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Il Foglio Rassegna Stampa
20.03.2005 La vita di un grande filosofo del Novecento tra Germania, Israele e Stati Uniti
le memorie di Hans Jonas, recensite da Giulio Meotti

Testata: Il Foglio
Data: 20 marzo 2005
Pagina: 4
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «I souvenirs di Hans Jonas»
IL FOGLIO di sabato 19 marzo 2005 pubblica a pagina 4 dell'inserto un articolo di Giulio Meotti sulle memorie del filosofo Hans Jonas.

Ecco il testo:


"La mia ombra resta sulle tue mura" scriveva Anna Achmatova su Leningrado. Quella di Hans Jonas preme sul Novecento. E' dal ventre sventrato dell'Europa, cui è sfuggito solo per miracolo,che il più importante studioso di gnosticismo ha spedito i suoi "Souvenirs", pubblicati in Francia da Rivages. Fuma la sua ultima pipa e attraverso di lui parlano i protagonisti filosofici di un secolo, volti che rispuntano come i Kerenskij, Lieber e Tsertelli nella "Storia" di Trotzkij. "Sono cresciuto in una casa dove si praticava un tipo di giudaismo per così dire liberale. Osservavamo le festività e occasionalmente lo Shabbat". Uno zio di Jonas era amico del rabbino polacco Jacob Horowitz,tra i più celebri maestri talmudici d'Europa. "Il ricordo del mio Bar Mitzvah mi assorbirà fino alla morte. Un'infanzia privilegiata a Monchengladbach,dov'è nato nel 1903, vacanze d' élite e case con i quadri di Böcklin alle pareti,lo studio dei miti omerici, la battaglia di Maratona, la vittoria greca sui persiani, la vittoria della libertà sulla servitù. Immaginate la classica bambinaia con le scarpe abbottonate alte che frusta il padroncino,o il vicario che sbircia oltre l'orlo del gabinetto dei ragazzi. Jonas è cresciuto in quel mondo, pensando che l'assimilazione avrebbe funzionato, che fossero nel giusto gli "ebrei con la cravatta" di Steven Aschem. Ma si sbagliava. I "cinquanta secoli di nevrastenia", come Charles Péguy definisce la storia ebraica, stavano scadendo.
"La mia coscienza degli eventi ha debuttato il 1° agosto 1914. Ho assistito al travaglio dell'Europa". Jonas era un giovane precocissimo nelle letture: Stefan Zweig e Thomas Mann, Heinrich Heine ed Eduard Moricke,lo storico Edward Gibbon sul declino di Roma e il grande esegeta Moses Mendelssohn sul giudaismo "legislazione rivelata". E i custodi della protesta, Shelley e Zola. Il disinganno glielo ha trasmessolo zio, forse persino quel sorriso bonario che sembra sapere tutto,da sempre. Nei giorni in cui l'ebrea Rosa Luxemburg marciava alla testa della rivoluzione spartachista, suo zio lo avvertì: "Un uomo non può cambiare il mondo con una semplice ricetta". Parole rimaste indelebili nel suo ricordo, che lo hanno vaccinato dal sionismo operaista e da quella sinistra radicale di cui si stavano infatuando tutti i suoi amici, i "paramarxisti" di Michel Crouzet. Il sionismo di Jonas era fatto di ferro e pragmatismo,rafforzato dalla visione di loculi a cielo aperto della Prima guerra mondiale e dallo scherno quotidiano nella Weimar frustrata per le riparazioni di guerra, una repubblica senza "istruzioni per l'uso" secondo Alfred Döblin.
"La mia era la collera dei Maccabei. Senza battesimo divenne impossibile insegnare. Elias Canetti pensava che l'antisemitismo fosse una conseguenza dell'inflazione del marco. Georg Lukàcs sosteneva invece che la borghesia tedesca non aveva ancora superato il feudalesimo quando il proletariato la gettò nelle braccia dei conservatori. L'antisemitismo era una comoda roccaforte della monarchia prussiana,quella con cui gli ebrei liberali pensavano di essersi alleati. Nelle pagine di Jonas si rianimano le lotte intestine nella città natale di Mongladbach, tra gli studenti cattolici riuniti nel Casino e gli ebrei del club. C'è persino l'odore dei budini, comein un romanzo di Charles
Dickens. Vivida, quasi palpabile,la voce del cantore polacco in sinagoga. Con la maturità cresce anche l'interesse per la Torah e tutte le glosse e appendici e appunti che hanno reso grande l'esegesi ebraica e contaminato una generazione di linguisti,a cominciare da Roman Jacobson, e la
Giudea e Samaria,dove i pionieri fondarono Qiryat Sepher, la città della lettera. A Jonas interessa
l'"officina divina",il contesto storico della Torah, lo studio dei libri dei Profeti e delle matriarche, la "Bibbia vivente". L'Antico Testamento lo legge tradotto dagli studiosi protestanti.
Martin Buber,con la sua ripresa delle leggende del Bal Shem Tov, gli trasmette la passione per la mistica ebraica, i cernecchi al vento dei chassidim, l'edera profetico-talmudica, i nati vecchi dai volti sbiancati dai Salmi nelle sporche yeshivah dell'Est, il ghetto-universo senza radici, i trafficanti dediti all'oro e al cielo,l'esilio di Ovidio nella diaspora europea. Quel mondo fagocitato dal genocidio è raccontato con rara concretezza e provvisorietà estrema. La storia di un secolo risuona nelle parole di Jonas,come i cannoni di Waterloo nelle orecchie di Tackeray e la battaglia nell'ultimo volume di Proust. E' una profondità vista attraverso un fascio di luce, un'intimità lontana, una successione di momenti scheggiati, la solitudine spirituale in cui i protagonisti subiscono il loro destino. "Buber mi ha condotto al sionismo",insieme alla lettura rivoluzionaria del Judenstaat di Theodor Herzl. Una bomba,insieme al coraggio tutto secolare che aveva nutrito con la lettura di Spinoza. Il sionismo era la risposta alla crisi moderna del liberalismo e dell'emancipazione. Il "Kultur-zionismus" mancava di realismo.
Jonas comincia a prendere in considerazione la possibilità di emigrare in Palestina, nell' "Antica Nuova Terra" di Herzl, dopo il massacro di Hebron del 1929. Solo lì un ebreo sarebbe stato al sicuro, solo lì fucile sarebbe stato il suo tra le pietraie semitiche. "Mi immaginavo con una truppadi soldati proveniente dalle diverse regioni della Galuth (termine ebraico per esilio,ndr) ,tra donne e bambini attraversare l'Europa ostile nella grande rotta del Bosforo e arrivare per l'Asia minore in Palestina. E' eccitato all'idea di andare a studiare a Friburgo con l'"orologiaio pazzo" Edmund Husserl. A Marburgo c'erano altri due numi tutelari del pensiero tedesco, Paul Natorp e il socialista kantiano Hermann Cohen. "M'iscrissi all'associazione sionista di Marburgo e iniziai a studiare ebraico".
Quasi per caso inizia a frequentare un seminario per debuttanti di un giovane libero docente. Si chiamava Martin Heidegger. Vestiva alla zuava,teneva un corso sul "De anima" di Aristotele e le "Confessioni" di Agostino. "Fu una sorta di incontro col destino. Mi trovavo davanti a un mistero,a una cripto-celebrità". Conosce l'autore del monumentale libro su "Jacob Burckhardt", Karl Lowith,"parlava a voce bassa". Tra il 1921 e il 1922 Jonas va per un semestre a Berlino, alla scuola superiore di scienze giudaiche. Lì insegna il rabbino Leo Baeck, che finirà nel campo di concentramento di Theresienstadt, ne uscirà vivo e avvierà, primo nel mondo ebraico, il dialogo con il cristianesimo. A Berlino si dedica esclusivamente all'amato Maimonide. "Le lotte ,i conflitti,la miseria e i movimenti politici,era la capitale del mondo e della cultura europea. Fu un semestre difficile, l'assassinio di Walter Rathenau nel 1922 aveva allungato ombre fosche sul destino degli ebrei europei. All'università si contendono la leadership gli "ebrei dei muscoli" e gli "ebrei dell'intelletto". Jonas fa parte di questi ultimi,insieme a T. W. Adorno. Le serate fumose e teatrali della città sono ricchissime anche durante i cinquant'anni di dittatura comunista. Ci si divideva tra la scialba letteratura di propaganda di Ernst Toller e i classici,con Shakespeare e Sofocle. A Berlino farà la conoscenza dell'amico di un'intera vita, Leo Strauss, "spirito filosofico di primo rango, controrivoluzionario e carattere dei più forti, il genio della filosofia politica tedesca, la figura filosofica più importante del nostro tempo". Fu Strauss a porgli nella giusta luce Spinoza.
Nel movimento ebraico giovanile incontrò anche Gershom Scholem, il grande amante dei segreti. Ostentava la sua cosciente superiorità in ebraico e già allora odiava a morte Jacob Taubes". Ci sono anche Franz Rozensweig,l'autore paraplegico della "Stella della redenzione", ed Ernst Bloch,uno spirito ricco e pieno d'umore. Era l'enfant terrible del socialismo contemporaneo". Nel 1921 entra in contatto con Keren Hayesod, l'organizzazione che favoriva e raccoglieva fondi per l'emigrazione in Palestina. Da lì l'amicizia con Chaim Weizman, primo presidente d'Israele. La lettura degli "Ultimi giorni dell'Umanità" di Karl Krauss è una sorta di premonizione: l'ecatombe della Prima guerra mondiale era ancora fresca la felicità è un'idea nuova in Europa"diceva Saint Just. Per Jonas non ha mai davvero attecchito.
L'inverno del 1923torna a Friburgo, dove conosce Max Horkheimer e il comunista Gunther Stern, primo marito di Hannah Arendt. Frequenta assiduamente le lezioni di Heidegger, "uno tzaddiq, un rabbino miracoloso o un guru. Un seminario di Heidegger comportava un travaglio considerevole" .Nel 1924 l'incontrocon la Arendt "un ebrea cosciente ma del tutto ignorante su tutto quello che riguardava il giudaismo,combattiva e solitaria". Fu lei a introdurre Jonas al pensiero protestante dell'"amico e maestro" Rudolf Bultmann."Fummo, io e Hannah, immediatamente solidali l'uno con l'altra". Ed'è a Jonas che Hannah parla della sua relazione clandestina con Heidegger. La stella nascente della filosofia europea le faceva prendere un autobus diverso dal suo per raggiungere il nido d'amore. Nel 1974 da Israele Jonas le spedì un telegramma:"amicissimae quintagenta annorum semper dedictus. Hans".La difese sempre,anche quando l'intera comunità ebraica la denunciò peri suoi reportage da Israele sul casi Eichmann.
Un giorno Heidegger invita Jonas a passare la notte nello chalet di Taudtnauberg. Agli occhi del giovane è ormai tutto chiaro. "Heidegger non era personalmente antisemita". Ma quei baffi e quel sorriso furbo, da cattedratico a vita,non lo ingannano più. Per giunta ha saputo ciò che Heidegger aveva detto a Huserl, quando quest'ultimo gli pose delle obiezioni sulla cultura di Hitler. "La cultura non c'entra niente. Basta guardare le sue meravigliose mani". Jonas sceglie la gnosi come tesi del suo dottorato. M l'attenzione era rivolta altrove. "L'oceano di drappi di Josef Goebbels mi spaventava. Il deserto stava assalendo la città. Gli tornano in mente le parole di Gerog Büchner nella morte di Danton: "Il mondo è il caos. Il nulla è il Dio che deve nascere". Nel 1934 fugge a Parigi,poi in Olanda e in Inghilterra. In Europa sarebbe tornato nel 1943 perseguire una conferenza. Ernst Junger doveva parlare a Parigi. "Nell'estate del 1933sedevamo al tavolo di Bultmann,con sua moglie e tre studentesse. Avevo appena letto in un giornale che l'associazione tedesca dei non vedenti aveva espulso i suoi membri di origine ebraica. L'orrore si impossessò di me". A Londra si ferma per qualche settimana nel quartiere ebraico di Golders Green, nella stessa pensione in cui aveva alloggiato per alcuni mesi i celebre sociologo Karl Mannheim. "La politica di appeasement di Chamberlain ha dato il passo alla catastrofe E' stata la débâcle europea".
La sua prima Pesach ebraica a Gerusalemme è del 1935, dove arriva via Marsiglia e Alessandria d'Egitto. Qui ha l'occasione di parlare di Leo Strauss con la sorella Bettina. In piedi, al porto di Jaffa, ad aspettarlo un altro studente di Heidegger. Jonas stava iniziando una nuova vita,ma era preoccupato per la sorte dei genitori e di Martin Buber,che nel 1934 indugiavano in Germania. Nella Pasqua del1936 s'incendia la sollevazione araba contro l'emigrazione ebraica e il mandato inglese della Palestina.
Jonas si arruola nella Brigata ebraica dell' Haganah:"Il senso dell'apparizione di Herzl nella nostra storia ha reso impossibile il comportamento del ghetto,il sionismo ci ha introdotto nell'arena della storia".
Una sera di Purim,il carnevale ebraico,bacia la mano di Lore Weiner,la sua futura moglie. "aveva un viso allungato,una profonda gravità negli occhi una nuance leggermente tragica e una certa timidezza". Il giorno studia la gnosi, la notte serve nella pattuglia ebraica sul cui modello sarebbe stato creato Tsahal, l'esercito di Israele. Le chiede di sposarla. "E una pura follia" risponde lei. Gli pone una condizione: "Voglio avere dei figli. Prometti. E poi non sono il tipo di donna che divorzia. Si sposarono ad Haifa nel 1943. "Lei mi ha insegnato che cos'è il sentimento della stranezza secondo il quale l'uomo è un pazzo se non si pone domande. Era la sua noblesse de la vision". Dopo quattro giorni di luna di miele Jonas s'imbarca per l'Europa per unirsi all'esercito inglese. Ha capitoche la salvezza d'Israele sarebbe passata attraverso la sconfitta di Hitler. Anche perché il mufti di Gerusalemme si era alleato con il führer. "Era la prima guerra dei tempi moderni a cui gli ebrei avessero avessero preso parte . Era il popolo ebraico tale e quale. Per questo lo chiamo bellum judaicum. La dichiarazione di guerra dell' Inghilterra alla Germania fu un grande sollievo. Una nuova legittimazione delle nostre rivendicazioni in Palestina può venire solo dall'Europa. Una legione ebraica sul fronte occidentale". Con una petroliera da Haifa sbarca a Cipro per combattere nella campagna dell'Africa del nord. Poi Taranto,dove diventa amico del celebre sionista morto a Dachau,Enzo Sereni.
Nel novembre del 1945 il rientro a Gerusalemme. "Tentai di riprendermi l'esistenza di prima della guerra. La mia filosofia doveva essere all'insegna di un rifiuto della filosofia heideggeriana dell'esistenzialismo,al quale opposi una filosofia della vita". Ad alcuni sopravvissuti all'Olocausto legge i versi di Simonide per i morti delle Termopili quelli di "noi abbiamo ritrovato e salvato le regioni calpestate della compassione umana e le sparite tracce dell'amore infinito". Trova una nuova casa nel bellissimo quartiere di Rehavia ,ma scopre che sua madre è morta nelle camere a gas di Birkenau. Nel1948,quando gli stati arabi dichiarano guerra a Israele; Jonas non ci pensa due volte e sceglie l'artiglieria. Israele, "il frutto della notte di Auschwitz" come lo chiamava Andrè Neher, andava difeso a ogni costo.
Il pensiero va ancora a Heidegger e al suo silenzio sui campi di concentramento: "Mi era apparsa come una catastrofica débâcle della filosfia, una bancarotta del pensiero filosofico." Mandarini opportunisti e papassi liberali l'avevano tradita ,coltivando ossessioni crepuscolari della civiltà occidentale, il calare dell'ombra. Se l'uomo è un feto gettato nel mondo, come voleva il guru della Foresta Nera,ridotto al "guscio spinto dal vento,finito" di Ezra Pound ,i canceli di gulaga e lager gli avrebbero dato il benvenuto. Nel 1941, in pieno Blitkrieg, Heidegger aveva invitato a farsi molto piccoli davanti alla terribilità di tutto ciò che ha inizio". La sua flosofia per Jonas ha aveva un "odeur d'éclisses" (Verlaine). S'incontrarono nel 1969 per uno scambio di souvenirs dell'epoca di Friburgo. Da Heidegger, com'era avvenuto con il poeta rumeno Paul Celan,non una parola sulla compromissione con il nazismo. Jonas,deluso,riprende la strada per New York. Disse che un filosofo che non aveva mai detto una parola sul sesso e sull'amore non è un buon filosofo. Heidegger non aveva mai meritato l'affetto di Hannah,dimenticando i comandamento di David Hume, "sii filosofo,ma in mezzo a tutta la tua filosofia sii sempre un uomo".
Il 9 aprile del 1964, alla Drew University,Heidegger deve tenere una prolusione sulla teologia. Per motivi di salute declina l'invito. Al suo posto viene chiamato Jonas. La sua relazione, pubblicizzata dal New York Times con un'intera pagina ,diventa un trampolinodi lancio. Riallaccia lentamente i contatti con gli amici di gioventù, quasi tutti apolidi in terra d'America. Con Leo Strauss,che viveva negli Stati Uniti. Da Montreal arriva intanto un'offerta di lavoro come ricercatore. Conosce Mr Sam,alias Samuel Bronfman, eclettico contrabbandiere d'alcolici,benefattore e mecenate di studiosi e tra i più straordinari esponenti della diaspora ebraica. Un giorno lo chiama Jacob Taubes,vorrebbe che gli facesse da intermediario con Karl Lowith,che viveva a New York. Jonas accetta un posto alla New School for Social Research e Lowith gli offre il suo alloggio. C'insegna anche Paul Tillich, uno dei massimi teologi contemporanei, "un grande uomo ,di una profondità impressionante". Nel 1975 muore l'amica di sempre, Hannah Arendt: "L'immagine che mi ha lasciato Hannah è quella di una fedeltà amicale senza pretese. Era un genio dell'amicizia,anche in senso filosofico".
In fila alle conferenze di Jonas c'era il gotha dell'intellighenzia ebraica fuoriuscita e mai rientrata in Europa. Leo Strauss,dopo aver assistito a quella su "Gnosticismo e moderno nichilismo",va a congratularsi con l'amico di studi a Berlino: "E' la cosa filosofica più originale che abbia sentito da molto tempo a questa parte".Ma l'attenzione che merita no arrivò mai negli Stati Uniti .Ha la stessa paura di Walter Benjamin al momento d'imbarcarsi per New York:"Diventerei l'ultimo degli intelletuali". Poi le frequantazioni dell'ambiente straussiano a Chicago,l'interesse per la bioetica , le conferenze al famoso Hastings Center di Daniel Callahan e l'amicizia con Leon Kaas,di cui Jonas commentò il primo lavoro sulla clonazione umana. L'humus ebraico ha vivificato ogni suo scritto: "Lo schema' Israel (ascolta Israele) esercita ancora su di me un potere magico".La cattolica amica della Arendt, Mary McCarthy,un giorno gli chiede: "Credete in Dio,signor Jonas?"E lui risponde:"Si ,finalmente si". E pensare che erano i mesi in cui aveva portato Dio sul banco degli impuatati in "Il concetto di Dio dopo Auschwitz". Concordava con quanto aveva detto Elias Canetti: "Chi non crede in Dio prende su di sé tutte le colpe del mondo".
Muore a ottantanove anni il 5 febbraio del 1993,nella sua casa di New Rochelle,vicino a New york. Le fiamme dell' inferno della storia non lo hanno bruciato:ci si è scaldato le mani. Forse,come nell' Orestea dell'amato Eschilo,i veltri dell'inferno sono stati i suoi spiriti protettori.
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