Il segretario dei DS incontrerà Ariel Sharon l'analisi di Carlo Panella
Testata: Il Foglio Data: 05 aprile 2005 Pagina: 2 Autore: Carlo Panella Titolo: «Fassino andrà presto da Sharon (mezza) svolta mediorientale dei DS»
Dal FOGLIO di martedì 5 aprile 2005, un articolo di Carlo Panella Roma. Il segretario dei Ds, Piero Fassino, ha concordato una visita ufficiale con Ariel Sharon, il premier israeliano con cui più forte è stato negli ultimi vent’anni la polemica della sinistra italiana, secondo quanto lo stesso segretario dei Ds ha anticipato alcune settimane fa al Foglio. Naturalmente, il segretario dei Ds incontrerà anche il presidente palestinese Abu Mazen, durante un viaggio che avverrà probabilmente a maggio e che costituisce una netta svolta nella politica estera dei Democratici di sinistra. Svolta tanto netta che l’annuncio ufficiale è stato postdatato rispetto alle elezioni, per evitare l’effetto boomerang sulla campagna elettorale delle inevitabili polemiche da parte della sinistra ds e di alcuni alleati che continuano non considerare Sharon persona a cui si possa stringere la mano. Naturalmente, il segretario dei Ds non vuole che il senso politico dell’incontro suoni quale sua accettazione della strategia complessiva di Sharon – da cui lo separano questioni cruciali – ma sicuramente accetta un’interpretazione che rimarchi l’incoraggiamento che i Ds vogliono dare al pieno compimento del ritiro israeliano da Gaza, accompagnato da alcune richieste che riguardano il tracciato della barriera di separazione, il ritiro anche dalla Cisgiordania e la nascita dello Stato palestinese. Distinguo a parte, è evidente che la mossa di Piero Fassino è forte, impegnativa, e inizia a modificare radicalmente l’approccio dei Ds con l’intera questione mediorientale (come già il segretario ha anticipato, con maggiore prudenza, anche a proposito dell’Iraq).Riconoscere in Ariel Sharon un interlocutore pieno e affidabile, andarlo a trovare, segnala una correzione di rotta radicale da parte del più grande partito della sinistra italiana. E’ la prima volta in assoluto che un segretario della tradizione comunista modifica radicalmente una posizione di politica estera in corso d’opera, in tempo reale, quando ancora è possibile incidere sugli avvenimenti. E’ anche la prima volta che un segretario dei Ds opera una svolta di politica estera che permette di ipotizzare una posizione bipartisan con il governo. L’esecutivo di Silvio Berlusconi ha scelto di fare dell’Italia il più affidabile alleato europeo di Israele – come è riconosciuto ad ogni livello a Gerusalemme – e ora ha la prospettiva di accompagnare gli impegni futuri del paese in modo forse addirittura collaborativo con l’opposizione. Possibilità non disprezzabile perché il processo di pace e la costruzione dello Stato palestinese richiederanno all’Italia anche un notevole impegno economico – oltre che politico e diplomatico – per investimenti in Palestina e forse anche militare. Stimolato dalla richiesta di Peppino Caldarola di fare questa visita, dandole il preciso senso di una svolta, Fassino fa ora ben di più che violare la "regola dei vent’anni" tanti, al minimo, sono sempre stati necessari per le autocritiche degli ex Pci; sull’opposizione agli euromissili si va verso i trenta). Egli schiera infatti ora i Ds in una posizione collaborativa – anche se critica – con un governo israeliano, abbandonando quella pregiudiziale massimalista, quella diffidenza – anche quella sottovalutazione del terrorismo – che arrivano dal patrimonio antisionista staliniano e poi dalla sciagurata scelta del 1967, quando, appiattito sulle posizioni di Mosca, il Pci appoggiò la guerra degli arabi per "distruggere Israele", come diceva pubblicamente Gamal Abdel Nasser. Negli ultimi anni, l’influsso di questa ambigua eredità è stato sempre evidente in Massimo D’Alema – appiattito sulle posizioni di Yasser Arafat, di cui mai ha criticato neanche le evidenti concessioni allo stragismo – e poi è sfociato nell’appoggio ufficiale all’"Accordo di Ginevra" (che non faceva cenno al terrorismo). Accordo seccamente rifiutato sia da Israele sia dall’Anp, frutto di un’operazione di non eccelso livello di politici israeliani e palestinesi in disarmo. Accordo che però è stato il punto di riferimento sulla crisi mediorientale, non soltanto dei Ds, ma anche di Romano Prodi, addirittura nelle vesti di presidente dell’Ue. Oggi naturalmente Fassino – a domanda precisa – nega qualsiasi intenzione di sconfessare, con questa sua visita a Sharon, l’appoggio a "Ginevra" e ne rivendica anzi il ruolo stimolante. Resta però agli atti che a Ginevra si faceva finta che il terrorismo palestinese non esistesse, mentre oggi Piero Fassino va a parlare con Sharon, ben cosciente che può impostare il ritiro da Gaza solo e unicamente perché ha inferto con le sue difficili scelte – una battuta d’arresto radicale al terrorismo palestinese. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione de Il Foglio. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.