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La Stampa Rassegna Stampa
10.04.2005 La visita di Sharon negli Stati Uniti: l'espansione di Maalè Adunim prinicipale punto di dissenso tra gli alleati
l'analisi di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 10 aprile 2005
Pagina: 11
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Sharon negli Usa, il summit più difficile»
Da LA STAMPA di domenica 10 aprile 2005 un'analisi di Maurizio Molinari, alla vigilia del viaggio del premier israeliano Sharon negli Stati Uniti:
Il premier israeliano Ariel Sharon viene ricevuto domani per la prima volta nel ranch texano di Crawford in quello che si profila come l'incontro più difficile finora avuto con il presidente americano George W. Bush. Alleati di ferro nella guerra al terrorismo, accomunati dal ritenere il nucleare iraniano la principale minaccia per il Medio Oriente ed uniti nel promuovere la nascita di uno Stato di Palestina «democratico e pacifico al fianco di Israele», i due leader sono divisi da 3650 case.
Si tratta delle abitazioni che il governo Sharon vuole costruire nella zona «E-1» della Cisgiordania, fra la città di Gerusalemme e l'insediamento ebraico di Maalei Adumim, ma i palestinesi lamentano il fatto che isolerebbero interi quartieri arabi ed il Segretario di Stato Condoleezza Rice ha fatto sapere agli israeliani di considerare in piano edilizio contrasto con la Road Map che prevede il totale congelamento degli insediamenti.
La tensione è continuata nelle ore della vigilia del summit. «Potete scommettere sul fatto che chiederò a Sharon di rispettare la Road Map» ha detto Bush volando da Roma verso il Texas.
«Non rinunceremo al piano di espansione di Maalei Adumim» ha ribattuto il ministro degli Esteri israeliano, Silvan Shalom, in un'intervista ad «Haaretz».
L'unico intento a smussare le tensioni sembra essere il vicepremier israeliano, Shimon Peres, che incontrando il vicepresidente Dick Cheney alla Casa Bianca lo ha rassicurato sull'«assenza di intenzioni di costruire le 3650 case» facendo presente come l'interesse di Israele sia di ottenere finanziamenti Usa per sviluppare regioni dentro i confini del 1967 come il Negev e la Galilea con progetti industriali congiunti arabo-israeliani simili a quello che è riuscito a creare 40 mila posti di lavoro in Giordania.
Il rischio di collisione fra Sharon e Bush nasce dal fatto che sull'allargamento di Maalei Adumim i rispettivi interessi divergono. Per il premier israeliano le 3650 case servono a creare una continuità fisica con Gerusalemme e dunque ad includere il più popoloso insediamento ebraico in Cisgiordania negli agglomerati urbani destinati ad essere annessi ad Israele con il negoziato per lo status finale. E si tratta di un obiettivo che Sharon persegue anche per tentare di ammorbidire le resistenze dei coloni al piano di ritiro da Gaza, che dovrebbe iniziare a luglio e già minaccia di scatenare una guerra civile. Bush invece si oppone al progetto edilizio perché intenzionato a garantire ai palestinesi una «contiguità territoriale in Cisgiordania» senza la quale lo Stato di Palestina «non sarebbe fattibile». A rendere più teso il confronto c'è il fatto Sharon ottenne da Bush lo scorso anno - in cambio dell'impegno al ritiro da Gaza - un impegno scritto sul fatto che i maggiori centri ebraici in Cisgiordania sarebbero rimasti a Israele, ma il cui lessico è ora oggetto di diverse interpretazioni. Ironia della sorte vuole che l'amicizia personale fra i due leader nacque nel 1998 proprio in occasione di un viaggio che fecero assieme in elicottero sulla Cisgiordania, sorvolando anche i tetti di Maalei Adumim.
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