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Libero Rassegna Stampa
18.03.2005 L'Italia paga la rappresentanza dell'Anp a Roma
senza rendiconti e nonostante finanziare l'Anp si sia rivelata in passato una scelta molto rischiosa

Testata: Libero
Data: 18 marzo 2005
Pagina: 6
Autore: Tommaso Montesano
Titolo: «L'Italia regala un milione ai successori di Arafat»
Da LIBERO di venerdì 18 marzo 2005 riportiamo un articolo di Tommaso Montesano:
Un contributo finanziario a favore della delegazione palestinese in Italia. Poco di più di 300mila euro all'anno - per la precisione 309.875 - da qui al 2007 per « continuare ad ospitare in Italia il delegato generale palestinese » . Altrimenti senza quei soldi, è scritto nel disegno di legge del governo che sarà esaminato oggi dal Consiglio dei ministri, l'Autorità nazionale palestinese ( Anp) non sarebbe in grado di provvedere « al funzionamento degli uffici all'estero » . In totale, al termine del triennio, la delegazione di Abu Mazen in Italia incasserà poco meno di un milione di euro ( 929.625). Fondo, peraltro, « non soggetto a rendicontazione » . Tradotto, significa che i palestinesi non sono tenuti a dare al governo alcuna spiegazione su come spenderanno i soldi. Non è il primo finanziamento concesso da Palazzo Chigi all'Anp. Ad inaugurare la tradizione, nel 1996, è stato il governo di Romano Prodi. Seguito quattro anni più tardi da Massimo D’Alema e da nel 2003 dallo stesso Silvio Berlusconi. Ed’è stato proprio il Cavaliere ad incrementare il contributo, passato dagli iniziali 500 milioni di lire alla cifra attuale, equivalente a 600 milioni di lire. Quanto alle motivazioni del finanziamento, il governo spiega che in cima alla lista c’è "l’adesione manifestata dagli attuali vertici dell’Anp al processo di pace con Israele ed il percorso di democratizzazione avviato con libere elezioni nei Territori". Da qui la necessità di 2sostenere Abu Mazen e di rafforzare l’apparato statale" E la prima tappa "è continuare ad ospitare in Italia il delegato generale palestinese".
Dal Parlamento, per bocca di Gustavo Selva, presidente della commissione Esteri della Camera (An), arriva il via libera: "E’ un atto di fiducia necessario verso Abu Mazen. Dobbiamo fare il possibile per favorire la cooperazione tra Anp e Israele. Certo speriamo che questi soldi siano spesi bene".
A Selva, però, non sfugge la particolarità del contributo italiano: "Siamo l’unico paese europeo a dare soldi e non servizi".
Altra macchia, la mancata rendicontazione richiesta ai palestinesi: "Dovrebbero essere loro a fornirla, ma Abu Mazen dà più garanzie di Arafat. Con lui il sospetto che Hamas beneficiasse di parte dei fondi era forte"
Da Bruxelles, intanto, arriva la notizia che l’Olaf, l’Ufficio antifrode dell’Unione europea, ha chiuso le indagini aperte il 6 febbraio 2003 sul bilancio palestinese. Per Abu Mazen e soci è un’assoluzione con molte ombre. E’ vero, come scrive l’Olaf, che "sulla base delle informazioni di cui l’ufficio dispone al momento l’indagine non ha trovato prove decisive sul sostegno ad attacchi armati o ad attività illegali finanziati da contributi Ue", che finanzia l’Anp dal novembre 2000.
Ma l’Olaf non esclude "la possibilità di un cattivo uso del budget dell’anp o di altre risorse, visto che la capacità di revisione dei conti interna ed esterna dell’Anp non è ancora sufficientemente sviluppata". Conclusione: "Non si può escludere che siano stati utilizzati per scopi diversi da quelli previsti.
A titolo di esempio, l’ufficio antifrode rivela che nel corso dell’inchiesta è emerso che la "direzione palestinese ha trasferito 238 milioni di dollari su conti bancari svizzeri dal 1997 al 2000 senza informare i suoi donatori internazionali".
Ancora: in passato l’Anp ha pagato "salari a persone dichiarate colpevoli e dai vertici palestinesi è stato accordato "aiuto finanziario alle famiglie dei cosiddetti martiri". Cioè i kamikaze che si sono immolati uccidendo decine di israeliani innocenti.
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