Lasciare le tombe ebraiche di Gush Katif in custodia ad Al Fatah e ad Hamas la brillante soluzione di Alberto Stabile al problema dell'evacuazione del cimitero dell'insediamento
Testata: La Repubblica Data: 12 aprile 2005 Pagina: 9 Autore: Alberto Stabile Titolo: «Battaglia sul cimitero dei coloni»
LA REPUBBLICA di martedì 12 aprile 2005 pubblica un articolo di Alberto Stabile sulla prevista evacuazione del cimitero di Gush Katif, insediamento israeliano a Gaza. Stabile accusa gli israeliani di irragionevolezza: tutto si risolverebbe se le tombe venissero lasciate in custodia ai palestinesi. Si ha la sgradevole impressione di trovarsi di fronte a un scherzo macabro: Stabile non si ricorda della distruzione dei luoghi sacri ebraici all'inizio della "seconda Intifada", che coinvolse la Sinagoga della tomba di Giuseppe? Ritiene che gli abitanti degli insediamenti, la cui presenza a Gaza è ritenuta intollerabile dai palestinesi e dai terroristi che li bombardano e li uccidono e li considerano un casus belli, potrebbero in tutta tranquillità e sicurezza recarsi nei cimiteri dove sono seppelliti i loro cari? L'Anp non vuole o non può fermare i lanci di razzi qassam e i tiri di mortaio contro Israele, come può Stabile essere certo che vorebbe e potrebbe fermare le profanazioni?
Ecco l'articolo: La rete elettronica sormontata dal filo spinato. Il cancello di ferro chiuso da una pesante catena. Le torrette di guardia che sorvegliano i villaggi arabi e le case dei coloni. Dovrebbe essere un luogo di pace, ma neanche il piccolo cimitero di Neveh Dekalim si sottrae al clima da avamposto assediato che pesa su Gush Katif, il principale blocco di insediamenti nella Striscia di Gaza che saranno presto evacuati. Stretto tra difficoltà tecniche e delicate questioni religiose, il destino del piccolo recinto di lapidi bianche dove riposano una quarantina di morti, è ancora tutto da decifrare. Sin da quando s´è cominciato a parlare del ritiro è parso chiaro che il cimitero dei coloni sarebbe stato trasferito altrove. Per realizzare quest´obiettivo assai sensibile l´esercito ha formato una squadra speciale con il compito di studiare le modalità dell´operazione. Ma coloro che si oppongono al «piano di disimpegno» deciso da Sharon hanno sollevato una serie di obiezioni tali da riaprire la discussione. Per la legge religiosa ebraica i morti devono rimanere laddove vengono sepolti, in tombe scavate nella nuda terra, senza cassa (o, come spesso avviene, in casse traforate), semplicemente avvolti nei sudari, fino al giorno della resurrezione, dopo l´avvento dell´era messianica, nel mondo a venire. Il corpo al momento dell´inumazione deve essere integro in tutte le sue parti. Per questo motivo ci sono rabbini che s´oppongono al trapianto degli organi. Ma poiché il trapianto serve a salvare altre vite umane molti rabbini, di contro, l´autorizzano. La stessa legge prevede, tuttavia, un´eccezione, consentendo l´esumazione dei corpi se c´è il rischio che il cimitero sia profanato. E poiché il popolo ebraico ha subito nel corso dei secoli diverse espulsioni, in qualche caso coloro che sono partiti si sono portati via i loro morti proprio per evitare il pericolo della dissacrazione. È successo anche in Italia, due secoli fa, quando un gruppo di ebrei espulsi dallo Stato della Chiesa si rifugiò nel Ducato Estense. Quella comunità fuggita da Pieve di Cento per rifugiarsi a Cento riuscì a trasferire nella nuova residenza anche il cimitero. Insomma, ci sono dei precedenti. In teoria, si può. E tuttavia per il modo in cui avviene la sepoltura, praticamente nella nuda terra, e a causa del lungo tempo trascorso, riesumare i corpi non è facile. «Sicuramente è un´operazione complessa sia sul piano tecnico che su quello sentimentale», dice il guardiano del cimitero di Neveh Dekalim, Eliezer Orbach. In caso di riesumazione il corpo, infatti, dovrà essere recuperato in ogni sua parte. Ora, spiega Orbach, poiché il cimitero è stato costruito sulla sabbia, bisognerà procedere a scavi molto accurati (sotto la sorveglianza del rabbinato centrale) per poter ricostruire i corpi nella loro interezza. E il risultato finale non è garantito. La soluzione più logica sarebbe lasciare questi poveri morti riposare laddove si trovano, a due passi dal mare, nelle loro tombe ricoperte di conchiglie (la tradizione ebraica consente ai visitatori di lasciare una pietra sulla lapide ma qui è più facile trovare nella sabbia una conchiglia). Sempre che le autorità palestinesi, che dovrebbero subentrare nel controllo della zona evacuata, garantiscano che il cimitero non sarà dissacrato. Ma questo problema apparentemente minore rimanda alla necessità che il ritiro avvenga attraverso un coordinamento con gli uomini di Abu Mazen. Se i palestinesi dovranno assumere il controllo delle case, degli edifici e delle serre costruite per i coloni, e anche, perché no, del piccolo cimitero di Neveh Dekalim, bisognerà che prima o poi si vedano con la controparte. La realtà è che a tre mesi dall´inizio del ritiro non c´è stato ancora nessun incontro. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla direzione de La Repubblica. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.