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La Stampa Rassegna Stampa
11.04.2005 Israele impedisce agli estremisti l'ingresso al Monte del Tempio, l'Anp non combatte il terrorismo
un reportage e un'intervista al ministro degli Interni israeliano, di Fiamma Nirenstein

Testata: La Stampa
Data: 11 aprile 2005
Pagina: 6
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Torna la tensione, scontri nel cuore di Gerusalemme - «Contro il terrore serve la collaborazione dei palestinesi»»
LA STAMPA di lunedì 11 aprile 2005 pubblica un reportage di Fiamma Nirenstein relativo agli scontri di domenica tra polizia israeliana ed estremisti dell'organizzazione Revavà, decisi a penetrare nella Spianata delle Moschee (Monte del Tempio per gli ebrei).

Ecco il testo:

Stato d'Israele, stato di polizia! Sharon traditore! Sharon delinquente! e voi tutti quanti, poliziotti schifosi, anche voi siete degli schiavi di uno Stato fascista». Non è una manifestazione di estremisti palestinesi, è invece un gruppo piuttosto sparuto di pittoreschi estremisti appartenenti a Yrgun Revavà (l'organizzazione dei diecimila) che si agita nel sole del grande piazzale di fronte al Muro del Tempio.
Il Muro bimillenario, dove il papa depose il suo messaggio a Dio secondo l'uso ebraico, è fra le vestigia più sante per tutto il mondo ebraico perché è ciò che rimane del tempio distrutto dai Romani nel 70 d.C. E di fatto sostiene la grande Spianata delle Moschee, dove sorge Al Aqsa, uno dei luoghi più santi per l'Islam: si narra che Maometto vi giunse in volo dalla Mecca. Gli estremisti, ben sapendo di andare a toccare un punto terribilmente sensibile, avevano promesso di salire alla Spianata per festeggiare l'inizio del mese in cui si celebra Pesach, la Pasqua ebraica. Invece un enorme cordone di 7500 poliziotti che il governo di Sharon ha chiamato da tutta Israele, ha impedito persino l'inizio di una manifestazione. I loro convogli sono stati fermati lontano dal Muro; trentuno persone sono state arrestate, di cui due soltanto sotto la Spianata, tre poliziotti sono stati ammaccati più che feriti sul serio dai manifestanti, e molti girotondi di ragazzini con i riccioli sono stati seguiti dai giornalisti di tutto il mondo, più numerosi dei manifestanti.
Intanto però sulla Spianata avveniva qualcosa di molto più drammatico, data che la vera «organizzazione dei diecimila» era di fatto diventata quella sopra la spianata delle Moschee. Infatti negli ultimi giorni su vari fogli e tv arabe, i religiosi hanno cominciato a chiamare i musulmani alla difesa della Moschea di al Aqsa, ventilando un attacco massiccio di organizzazioni israeliane. Lo sceicco Ahsam Yussuf, capo di Hamas a Ramallah è riuscito a portare alla Spianata centinaia di appartenenti all'organizzazione e ha chiamato alla guerra santa: solo per la presenza della polizia e forse anche perché fra i fedeli musulmani di Gerusalemme la Jihad non è così popolare come nei territori e Abbas è amato, dalla spianata non è partito nessun incidente, una delle solite sassaiole sui fedeli ebrei riuniti presso il Muro del Pianto che poi fa scattare la polizia e porta agli scontri sanguinosi che il mondo intero ricorda all'inizio dell'Intifada.
La polizia ha seguitato a giungere in affannati drappelli anche quando era ormai chiaro che l'Irgun Revavà era stato, per questa volta, disperso. Gli scontri possono diventare micidiali quando cominciano presso il grande pomo della discordia, e hanno una portata politica che supera i confini di Israele. «La nostra missione - dice il capo della polizia Shaul Naim - va sotto il capitolo Pericolo per lo stato. Perché le minacce alle Moschee hanno sempre un pauroso sottinteso, quello delle organizzazioni terroriste ebraiche. È in gioco la fine del mondo, l'idea apocalittica di centinaia di milioni di musulmani che corrono verso la loro Moschea di Al Aqsa attaccata». Per ora, vestiti di bianco, con gli shofar, i grandi corni di ariete che si suonano nelle solennità religiose, i ragazzini che ballavano e cantavano in cerchio, i manifestanti non avevano un’aria pericolosa, ma neppure sconfitta. Il loro capo David ha-Ivri ha già promesso un ritorno più riorganizzato fra trenta giorni, e il vento del dissenso contro lo sgombero soffia sul fuoco: il bilancio del governo Sharon è passato, con esso il finanziamento dello sgombero; il referendum è stato bocciato. La destra è nell’angolo, i tentativi di fermare Sharon possono farsi disperati.
E anche da parte palestinese, nei gruppi per cui l'idea di ogni accordo con Israele suona blasfema e si vuole solo eliminare lo stato ebraico, la linea Abu Mazen è invisa: dopo l'attentato di Tel Aviv, ce ne sono stati molti altri minori. Gli Hezbollah fanno di tutto per rinfocolare le forze di chi è disposto a cercare di distruggere la linea di Abu Mazen, che invece vorrebbe arrivare tranquillamente allo sgombero. E dopo l'uccisione di tre palestinesi vicino alla Strada di Filadelfia, a Gaza, sono piovute sugli insediamenti del Gush Kativ non meno di cento colpi di mortaio.
Sotto le Moschee, tuttavia, quando si chiede a Arieh Eldad un deputato della destra molto contrario allo sgombero e che tenta, senza spingere ma con determinazione, di salire alla spianata, si sentono spiegazioni diverse da quelle politiche.«Ci chiediamo - dice - perché mentre tutti i musulmani e i turisti possono salire sulla Spianata, il nostro Stato, che dovrebbe capire le ragioni della tradizione ebraica, proibisce agli ebrei di pregare sopra le rovine di quello che per è il centro più importante della loro identità religiosa«». Ma santo cielo, perché questo può diventare un casus belli gigantesco, non saranno mai pronte al compromesso le persone religiose, a capire le ragioni degli altri? «Che il governo, al minimo, ci consenta un angolo dove pregare, così è una cosa sconcia, si metta d'accordo con le autorità».
Ma non le sembra, diciamo a Moshe Feiglin, un estremista che ha anche fatto qualche anno di galera, che spostando l'attenzione sulle Moschee, non fate davvero un piacere ai vostri amici degli insediamenti, che hanno un vero, immediato problema? «Un vero problema? Il vero problema è questo - e indica il Muro del Pianto - è che i nostri governanti non sono più ebrei, non riconoscono il sacro, per questo danno via i territori». Un poliziotto lo ascolta triste, è già tardi, il sole picchia, vorrebbe andare a casa.
Sempre di Fiamma Nirenstein è l'intervista a Gideon Ezra, ministro degli Interni israeliano.
Il quale affronta , oltre al tema degli scontri a Gerusalemme, quello dell'uccisione dei tre giovani palestinesi a Gaza, un tragico episodio riconducibile alla mancata assunzione di reponsabilità nella lotta al terrorismo da parte dell'Anp.

Ecco il testo:

Il ministro degli Interni israeliano Gideon Ezra dalla mattina molto presto è di vedetta di fronte al Muro del Pianto, sopra il quale si estende la spianata delle Moschee. Magro, alto, segnato dalla lunga esperienza di guerra e da una perenne smorfia ironica, sta in piedi come su un campo di battaglia al centro del movimento di migliaia di poliziotti che tuttavia non gli tengono lontano, chiaramente per suo ordine, giovanotti infuriati e vecchie signore religiose che lo apostrofano di «traditore» e di «delinquente» perché gli ebrei non possono salire sul Monte dell'antico Tempio, che è anche la spianata delle Moschee, mentre i musulmani possono farlo. La polizia li lascia arrivare vicino al ministro quanto sarebbe impensabile in qualsiasi paese europeo. Lui non esita a mettersi a tu per tu, e spiegare le ragioni della decisione.
Signor ministro, avete dispiegato una impressionante quantità di forze, evidentemente siete molto preoccupati che la situazione di relativa tranquillità possa degenerare».
«Il clima è certo molto teso, era possibile che qui avvenisse una provocazione per far prendere fuoco di nuovo al conflitto».
Però ieri l'esercito israeliano ha ucciso tre giovani palestinesi, evidentemente questa misura di prudenza che applicate qui non funziona quando si tratta di Gaza. Così, le organizzazioni terroriste vogliono dichiarare la fine dello stato di tregua. I palestinesi sostengono che i ragazzi si limitavano a passare di là, o addirittura a giocare a calcio.
«Mi faccia il piacere, lei davvero può credere che i nostri soldati sparino su dei giovani che giocano o che, come dice lei "passano"? Non dirà sul serio! Quello che posso dirle io, è che quella è la zona cuscinetto accanto alla cosiddetta "strada di Filadelfia", chi va là sa benissimo che è l'autostrada d'ingresso delle armi per i terroristi dentro Gaza dall'Egitto. E soprattutto vorrei che fosse chiaro un fatto di enorme significato politico: se la polizia palestinese (che peraltro ora ha ordinato un'inchiesta a Gaza sull'evento, buon segno) avesse piantonato la zona per impedire essa stessa, secondo gli accordi, movimenti di importazione di armi che favoriscano il terrore, tutto questo non sarebbe successo. Di nuovo, è dell'impegno delle forze palestinese che c'è bisogno per evitare tragedie. Noi, come vede ce la mettiamo tutta e abbiamo impedito che si radunassero qui gli estremisti che vogliono distruggere questo momento impegnativo e difficile per tutti».
E tuttavia si nota un certo strabismo professionale nella vostra operazione: giusto, avete impedito ai pulman della "organizzazione dei diecimila" come si autodenominano quelli che vogliono salire sul Monte del Tempio, di arrivare, li avete arrestati, però avete lasciato che durante la notte là sopra, sulla Spianata si radunassero migliaia di giovani, cui era proibito del tutto entrare dato che avete permesso l'ingresso solo a chi è sopra i quarant'anni. E poi, però,avete lasciato che il capo di Hamas da Ramallah arrivasse a Gerusalemme, entrasse sulla spianata, e adesso è là che arringa la folla chiamando tutti i musulmani a una guerra santa che difenda l'Islam da un supposto attacco israeliano alle Moschee.
«I giovani sono arrivati alla spicciolata durante la notte, e noi abbiamo ritenuto, per non creare una situazione di tensione poliziesca, di controllare il luogo solo dal mattino. Lei sa che cosa significa far giungere migliaia di poliziotti da tutte le parti di un Paese problematico come questo? Quanto rischio comporta? Quanto denaro costa al contribuente. L'impegno è stato enorme, e infatti i risultati si vedono. Quanto a Yussuf, si è infilato dentro Gerusalemme da vicoli e sentieri che lui e i suoi conoscono, senza passare ai check point, e poi dal momento che ha sessant'anni, è entrato come uno qualunque di quelli cui era permesso».
Lei mi dice di aver solo preservato la legge: qui intorno le persone che vogliono salire sul Monte del Tempio, dicono che lei non è ormai per loro non è eppure ebreo, e che lo stato d'Israele è ormai uno stato di polizia contro i suoi cittadini.
«Per me questi qui dell'Irgun Revavà (l'organizzazione dei diecimila) sono solo provocatori, e non mi sembra che siano diecimila».
Lei vuol dire che la situazione, per il domani, non è tanto grave?
«I tentativi di far saltare per aria la situazione certo ci sono e ne vedremo ancora molti fin allo sgombero. Noi lavoriamo per mantenere la calma. e ci auguriamo che anche Abu Mazen lo faccia».
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