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Il Mattino Rassegna Stampa
11.04.2005 Silenzi sulla violenza palestinese, eufemismi sulle dichiarazioni razziste di Khatami
sul quotidiano napoletano

Testata: Il Mattino
Data: 11 aprile 2005
Pagina: 5
Autore: Michele Giorgio - un giornalista
Titolo: «Khatami duro: nessuna pace a San Pietro - E nella Striscia di Gaza è tornato a scorrere sangue»
IL MATTINO di domenica 10 aprile 2005 pubblica un articolo di Michele Giorgio sulla smentita, da parte del presidente iraniano Khatami, della stretta con l'israeliano Katsav a Roma. L'articolo è intitolato: "Khatami duro: nessuna pace a San Pietro"

Khatami è stato semplicemente "duro"! Ha pronunciato frasi razziste in cui si esplicita il desiderio di vedere Israele distrutto, e Il Mattino lo definisce "duro"?

Nell'articolo Giorgio dipinge poi una realtà capovolta nella quale Israele minaccia l'Iran e le sue pacifiche centrali nucleari e la Siria persegue una politica di pace frustrata dall'irragionevole pretesa israeliana che cessi il sostegno di Damasco a Hezbollah ( che, come noto, è un partito politico e un'organizzazione caritatevole, non un gruppo terroristico antisemita votato alla distruzione di Israele).
Nessun cenno, ovviamente, all'invito a recarsi a Gerusalemme, rivolto da Israele ad Assad e rimandato al mittente.

Ecco il testo

Raffica di smentite sulla «giornata delle strette di mano per la pace» che, secondo diversi organi di stampa, si sarebbe vissuta venerdì a Roma in occasione dei funerali di Giovanni Paolo II. Il presidente iraniano Mohammad Khatami ha smentito seccamente le affermazioni del capo di Stato israeliano Moshe Katsav, secondo il quale i due si sono stretti la mano ed hanno avuto una breve conversazione. «Queste dichiarazioni sono false come le altre dichiarazioni israeliane e io non ho avuto alcun incontro con alcun dirigente del regime sionista», ha dichiarato Khatami all'agenzia iraniana Irna. Israele e Siria invece hanno negato che Katsav e il presidente Bashar Assad siano andati oltre una rapida stretta di mano dovuta alle circostanze. È stata una doccia fredda per i tanti che, dopo le affermazioni fatte dai media, soprattutto israeliani, avevano immaginato l'inizio del disgelo tra paesi nemici e la possibilità di rilanciare il dialogo in Medio Oriente. Katsav, originario della provincia di Yazd, in Iran, aveva riferito di avere avuto con Khatami una breve conversazione in lingua persiana. La replica del presidente iraniano è stata netta. «Come ho ribadito più volte - ha detto - non riconosciamo né moralmente né dal punto di vista logico Israele, che è stato creato con la forza e l'usurpazione. Riconoscere l'esistenza dello Stato di Israele sarebbe un'ingiustizia verso l'umanità». Khatami ha anche colto l'occasione per riaffermare il rifiuto di Teheran a tutti i piani fin qui seguiti per cercare di risolvere il conflitto israelo-palestinese. «Non ci intromettiamo negli sforzi di pace, ma speriamo che il mondo comprenda perché tutti i piani sono stati un fallimento», ha detto alludendo ad una presunta volontà di Israele di non arrivare ad un accordo con i palestinesi. I media siriani da parte loro, dopo una iniziale smentita, hanno confermato che le mani di Assad e Katsav si sono strette a Roma, ma hanno precisato che si è trattato di un caso, senza alcun significato politico. D'altronde a gettare acqua sul fuoco della speranza dei più ottimisti è stato lo stesso ministro degli esteri israeliano Silvan Shalom. «Non tenderei per primo la mano a Khatami e Assad che sono due estremisti», ha detto in una intervista. La pace è ancora lontana tra Israele e Siria mentre si fa ogni giorno che passa più concreta, secondo alcuni osservatori, la possibilità di un confronto militare tra Teheran e Tel Aviv a causa delle centrali nucleari in costruzione in Iran. Israeliani e siriani si sono incontrati per l'ultima volta nel 2000 per discutere sul futuro delle Alture del Golan, occupate dallo Stato ebraico nel 1967. Il premier Ariel Sharon si oppone all'avvio di un negoziato con Damasco che, inevitabilmente, si concluderebbe con la restituzione del Golan, ma anche perchè la trattativa consentirebbe al presidente Assad di sottrarsi alle pressioni internazionali alle quali è soggetto da due anni e che, di recente, lo hanno costretto a ritirare le sue truppe dal Libano. Assad si è detto disponibile in più occasioni a riprendere i colloqui di pace spaccando il governo israeliano in due schieramenti: quello del rifiuto guidato da Sharon e quello «possibilista» del ministro degli esteri Shalom che ritiene la pace con la Siria una «opzione strategica» per Israele. Alla fine ha vinto Sharon che preme anche per ottenere il disarmo di Hezbollah, il movimento sciita libanese sostenuto dalla Siria. I motivi di preoccupazione sono forti anche sul fronte Israele-Iran.
Nell'articolo "E nella Striscia di Gaza è tornato a scorrere sangue" leggiamo poi ""La tensione, in crescita costante da diversi giorni, è stata ulteriormente aggravata...".

IL MATTINO scrive che la tensione era in crescita da diversi giorni. Bene, e cosa scriveva IL MATTINO negli scorsi giorni? Niente! Perchè niente? Perchè avrebbe dovuto scrivere sulle continue violenze dei terroristi palestinesi. Cosa che omette di fare anche nell'articolo odierno, rifugiandosi nell'ambigua e reticente affermazione sopra riportata. Per la cronaca, volendo elencare solo gli episodi salienti sui quali IL MATTINO ha chiuso gli occhi, sono da ricordare: colpi di mortaio già nei giorni scorsi contro alcuni insediamenti; il ferimento grave di un lavoratore israeliano da parte di cecchini palestinesi; lancio di un missile qassam contro il cimitero della cittadina israeliana di Sderot. Per non parlare dei quotidiani spari e lanci di ordigni contro pattuglie e postazioni dell'esercito.

Ecco il testo dell'articolo

Gerusalemme. In un impressionante dispiegamento di forze di sicurezza Gerusalemme si prepara alla domenica di tutti i pericoli, con l'annunciato tentativo di invasione da parte di estremisti ebrei della Spianata delle Moschee e l'altrettanto annunciata replica di migliaia di fedeli musulmani pronti a fare scudo con i loro corpi al terzo luogo più sacro dell'Islam. La tensione, in crescita costante da diversi giorni, è stata ulteriormente aggravata ieri dagli incidenti intervenuti nel sud della Striscia di Gaza, dove l'esercito israeliano ha ucciso tre ragazzi palestinesi di 15 anni. Secondo testimoni palestinesi, i tre adolescenti stavano giocando a calcio vicino al confine con l'Egitto quando sono stati colpiti dal fuoco dei militari. Fonti militari israeliane hanno affermato invece che i soldati hanno sparato contro un gruppo sospetto che si avvicinava ad una zona militare vietata ai civili. La loro morte, l'incidente più grave da un mese, denunciato questa sera come «un crimine» dal presidente Abu Mazen, mette a rischio la tenuta della tregua informale decisa in marzo al Cairo dalle principali fazioni armate palestinesi. Già ieri pomeriggio i miliziani di Hamas hanno sparato per ritorsione circa 20 colpi di mortaio, senza fare vittime, contro la colonia ebraica di Gush Katif, nel sud della Striscia. Il clima, già caldo da giorni, rischia ora di diventare incandescente, soprattutto se, nonostante il massiccio dispiegamento di forze dell'ordine e di unità antisommossa israeliane che dovranno impedire l'accesso alla Spianata agli zeloti ebrei, questi riusciranno lo stesso a infiltrarsi. Le fazioni armate palestinesi hanno avvertito che porranno fine alla tregua con Israele se questo succederà, e se ci sarà una «profanazione» del sito sul quale si ergono le moschee di Al Aqsa e della Roccia. «La moschea di Al Aqsa corre un pericolo reale, e se sarà aggredita la tregua prenderà fine e inizierà una nuova intifada», ha minacciato oggi a Ramallah il dirigente di Hamas, Mohammed Nazzal. A innescare la tensione è stato l'annuncio, alcune settimane fa, dell'intenzione del gruppo dell'estrema destra religiosa israeliana «Revava» di organizzare il 10 aprile una replica dei grandi pellegrinaggi che gli ebrei facevano 2000 anni fa sul Monte del Tempio, dove si trovava allora il Tempio di Salomone. Gli zeloti di «Revava» chiedono che anche agli ebrei venga riconosciuto il diritto di pregare sulla Spianata delle Moschee, o meglio sul Monte del Tempio, luogo più sacro anche per la religione israelita, alla cui base si trova il Muro del Pianto.
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