Ecco il testo

Il primo ministro israeliano ha parlato con Nbc News delle questioni che hanno dominato l´incontro con il presidente Bush, nel momento in cui nel suo Paese i tentativi di raggiungere la pace sono fortemente osteggiati.
Signor primo ministro, oggi i più arrabbiati in Israele sono gli ebrei che si oppongono al suo piano che prevede di completare il ritiro dalla Striscia di Gaza entro questa estate.
«Non si devono sottovalutare le tensioni. L´atmosfera pare quella di una vigilia di guerra civile».
Il ritiro da Gaza sradicherà 8.000 coloni israeliani. Anche lei, primo ministro, è stato minacciato. È preoccupato per la sua vita?
«È tutta la vita che difendo gli ebrei. Adesso, per la prima volta, si stanno mettendo in atto delle misure di sicurezze per proteggermi nei confronti degli ebrei».
Lei otterrà l´appoggio del presidente Bush per il suo piano di ritiro, ma alcune fonti hanno rivelato che Bush eserciterà pressioni su Israele affinché faccia di più a sua volta per sostenere il successore di Yasser Arafat, Abu Mazen. Primo ministro Sharon, che cosa ha provato quando è morto Arafat?
«Yasser Arafat prima di tutto era un assassino. Con lui non c´era possibilità alcuna di raggiungere la pace. Di fatto, credo che forse per la prima volta si presenti una possibilità concreta per cercare di risolvere il problema. Noi continueremo a combattere il terrorismo, e oltre a questo nostro costante impegno continueremo con i negoziati, soltanto se i palestinesi saranno d´accordo a porre fine al terrorismo. Io spero che si arrivi a questo risultato. E che dopo questo intervento da parte dei palestinesi contro i terroristi si possa proseguire con la Road Map».
Nella conferenza stampa conclusiva a Crawford, i giornalisti americani e israeliani sono tornati sull´allarme sollevato da Sharon in questa intervista. Ecco alcuni stralci dell´incontro con la stampa.
Signor primo ministro, teme davvero che in Israele possa scoppiare una guerra civile, come ha detto nella sua intervista alla Nbc? È deluso dalla dichiarazione del presidente in merito all´espansione degli insediamenti?
«Ho detto e lo ripeto che l´attuale atmosfera è quella di una guerra civile, ma sono pienamente convinto che farò di tutto per evitarla e sono sicuro che nonostante tutte le difficoltà riusciremo a mettere in atto il piano di disimpegno, con calma e pacificamente. Ciò di cui ho parlato è l´atmosfera, ma mi auguro che le cose restino tranquille. Noi sapremo mantenerle tali».
È rimasto deluso dalla posizione del presidente in merito all´espansione degli insediamenti, specialmente riguardo alla popolazione ebraica di Maale Adumim?
«No, non sono deluso. Penso che entrambi ci sentiamo vincolati alla Road Map e a quello che essa stabilisce in merito a ciò. In quanto a Maale Adumim: si tratta di uno dei quartieri a popolazione ebraica e la nostra posizione è che dovrebbe fare parte di Israele. Sarà parte di Israele. Ovviamente ci interessa molto che vi sia contiguità tra Maale Adumim e Gerusalemme, ma penso che sia troppo presto per affrontare la questione. Le cose sono in evoluzione e potrebbero occorrere molti anni. Credo che avremo sufficienti opportunità per incontrarci e avere colloqui con gli Stati Uniti».
Considerati i recenti colpi di mortaio palestinesi contro gli insediamenti ebraici e considerando anche quella che per Israele è una mancanza di cooperazione su Gaza, qualora il presidente palestinese non agisse, Israele medita di dare il via a un intervento militare contro i militanti?
«Il presidente palestinese Abu Mazen ha iniziato a prendere alcune iniziative contro il terrorismo. Ma è evidente che il terrore continua. Pertanto ritengo che per poter andare avanti, in modo tale da poter applicare la Road Map più avanti, i palestinesi debbano fare molto di più, perché la situazione dovrebbe essere completamente tranquilla. Per poter andare avanti devono cessare il terrorismo, le ostilità e l´istigazione alla violenza. Qualche passo è già stato fatto, ma occorre fare di più. Io mi auguro che Abu Mazen voglia la pace e ciò che mi aspetto da lui è che prenda le giuste iniziative per arrivare a una situazione che ci consenta di procedere oltre».
Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla direzione de La Repubblica. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.



rubrica.lettere@repubblica.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT