La solitudine dei settler, il rischio della violenza descritti da Fiamma Nirenstein
Testata: La Stampa Data: 30 marzo 2005 Pagina: 11 Autore: Fiamma Nirenstein Titolo: «I settler vogliono affrontare l'esercito»
LA STAMPA di mercoledì 30 marzo 2005 pubblica un articolo di Fiamma Nirenstein sulla reazione dei settler israeliani all'avanzare del piano di ritiro da Gaza.
Ecco il testo: Adesso la solitudine dei settler è totale: ieri è passato il bilancio di Sharon votato senza distinzione di ideologia e partito da tutti quelli che sono a favore dello sgombero. Subito prima era stata distrutta l'altra trincea di battaglia legale che i coloni avevano cercato di scavare, quella del referendum: anche quella non è passata al voto della Knesset, il parlamento israeliano. Adesso l'aria che si respira negli insediamenti del Gush Kativ, a Gaza, è dura, confusa: da una parte un senso di depressione, di sofferenza, perché comincia ad apparire all'orizzonte delle famiglie il trauma reale dell'abbandono della propria casa. Dall'altra, un pugno di realisti si organizzano, senza farne grande pubblicità, per un quieto passaggio ad altre comunità agricole nel Negev o in Cisgiordania. Infine, e questo è certo il fenomeno maggiore, il dolore si trasforma in attivismo esasperato. I risultati pratici sono che Moetzet Yesha, ovvero l'organizzazione degli insediamenti, ha cominciato a raccogliere vestiti e cibo per quelli che già vengono visti come gli assediati del Gush Kativ. E l'altro effetto, uscito alla luce contro la volontà del ministero degli Interni, è il tentativo del ministro Gideon Ezra di farsi consegnare le armi dei setter. «Toglierci le armi significa metterci in balia dei terroristi - dice Avner Shimoni, portavoce del Gush Kativ - ed è un ulteriore gesto di rottura, di sfiducia, di discriminazione». La verità è che le preoccupazioni di Ezra nascono da informazioni molto realistiche, perché ci sono gruppi di teste calde pronte a tutto purchè si arrivi sul campo, fra la gente, alla spaccatura che non si è potuta creare con il referendum o il voto di sfiducia. Vedere l'esercito e i setter l'uno contro gli altri armati, creerebbe una ferita che il giovane stato ebraico, sempre assediato, non vuole davvero affrontare; e inoltre, i settler, che sono valorosi soldati intendono utilizzare la loro esperienza. Anzi , stanno creando un esercito, anche se proclamano che è solo difensivo. A Neveh Dkalim, nel Gush, lo storico militare Arye Yitzahi dice di avere un piano avanzato per piazzare non meno di 400 mila persone intorno alla zona di Gaza per resistere all'evacuazione pianificata. Shimon Riklin, 41 anni, un leader della giovane generazione di setter, sostiene che fra le 50 e le 100 mila persone, specie dalla Cisgiordania, si riverseranno proprio dentro Gaza per bloccare l'esercito e la polizia. Molti entreranno nella Striscia, dice, prima che l'esercito chiuda la strada in maggio. «Figuriamoci il disastro: per evacuare 400 persone dagli avamposti ci vogliono migliaia di soldati, volano botte, si rompono gambe e braccia. Immaginiamo cosa succederà qui», dice Riklin. Yitzhaki sostiene che nella loro organizzazione ci sono 200 mila religiosi e 200 mila laici che sanno già dove dovranno trovarsi, esattamente, nel giorno dello sgombero. «Con tutta questa massa dislocata in punti ben definiti uno a uno, l'esercito non potrà avanzare, e non ci sarà sgombero». Il governo sostiene che si tratta di cifre molto, molto gonfiate. E' realistico pensare che la capacità di mobilitazione di Yesha sia di 180 mila persone, grosso modo. Non sono poche. L'esercito si prepara anche alla possibilità che qualcuno spari con un piano di azioni rapide e per quanto possibile indolori, senza dimenticare che un ulteriore scenario di violenza è quello della possibilità che gruppi di palestinesi sparino sui settler in uscita. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare il proprio parere alla redazione de La Stampa. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.