Chi comanda nell'Anp? Abu Mazen stenta ad affermare la propria autorità
Testata: Il Foglio Data: 07 aprile 2005 Pagina: 1 Autore: un giornalista Titolo: «In Palestina è il caos nelle forze di sicurezza.Abu Mazen solo e fragile»
IL FOGLIO di giovedì 7 aprile 2005 pubblica in prima pagina un'analisi puntuale quanto inquietante dei conflitti politici e della mancata affermazione di un'autorità centrale nell'Anp di Abu Mazen.
Ecco il testo: Ramallah. Nelle ultime settimane, la scena palestinese è stata dominata da indiscrezioni pesanti, segno di una difficoltà di tenuta da parte del presidente Abu Mazen. Oggetto delle "rivelazioni": gli screzi tra lo stesso Abu Mazen e il premier Abu Ala. La stampa palestinese racconta che il presidente vorrebbe sostituire il primo ministro, promuovendo Salam Fayad, ora alle Finanze, a capo del governo. Crea inoltre preoccupazioni la scadenza elettorale del 17 luglio: un’affermazione netta alle politiche di Hamas e gruppi islamici potrebbe annullare il prestigio acquisito dal rais nel voto presidenziale di gennaio. Le voci di possibili rinvii delle elezioni, smentite da Abu Mazen, si accompagnano alla crisi all’interno di al Fatah, con il leader Farouk Kaddoumi che lavora contro corrente, ma nell’ombra, mentre cresce la rivolta dei giovani quadri contro il quartier generale considerato corrotto. L’insieme delle tensioni produce un dato preoccupante: Abu Mazen non riesce a compiere passi avanti nel controllo né dei 17 sistemi di sicurezza né dei gruppi armati e pare sempre più isolato e senza alleati in posizioni di forza reale. Le ultime profferte, di una tregua effettiva e di lunga durata, avanzate dal rais, sono state respinte da Sami Abu Zuhri (portavoce di Hamas) e da Khaled el Batsh (a nome del Jihad): "La resistenza non si tocca". Non sono solo parole: Hamas si fa carico anche di pubblicizzare via Internet i suoi sforzi per potenziare i Qassam. Nei giorni scorsi un razzo, lanciato come test da Gaza verso il mare, ha percorso nove chilometri: potrebbe raggiungere la città israeliana di Ashqelon. A fronte di questi pericoli, Abu Mazen, senza il sostegno del governo, non è in grado d’imporre l’ordine e di assumere su di sé il monopolio dell’uso della forza: invece di far arrestare i 26 terroristi che Yasser Arafat ospitava alla Moqata può soltanto proporre loro l’assunzione negli apparati di sicurezza o al massimo allontanarli. Tenta di far qualcosa: per esempio licenzia un capo della polizia che sobilla i ribelli contro di lui, ma è una piccola decisione rispetto alla minaccia reale. I rivoltosi infatti arrivano a sparare contro la Moqata e poi scorrazzano per Ramallah, distruggendo sette ristoranti (segno che sono immersi in una logica di cosche e pizzo). Come conseguenza della debolezza di Abu Mazen arriva la provocatoria proposta di Hamas, che dichiara di essere pronto a occuparsi della sicurezza dei Territori. "Hamas sta perdendo la pazienza – ha detto Mohammed Ghazal, dirigente del movimento – Vogliamo sapere che fine hanno fatto i fondi stanziati dall’Anp per la sicurezza, che rappresentano il 30 per cento del bilancio 2005. Che l’Anp parli chiaro, se non è capace di controllare la situazione, noi di Hamas con le altre fazioni della resistenza siamo pronti a farlo". Il problema è così grave che Tawfiq Tirawi, capo dell’intelligence generale, ha dato le dimissioni, denunciando la situazione ingestibile nei Territori. Abu Mazen, spaventato, non le ha accettate. Il generale Nasser Youssef, ministro dell’Interno, durante una visita a Jenin, è stato bersaglio di spari delle Brigate al Aqsa. Privo di potere reale, è stato costretto a far buon viso con Zakaria al Zubeidi, leader del gruppo. Intanto Mohammed Dahlan, ministro degli Affari civili, resta defilato, criticando in modo inusuale per lui Israele, e il suo concorrente ora alleato Jibril Rajoub, consigliere per la Sicurezza nazionale, dice che non vuole prendersi alcuna responsabilità. Abu Mazen cerca di uscire dalla "fauda" (caos), proponendo di mandare in pensione le figure politiche e della sicurezza over 60, per liberarsi della vecchia guardia. La difficoltà nel garantire a Israele la fine degli attentati terroristici si manifesta però nelle sue stesse proposte. Per fornire risposta alle richieste di disarmare 530 terroristi, Abu Mazen non va oltre l’annuncio della macchinosa istituzione di due comitati ad hoc e dell’integrazione dei militanti nell’Anp. In questo quadro, si comprende bene come mai non sia stata ancora fissata la data della visita di Abu Mazen dal presidente degli Stati Uniti George W. Bush. Il rais dice che non ha intenzione di andare a Washington "a mani vuote" e aggiunge con un tono a metà strada tra la minaccia e lo scoramento: "Combatterò e persisterò senza disperare. Se però perderò la speranza me ne andrò". Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione de Il Foglio. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.